Il vandalismo. Una piaga da debellare.
0Quante volte sono state staccate le lettere che, alla rotonda del paese, compongono la frase “Benvenuti a Scordia”? Ormai abbiamo perso il conto ma, nel giro di una settimana, lo spiacevole “evento” ha assunto connotati raccapriccianti. Distrutta e rimessa a posto e puntualmente distrutta per l’ennesima volta.
La nostra città non aveva mai avuto una rotonda all’ingresso del paese con su scritto benvenuti. L’iniziativa risale a pochi mesi fa, quando viene affidata la cura delle aree verdi ai privati. Partiva, così, un progetto ambizioso di Polis immobiliare Scordia e Green Bar che hanno dato vita alla rotatoria di Largo Nicola D’Antrassi, all’ingresso di Scordia.
Ha così preso vita la rotonda abbandonando il precedente aspetto anonimo. A far da contorno al benvenuto, le bandiere dell’unione europea, della regione siciliana e quella italiana, su un letto di verde che circonda il leone rampante, simbolo di Scordia, che era stato realizzato nel 2011 a mo’ di mosaico, grazie alla realizzazione di cantieri finanziati con i fondi Fas 2007/2013.
Idea lodevole, che designa il desiderio di rinascita della comunità, e che voleva essere d’esempio oltre che di decoro urbano. Ma d’esempio proprio non è stata, almeno per qualcuno. L’insegnamento che si voleva trasmettere avrà sortito, inspiegabilmente, effetti opposti. Eh si perché la bella rotonda è stata vandalizzata più e più volte.
Quante volte abbiamo notato la differenza tra le città del nord Europa e le nostre? Quante volte lamentiamo il fatto che le nostre strade non sono pulite come all’estero? Che non abbiamo aiuole, verde, ordine. Tante volte. Tuttavia quando qualcosa cambia in meglio, tendiamo a distruggerla. Perché in realtà noi ci culliamo e ci piace lamentarci senza far nulla per cambiare lo stato delle cose. Perché se le cose cambiassero, probabilmente noi saremmo a disagio o costretti a sottostare a regole, a cui non siamo abituati, pur di mantenere un certo decoro. Le norme ci fanno sentire schiavi. La non ottemperanza invece ci dona quel senso di spavalderia e sciatteria in cui siamo soliti sguazzare senza essere oppressi da regole e regolette. Se vediamo i cestini per la spazzatura collocati in diversi punti del paese al fine di incentivare i cittadini a non buttare carte e quant’altro per terra, il giorno seguente i cestini vengono distrutti.
Se alla villa comunale si ripristina la vasca e vi si mettono papere e pesci, dopo una settimana qualcuno li aggredisce e li uccide, così per gioco.
Se qualcuno si impegna a rivalutare un’aiuola, una rotonda, non passa troppo tempo per vedere i segni del passaggio di chi con strafottenza, menefreghismo e assoluta inciviltà, la distrugge.
Non lasciano mai una bella sensazione questi gesti. Tuttavia, l’impressione questa volta è ancora peggiore rispetto alle altre volte. Perché va bene essere recidivi, ma distruggere per il piacere di farlo e, forse, di vedere, e rivedere, le foto della propria bravata pubblicate su facebook, ridendosela sotto i baffi, è davvero di cattivo gusto.
Chi dovrebbe insegnare il rispetto per ciò che ci circonda? Famiglia, scuola, istituzioni? Speriamo che non sia arrendano, perché c’è molto da lavorare.
Tania Catalano