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Ex Convento dei Frati riformati

Il Convento dei Frati riformati ospitava dodici monaci per il mantenimento dei quali il principe Antonio Branciforte aveva costituito opportunamente le rendite e le concessioni, affidando loro l’amministrazione dei beni provenienti dalla silva circostante e la celebrazione del culto nella annessa chiesa di Sant’Antonio.
Oggi il convento presenta moltissime asimmetrie e incongruenze architettoniche a causa degli interventi poco pertinenti che si sono succeduti nel tempo, ma rimane sempre un luogo ricco di fascino e suggestione. Grazie al lavoro di restauro e di consolidamento recentemente conclusosi è tornato alla sua originaria solidità.

<< Vi si entra per una porta accosto ed a levante dalla porta della chiesa. Al centro vi è un atrio quadrato scoperto nel cui mezzo una cisterna. L’atrio è contornato da un colonnato coronato da archi a forma esatta di semicerchi. Sui muri di recinzione interna dell’atrio predetto sono gli affreschi di non ignobile fattura di tempo. In corrispondenza di ogni arco del colonnato è una lunula e nelle lunule il pittore raffigurò gli episodi principali della leggenda aurea del serafico Assissano, in opposizione e in sovrapposizione della leggenda aurea del Cristo. A nord e a sud i contemplativi dell’ordine, a oriente ed a occidente gli operativi dei Minores, quei martiri, che suggellarono del loro sangue e testimoniarono della umanità dolorante e per il trionfo dello incipiente umanesimo fra inauditi tormenti perirono.
(…) Al di sotto delle lunule sono dei medaglioni riproducenti ritratti dei principali frati e delle principali clarisse, salvo che ai quattro centri delle pareti, ove è una composizione. (…)
Delle quattro composizioni quella sul muro di mezzodì raffigura la Creazione (…); quella del muro di levante Mosè, che fa scaturire le acque nel deserto (…); quella del muro di tramontana il sogno di Giacobbe (…), e quella sul muro di ponente il giudizio (…). Sulla lunula dell’ingresso, cioè nella lunula sovrastante alla porta del lato interno, è raffigurata la costellazione delle stimmate di Santo Francesco. (…)
Nel trittico a destra (nell’androne di ingresso), oltre due frati ai lati, nel centro sono raffigurati sette frati minori legati con catene alla croce e sprizzanti di sangue dai fianchi; in quello di sinistra, al centro, si ha una scena complessa. In basso alcuni frati che fraccolgono le pere dagli alberi ed in alto una gloria con nel centro il Cristo col trionfo ermetico in mezzo al petto, a sinistra di chi guarda la Grande Madre di vita con il seno destro scoperto da cui stilla una goccia di latte e a destra san Francesco. Dice la Grande Madre: ” A me omnes fructus eius”, Cristo: “Incrementum dedi” e San Francesco: “Ego platavi”. (…)
Pertanto la scena non è storica ma allegorica>>. (Vito Salvo Basso)

<<Naturalmente, per come l’affresco richiede, la gamma dei colori è molto limitata, ridotta alle sole terre; ma quanta espressione sul volto estatico di quei frati che affrontano tra i frati che affrontano tra gli infedeli terribili torture per il trionfo della fede! Un colorito rossastro pervade l’insieme, un modellato rude e carnoso, alcuni volti ovali e pesanti, certi corpi di frati, inguainati in tonache piegate con evidente manierismo e soprattutto un diffuso senso drammatico tendente al macabro da una parte al realismo dall’altra, bastano per persuaderci che ci troviamo dinnanzi ad un artista complesso di cui il nome ci sfugge tuttavia. Infatti non è possibile riferire gli affreschi del Convento di Scordia, della prima metà del Settecento, a quelli degli altri Conventi in altre parti dell’isola. Probabilmente essi saranno il frutto dell’opera appassionata di qualche frate locale, di un frate dotto, che conosceva in tutti i particolari la storia che si accingeva a narrare, rappresentano un inno alla gloria del santo, della cui vita sono riportati gli episodi più salienti accanto a quelli dei martiri dell’Ordine, ai ritratti dei pontefici, a quelli delle Clarisse>> (Salvatore Pappalardo).

L’ex Convento è stato sede del Municipio di Scordia dal 1868 al 1893. Esso ospitò anche la Direzione della sezione di Scordia del deposito allevamento cavalli di persano, istituito dal Governo italiano nel 1884 nella tenuta dell’ambelia, che pure ricade in territorio di Militello. Inoltre fino  agli anni Cinquanta del secolo scorso vi ha avuto sede la stazione dei Carabinieri di Scordia.

Tratto da:  SCORDIA. La Storia-Le tradizioni-I monumenti- L’arte. Di N. Gambera- D.Ventura.
Museo Civico Etno- Antropologico ed Archivio Storico “M. De Mauro”.

A cura di Elena Lussi

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