Scoperta una tomba preistorica a ridosso dell’Occhio del Drago.
10Così come ogni anno, anche durante questa estate il caldo afoso è sfociato in frequenti incendi in diverse campagne devastando gli arbusti e le piante già rinsecchiti dal sole cocente.
Anche il nostro parco cava è stato preso di mira dal fuoco. Un incendio, partito dalla strada sterrata che costeggia la ferrovia in C.da Montagna e giunto nei pressi della già nota e suggestiva Grotta del Drago, infatti ha distrutto, nel periodo di ferragosto, gran parte della flora tipica del luogo.
Ma se da un lato l’incendio è stato deleterio, dall’altro è stato costruttivo permettendo, infatti, ai volontari che si dedicano con impegno e abnegazione al recupero di questa parte del nostro territorio, di fare alcune scoperte.
E’ la mattina del 26 agosto 2011, il signor Pippo Li Volti, indispensabile volontario quotidianamente attivo all’interno del parco, in compagnia del signor Nuccio Corbino, percorrendo la strada che costeggia il cimitero di Scordia, si avvia nei luoghi colpiti dall’incendio per controllare il livello di devastazione subito dal territorio. Notano così, oltre ai danni causati dall’incendio, qualcosa che purtroppo è consuetudine nei nostri luoghi trovare qua e là: una vera e propria discarica abusiva a cielo aperto.
Tra le rocce ed i fossili del nostro parco, sbuca fuori materiale cancerogeno quale “Eternit” in amianto integri e frantumati, scaldabagni, lavatrici, bottiglie di qualsiasi genere, siringhe, imponenti oggetti in ferro arrugginiti e pericolosi, buste di plastica, immondizia di varie tipologie tra cui fiori gialli e fuxia delle Belle di notte primeggiano ignare.
Il parco cava diventa un palcoscenico di bellezze naturali che lottano per primeggiare su uno sconvolgente squallore che ne mina il campo. Eppure il suggestivo incanto di un luogo, nel quale affondano le longeve radici di antenati vissuti in epoche lontane, rimane ricco del suo vigore nella quiete del tempo trascorso. Tutto ciò, paradossalmente, fa da cornice ad un bellissimo evento accaduto qualche istante dopo e che ha lasciato grande stupore e meraviglia negli occhi di tutti.
E’ questa, infatti, la grandiosa novità di cui vogliamo parlarvi cercando di trasmettervi, almeno in parte, le emozioni di chi si è trovato a fare una simile scoperta.
Gran parte di rami e vegetazione era stata bruciata dal fuoco ed è questo che ha permesso, proprio a causa dei rovi fortemente sfoltiti dall’incendio, all’occhio vigile ed attento dei due volontari di intravedere qualcosa di nuovo che ha come panorama la discarica appena menzionata, ma il cui fascino non si lascia scalfire da essa. Pippo Li volti scorge, infatti, a distanza tra la roccia un’apertura mai vista prima di allora. Avvicinarsi non è semplice, essendo un punto in cui non si era arrivati fino ad oggi, i sentieri sono ancora impenetrabili tra massi, collinette rocciose, terriccio, arbusti, tronchi e radici che impediscono il libero raggiungimento. Si pensa ad una nuova grotta, sono entusiasti della scoperta ma, con la prudenza che contraddistingue l’ideologia di tutti i membri del comitato, non si avviano da soli e avventurieri verso i sentieri scoscesi, chiamano immediatamente Alessio Gavini ed il prof. Nuccio Gambera, anch’essi braccia e mente del parco, attivi e costanti membri del comitato pro parco-cava senza i quali il progetto non avrebbe basi solide su cui essere fondato.
Vengono, dunque, convocati sul luogo i Vigili Urbani che, rappresentati dal Comandante Todero ed in presenza del signor Bufalino, Caposquadra dell’AGESP, hanno dato la loro disponibilità effettuando un immediato sopralluogo e, una volta constatate le effettive condizioni di sporcizia sul posto, hanno preso l’impegno di far ripulire l’area al più presto.
E’ una giornata memorabile quella del 26 agosto 2011, e per questo dopo pranzo non possiamo fare a meno di precipitarci sul posto per vedere insieme agli altri che cos’ è quell’apertura sbucata fuori all’improvviso. Insieme agli altri volontari ci avviamo decisi verso di essa per vederla, stavolta, da vicino. Rovi e tronchi secchi e bruciacchiati che ostacolano il percorso già parecchio malagevole, vengono tagliati, sfoltiti fino a giungere all’ingresso dell’apertura scavata nella roccia, anch’essa leggermente ostruita da vegetazione. Una volta ripristinato il percorso e reso fruibile, si riesce facilmente ad accedere all’area antistante l’apertura, poi alla vera e propria porta che immette all’interno di quella che appare a prima vista una “grotta” di forma circolare, del diametro di un paio di metri.
L’idea che dà è immediatamente quella di una di una vera e propria tomba troglodita e non di una grotta.
Restiamo all’esterno ma non possiamo fare a meno di guardarne la struttura interna, perfettamente circolare e perimetrata da un gradino, sempre scavato nella roccia, un rilievo che con ogni probabilità fungeva da sedile per chi venerava la salma che veniva disposta su un’altra struttura scavata nella roccia a mo’ di lettiga.
«E’ una tomba preistorica probabilmente risalente all’Età del Bronzo – afferma l’archeologa Laura Sapuppo, invitata dai membri del comitato a visitare il posto – è una tomba di rilevanza storica e anche se la mancanza di reperti fossili non ci lascia stabilire il periodo esatto, suppongo da ciò che vedo, che si possa datare dal 2000 al 1500 a.C.».
Ma le scoperte non finiscono qui, infatti a due passi dalla tomba appena descritta possiamo trovare, girando l’angolo e in men che non si dica, l’occhio del Drago, una grotta in cui non si era giunti fino ad ora e nella quale si può approdare attraverso degli scalini scavati nella roccia.
Poi inizia ad incalzare il tramonto, immersi nel silenzio della natura ci affrettiamo a rientrare prima che faccia buio, mentre una bellissima Poiana sorvola planando imponente sulle nostre teste ed una volpe sgattaiola fuori dirigendosi velocemente verso Urgu Tintu.
TANIA CATALANO