Kobane resiste e Scordia manifesta solidarietà al popolo Curdo
0La voce di Scordia segue le fila dell’iniziativa internazionale per la libertà di Ocalan ed esprime il proprio dissenso sul grave attacco dell’Isis subito dal cantone kurdo di Kobane, 660 morti dall’inizio dell’offensiva.
L’assemblea “Rojava Resiste, la lotta del popolo curdo contro il patriarcato” organizzata da Scordia Bene Comune in partenariato con il comitato No Muos, Rifondazione Partito Comunista e Rete Antirazzista Catania ha voluto esprimere solidarietà attiva al popolo kurdo. Il tutto – secondo gli intervenuti – deve passare attraverso il disarmo dell’isis e gli stati affiliati (USA, Turchia, Israele, Qatar, Arabia Saudita), l’apertura di un corridoio al confine turco per rifornimenti e forze umanitarie e la riconoscenza dell’autonomia democratica del Kurdistan occidentale.
L’incontro, di ieri a Palazzo Modica, ha visto l’intervento di Guido Rizzo di Scordia Bene Comune, Alfonso Di Stefano del Comitato di Base no Muos, Pierpaolo Montalto segretario provinciale Rifondazione Comunista e due donne Curde: Nilgun Bugur dell’ufficio Kurdistan Italia Roma e Havin Guneser per l’International Initiative “freedom for Abdullah Ocalan” Pace in Kurdistan.
I miliziani dello Stato Islamico dell’Iraq, un gruppo jihadista ritenuto dall’Onu organizzazione terroristica, hanno sotto scacco il Kurdistan occidentale ovvero Kurdistan Rojava nella regione di Kobane. Sono 27 le città sotto il loro giogo totalitario e è già allarme alle porte di Bagdad. Ma Kobane resite alle politiche repressive, i programmi d’assimilazione e la propaganda negazionista e la bandiera nera dell’Isis indietreggia dalle sue alture.“L’iniziativa non cambierà di certo le sorti della comune di Rojava ma è per noi un segnale da dare all’amministrazione e alla cittadinanza scordiense. Queste tematiche che sono internazionali e oggi tanto lontane da noi un giorno potrebbero essere nostri problemi in prima persona” dichiara Guido Rizzo.
Abbiamo due fazioni: la barbarie irrazionale dell’Isis che sfida tutta la regione e come contro altare la resistenza di un popolo che sfida culturalmente i suoi aggressori – afferma Pierpaolo Montalto – la battaglia contro il fascismo dell’Isis è militare e culturale. La resistenza è anche ideologica, resistere avendo idea di ciò che si vuole creare. A Scordia c’è il retroterra culturale per percepire il nostro messaggio.
Come è vivere sotto il giogo dell’Isis? Per Havin Guneser l’Isis è un associazione interna, un Frankenstain del west: “ la gente che lotta per l’ISIS viene da tutto il mondo sono kurdi, ceceni, turchi, europei. Quello che passa attraverso i media, nelle tv turche e Al Jazeera, sono nozioni sbagliate. Il popolo curdo è solo. Si racconta della rivolta curda ma dove sono le immagini degli attentati al nostro popolo? Per anni i curdi hanno accettato repressioni psicologiche e religiose e non si sono mai ribellati. Oggi non accettiamo questa realtà e chiediamo leggi comuni agli stati che continuano a combatterci. Questa è per noi l’ultima grande rivoluzione.
Tra i guerriglieri delle forze di autodifesa curde YPG Sono migliaia le donne che scendono in prima fila armate. Nome in codice Nalin Afrin( come la regione di nascita) ovvero la comandante Mayssa Abdo è lei la vera eroina del moto di resistenza. “Ho conosciuta la lotta del popolo curdo e l’ideologia di Ocalan che è basata sulla libertà della donna ed ho ritrovato me stessa come donna. Per vivere in un popolo libero la donna deve essere libera – dichiara Nilgun Bugur e continua- La donna è stata sempre in secondo piano così ha perso la sua storia e il suo passato anche se dovrebbe essere al centro della vita. Con la lotta dei 30/40 anni sono cambiate molte cose nella vita del popolo curdo anche socialmente. Le donne non accettano più la loro discriminazione e si sentono una forza economica e politica.
Le donne sono in primo piano nella resistenza sono diventate un partito delle donne e adesso anche un esercito solo di donne. I maschi non sono la soluzione di tutti i problemi. Il capitalismo occidentale è maschilista e mette in secondo piano la donna che spesso viene mercificata e indicata come un fisico. Le donne nel mondo hanno una loro identità e formano una nazione unica anche se le loro ideologie sono diverse i problemi sono uguali. La libertà non deve essere solo una scelta la libertà è un idea generale.
Sono più di 5000 i curdi che vivono in Kurdistan e che stanno dando vita ad una forma di resistenza estrema. Le milizie curde si stanno battendo contro la violenza feroce e totalitaria dell’Isis dando straordinaria prova di resistenza contro le barbarie dei militanti del califfato che espongono sulle strade le teste dei ribelli infilzate nei pali per scoraggiare la resistenza.
Il popolo curdo, maggiore di 35 milioni, è di fatto il più grande popolo senza uno stato e diritti di autoderminazione. Il 19 luglio 2012 i curdi hanno istituito un processo rivoluzionario volto a far conoscere la propria esistenza come popolo e stabilire l’autorità nelle provincie intorno alla regione. La popolazione sta sperimentando un sistema paritario, né patriarcale né matriarcale, una nuova forma di governo egualitario ove le ricchezze sono ridistribuite e il popolo governa attraverso i comuni (Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk) il cui leader è l’ideologo Abdullah Öcalan)