La storia di Scordia dai resoconti di autorevoli studiosi del passato
0Sebbene numerosi e peculiari siano stati i rinvenimenti, spesso occasionali, dispersi e conservati in vari musei isolani, che inducono ad ipotizzare dei trascorsi quanto meno degni di notevole interesse, le difficoltà sulle quali si impantana sovente la ricerca non hanno ancora permesso di squarciare del tutto il velo opaco che grava sulle vicende passate del nostro paese.
Proviamo allora a dare uno sguardo oltre quel velo, se ci riusciamo, partendo dai resoconti di altri autorevoli studiosi che si sono cimentati, nel tempo, nell’ardua impresa di ricostruire e restituire un quadro abbastanza fedele della situazione tipografica e sociale dell’agro lentinese in epoca medievale.
Matteo Gaudioso (1892-1985)1, nel suo lavoro centrato sul territorio di Lentini nel secondo medioevo, riferisce di una Scordia Sottana, posta ai piedi di Militello, quale piccolo centro del relativo comprensorio all’epoca ricalcante, in gran parte, la giurisdizione territoriale ereditata dall’età greco-romana. Vediamo con quali parole egli descriveva la “provincia” lentinese del XIII° e XIV° secolo.
“…Spettacolo singolare e caratteristico doveva offrire nell’età di mezzo l’agro leontino; circa ventiquattro casali nei rispettivi feudi, taluni con fortilizii, e più che venti feudi piani, cioè privi di casali e fortilizii, formavano quel territorio. (…) Dall’altro del Tirone, o del Castellaccio, o dalla Meta, l’occhio spaziava per lungo tratto, e l’armigero di scolta era pronto a ricevere ogni segnalazione che per caso gli fosse venuta dalla torre di Agnone o da quella di San Calogero sul mare, o da quella del Pantano, o da quella di Sabuci, col prossimo casale. Ed ecco poi la regia villa di Silvestro col casale e la poderosa torre. In fondo, a sinistra, molto lontano, quella di Palagonia affiorante dal mucchio di case circostanti, ed il fortilizio di Militello, borgo assai grosso, il più popoloso del territorio dopo Lentini. Ed ecco ammucchiate le casupole di Scordia Sottana ai piedi dei colli degradanti da Militello, e la chiesetta di San Nicolò de Templo nel casale di Bulgherano.”
Una scena quasi cinematografica, idilliaca che ci presenta un territorio dominato da un tappeto fertile (i campi leontini) racchiuso e protetto da modesti rilievi sui quali si contavano una miriade di siti sparsi, tra feudi, casali, fortilizi, borghi e chiese di campagna, testimonianza di una vitalità economica che ben fronteggiava le difficilissime condizioni ambientali dovute alle paludosità di molte zone. Scordia, dunque, dovette essere un piccolo nucleo di casette sparse “… ai cui piedi si estende la pianura, il vero e proprio ager leontinus di Cicerone … , il lembo più classico e ferace dell’isola, uno dei centri più attivi della civiltà calcidese di Sicilia…”. Un borgo di discreto peso, quindi, nell’economia della zona, posto su una delle vie di comunicazione più frequentate e strategicamente importanti del distretto, vicino ai grossi centri di Palagonia, Militello e le stesse Ossini e Iroldo.
Un altro eminente studioso, Domenico Ventura, in un suo prezioso intervento su una guida di Scordia2, edita dal museo De Mauro , riferisce, riteniamo in modo assai interessante, che il territorio di Scordia, già in epoca antichissima, facesse parte di un insieme più vasto e complesso; cuneo e cerniera tra i “Campi Leontini” e “i Campi Geloi”. Avendo assunto, nel tempo, una crescente importanza commerciale avrebbe visto l’inevitabile proliferare di insediamenti limitrofi volti allo sfruttamento e controllo del territorio stesso: Bulgherano, Castellana, Fiumefreddo, San Basilio, solo per citarne alcuni. Su basi strettamente documentarie il Ventura suggerisce che il nucleo originario di Scordia, già definita “terra”in un documento del 1131, dovette trovarsi in posizione più elevata rispetto all’attuale ( in C.da Scordia Soprana) e che in seguito venne a spostarsi più in basso, nell’odierna posizione del centro urbano ( Scordia Sottana o Inferiore). In tal modo viene agevolmente spiegata la doppia denominazione ma, dato ancora più rilevante, viene suggerita un’ affascinante ipotesi normanna dell’origine post preistorica della città. Nella cartina che presentiamo, partendo dal disegno elaborato da J. Robert e incluso nella pubblicazione menzionata, abbiamo tentato una ricostruzione stilizzata e approssimativa di quello che doveva essere la regione circostante il territorio di Scordia nell’epoca presa in esame.
Soffermiamoci su un dato preciso: già nel 1131 Scordia veniva riconosciuta come “terra” infeudata ad un nobile normanno, cioè più o meno come un centro ben fornito di residenza nobiliare con piccola corte, attività economiche e abitanti. Nell’opera del Gaudioso, però, la Scordia Sottana di quasi due secoli più tardi non compare come “terra”. Ci poniamo le seguenti domande: Cos’è accaduto in quell’arco di tempo? Come mai, ove fosse valida l’ipotesi del borgo normanno, non si ha traccia di una torre, o costruzione nobiliare, documentata, d’epoca relativa in C.da Scordia Soprana?
Sia il Gaudioso che il Ventura accennano a delle devastazioni, probabilmente dovute a scontri di potere baronale e al ciclico presentarsi di epidemie e pestilenze, che determinarono la quasi totale sparizione del centro tra il XIV e il XV secolo mentre solo il Ventura accenna al trasferimento e conseguente doppia denominazione territoriale dell’abitato di Scordia, forse avvenuta nel corso della metà del XIII secolo, che causò la “retrocessione” del casale di Scordia Soprana a feudo piano, cioè spopolato. Resta, quindi, da capire anche perché e quando Scordia Soprana, da una posizione geograficamente privilegiata, si volse ( o fu costretta) a spostarsi più in basso, in ambiente certamente meno salubre ma, forse, più profittevole per altri aspetti, tanto che la Scordia Inferior riuscì a sopravvivere alle devastanti scorrerie chiaramontane avvenute tra il 1353 e il 1359, assicurando infine, agli inizi del XVI secolo, un discreto reddito (130 onze) ad Alfonso Bardaxi, proprietario dell’epoca, segno inequivocabile di una discreta attività economica.
Con queste domande ci congediamo dai lettori, sperando che la ricerca ci fornisca, prima o poi, i mezzi per dare delle risposte quanto più precise ed esaustive.
GINO CALLERI
NOTE.
1) M. GAUDIOSO, PER LA STORIA DEL TERRITORIO DI LENTINI NEL SECONDO MEDIOEVO. Catania 1992 (ristampa).
2) N. GAMBERA – D. VENTURA, SCORDIA. La Storia – Le Tradizioni – I Monumenti – L’Arte. Scordia 2009.