In sciopero i lavoratori della Domino
0Hanno deciso di incrociare le braccia i lavoratori dello stabilimento Domino, la ditta che produce mobili per cucine e che ha un rapporto esclusivo con il Centro Convenienza che ha già chiuso numerosi centri di vendita in Italia del nord e a Roma. Uno sciopero che è stato ufficializzato alla presenza delle due maggiori rappresentanze di categoria sindacale, Filca Cisl e Fillea Cigl che hanno comunicato alla proprietà l’astensione totale dei lavoratori che, pur avendo percepito in ritardo lo stipendio di luglio, attendono ancora quello di agosto. Ma la maggiore preoccupazione dei circa 30 padri di famiglia a cui si aggiungono una decina dell’indotto, riguarda il futuro occupazionale del sito produttivo. In particolare quello che denunciano le organizzazioni sindacali è il mancato arrivo nello stabilimento di materia prima a fronte delle numerose commesse, circa 900 e con 350 cucine da consegnare. Una carenza di scorte che preoccupa i lavoratori che, attraverso i rappresentanti sindacali, Rosario Di Mauro per la Cisl e Carmelo Restifo per la Cgil, hanno scritto alla proprietà chiedendo di riportare nei giusti canoni la vertenza in atto e di pagare in tempi celeri le spettanze di agosto oltre all’invito per un incontro sindacale per chiedere l’immediata ripresa a breve termine della capacità produttiva della fabbrica dopo avere avuto risposte in merito ai progetti previsti e all’arrivo dei flussi finanziari per la realizzazione degli stessi. “Le mancate risposte da parte aziendale, nonché l’assenza di chiarezza – afferma in una nota il deputato nazionale, Eugenio Saitta – destano forte preoccupazione tra i lavoratori della Industrie Domino per la grave crisi che pervade il Centro Convenienza, azienda di cui lo stabilimento è filiale. Ho provato ripetutamente a contattare i vertici aziendali ma invano. In questi giorni – conclude il componente della commissione giustizia alla Camera – ho investito del problema il ministro al lavoro Nunzia Catalfo e il Prefetto di Catania e posso affermare che a loro non risulta alcuna vertenza”. “Quello che ci preoccupa –affermano Di Mauro e Restivo – è il mancato dialogo tra i vertici dell’azienda e i lavoratori, azienda che rimane molto vaga sul progetto imprenditoriale”.