Estorsione ai danni di un dipendente. Condannato un imprenditore scordiense
0Cinque anni e mezzo di reclusione per un imprenditore di Scordia, riconosciuto responsabile del reato di estorsione ai danni di un suo dipendente. Condanna “esemplare”, ben oltre la stessa richiesta del pubblico ministero (3 anni e quattro mesi) per il 65enne Sebastiano Spicchiale, al quale il giudice monocratico del Tribunale di Siracusa, Alfredo Spitaleri (competente per territorio, visto che i fatti per i quali si è celebrato il processo sono avvenuti in un magazzino per la lavorazione dellearance in territorio di Lentini), ha inflitto, oltre alla pena detentiva, anche la condanna all’interdizione dai pubblici uffici, al risarcimento del danno (diecimila euro) e al pagamento delle spese processuali per la parte civile. La Difesa dell’imputato ha comunque preannunciato appello, ribadendo la sua “assoluta estraneità ai fatti”. In primo grado ha prevalso la tesi accusatoria, con l’operaio costituitosi parte civile e rappresentato dall’avvocato Federico Bizzini. Secondo la ricostruzione accusatoria, il dipendente, anche lui di Scordia, era costretto a fare lavori di durata sproporzionata e a restituire parte della somma ufficialmente destinata a lui attraverso assegni mensili. In sostanza, in base all’ipotesi di pubblico ministero e parte civile accolta dal giudice monocratico, l’operaio, dopo avere negoziato l’assegno, restituiva parte del salario al datore di lavoro. Tutto ciò, come rilevato anche dalla parte civile, avveniva sotto la minaccia del licenziamento, integrando così gli elementi richiesti dalla Corte di Cassazione per poter configurare il reato di estorsione nell’ambito di un rapporto di lavoro, prima fra tutte la paura di perdere il posto anche per la grave crisi di lavoro che poneva l’operaio in una condizione da<prendere o lasciare>, obbligandolo, di fatto, ad accettare unasoluzione per lui assai penalizzante. Si sono rivelate importanti, nel corso del processo, le testimonianze di alcuni colleghi di lavoro dell’operaio, che hanno confermato le restituzioni di denaro che, come sostenuto dall’accusa, sarebbero avvenute con cadenza mensile e per quattro anni (la durata del rapporto di lavoro). “Dopo sei anni – sottolinea l’avvocato Federico Bizzini, legale di parte civile – il mio assistito ha visto premiata la propria sacrosanta battaglia, ispirata ai valori della giustizia e alla fiducia in quest’ultima. E’ stato confermato l’orientamento della Cassazione, secondo la quale anche una larvata minaccia di licenziamento, se provata come in questo caso, è sufficiente per affermare la responsabilità penale del datore di lavoro”. L’operaio ha pure intentato una causa civilistica (della quale si attende l’epilogo) per il risarcimento del danno. Diametralmente opposto il parere dell’avvocato Francesco Sanfilippo, difensore di Spicchiale che, nel processo davanti al giudice monocratico di Siracusa, aveva sollecitato l’assoluzione con formula piena del suo assistito. “Ribadisco la piena estraneità di Spicchiale, che fra l’altro è totalmente incensurato, ai fatti – sostiene l’avv. Sanfilippo – Attendo di conoscere la motivazione della sentenza e preannuncio, comunque, appello”.
Mariano Messineo (La Sicilia)