Atti chiari, amicizia lunga
0L’obbligo di pubblicare sui siti internet dei comuni le delibere di Giunta Municipale, i Decreti del Sindaco, le Determine dei Dirigenti, autorizzazioni e ordinanze; il tam-tam continuo sulla trasparenza e sull’accessibilità dei dati di dipendenti, amministratori e consulenti (assenze, retribuzioni, performance, patrimonio), può facilmente trasformarsi in una overdose di parole e numeri insignificanti, senza produrre nessuna conoscenza reale, né sollecitare la sbandierata partecipazione dei cittadini.
Il nemico principale di ogni vera comunicazione della Pubblica Amministrazione è la scarsa chiarezza del suo linguaggio, lo stile con il quale vengono redatti gli atti, la sovrabbondanza di termini tecnici, l’assenza frequente di un racconto logico e tecnicamente basato che, con parole semplici, dia conto di chi, che cosa, perché, dove e quando, l’atto potrà spiegare i suoi effetti.
L’errore principale è perseverare nel credere che gli atti debbano solo rispondere di un adempimento formale, che la Pubblica Amministrazione debba solo parlare a sé stessa, rispondere con un “fatto!” ad altra branca che controlla, adempiere ad un obbligo, a prescindere dall’efficacia comunicativa.
Nel maggio del 2002 si deve al Ministero della Funzione Pubblica una “Direttiva sulla semplificazione del linguaggio dei testi amministrativi”, segno di un bisogno di chiarezza avvertito dai vertici della Pubblica Amministrazione. Mentre nel 2007 sarà la Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome ad adottare una Direttiva dell’Unione Europea nella forma di un Manuale su Regole e suggerimenti per la redazione dei testi normativi.
Alcune indicazioni contenute nel Manuale:
Formulare periodi brevi e chiari. Usare uno stile essenziale. In particolare, evitare aggettivi o avverbi che nulla aggiungono alla imperatività della norma. Su tempi e modi dei verbi, di regola usare l’indicativo presente, che nel linguaggio normativo assume valore imperativo. Evitare l’uso dei verbi modali (dovere, potere, volere). Preferire le frasi affermative a quelle negative. Evitare comunque la doppia negazione. Limitare l’uso di proposizioni prive di diretto significato normativo quali auspici, raccomandazioni, dichiarazioni d’intenti, previsioni ai casi in cui ciò è necessario per chiarire il significato della norma. Usare parole straniere solo se sono di uso comune nella lingua italiana o nel linguaggio normativo e non hanno termini corrispondenti in italiano. Se il significato della parola straniera non è chiaro e univoco, corredarla di una definizione. Le sigle consistono in una o più lettere iniziali di determinate parole usate per designare enti, organi, programmi o simili, e sono assimilabili ai nomi propri. Si scrivono con lettere maiuscole senza punti di separazione quando ogni lettera è l’iniziale di una parola (ONU) e anche quando una parte della sigla non è una semplice iniziale, ma una parola tronca (ISTAT). Quando in un testo si usa una sigla, la prima volta si scrive per intero l’espressione da cui deriva, facendola seguire dalla sigla fra parentesi tonde; le volte successive è consentito usare la sola sigla. Ricorrere alle sigle solo quando sono già d’uso comune o quando alleggeriscono visibilmente il testo.
L’imperativo, si comprende, è semplificare i testi, avvicinare il linguaggio dei legislatori e della Pubblica Amministrazione alle parole conosciute dalla maggior parte della gente, al parlare di tutti i giorni. Non c’è complessità di concetti che non possa trovare parole, soprattutto nella lingua italiana, adatte a semplificare, senza danno per il contenuto.
Periodi brevi, espressioni chiare, frasi semplici, limitate proposizioni subordinate, limitato impiego di incisi, informazioni dirette in singole frasi con senso proprio, che contengano soggetto, verbo e oggetto: sono le regole del buon scrivere, prima assai dello scrivere per una amministrazione pubblica.
Quanto di una produzione così specifica, nella forma di un Manuale, sia stato assorbito nella metodologia che quotidianamente guida la redazione delle leggi e degli atti amministrativi, può dedursi facilmente consultando le Gazzette Ufficiali o le sezioni Albo Pretorio e Amministrazione Trasparente on line dei siti internet dei comuni.
Sarà trasparente pubblicare tutto e rendere accessibili da un personal computer o da uno smartphone pagine e pagine di documenti, ma si è ben lontani ancora dall’assicurare ai cittadini lettori (di media cultura, almeno) il diritto a comprendere e a far proprio il contenuto di tanta abbondante produzione di parole.
SALVATORE AGNELLO