Monumenti
Monumenti arte e religione di Claudio Parisi
Nel 1626 Antonio Branciforte fu nominato da Filippo IV re di Spagna, primo principe di Scordia. A questa data e a questo evento si fa solitamente risalire la fondazione del paese. In realtà le radici storiche di Scordia risalgono a tempi ben più lontani, anche se nessuno si è ancora occupato attentamente di questo importante aspetto. Qualche studioso di storia locale ha infatti solamente accennato nei propri lavori alle tracce di insediamento di civiltà, rinvenute anche in tempi non troppo lontani, nei nostri luoghi, risalenti in qualche caso al periodo precristiano. (Cfr. A Vecchio, “Scordia tra storia e leggenda” Catania 1975 e V. Salvo Basso, “Reliquiae seu de iis quae superunt”, Scordia 1924).
Da fonti accreditate apprendiamo, poi, che nel territorio di Scordia, alla venuta del principe, erano già presenti degli edifici religiosi, almeno tre chiese ed un convento di frati e, supponiamo noi, anche abitazioni civili, case contadine che, soppure non attestano inconfutabilmente che la convivenza degli abitanti delle terre di Scordia fosse già disciplinata secondo precisi codici, sottintende però come almeno alcune fondamentali funzioni della vita sociale e di culto fossero già garantite. Il principe volle però riorganizzare il suo feudo ridisegnandone l’assetto urbano e creando i servizi necessari al vivere civile, in considerazione anche del rapido aumento della popolazione che si registrò nel giro di pochi decenni, grazie alla concessione nel 1628 da parte del re al Branciforte della “licentia populandi”, il permesso di poter popolare il proprio feudo richiamando dalle zone circonvicine persone che avessero in animo di coltivare e far produrre le terre che venivano assegnate loro. Le prime opere architettoniche subito innalzate furono il palazzo principesco, la chiesa di San Rocco e la chiesa di Sant’Antonio da Padova con l’annesso convento dei frati riformati.
Questi edifici furono dislocati sul territorio secondo uno schema triangolare avente due ampie piazze tra la chiesa di San Rocco ed il palazzo e tra questo e la chiesa di Sant’Antonio e, ancora, una strada costeggiante un declivio calcareo (la Cava) congiungendo le due chiese. A nord-ovest del palazzo fu costruita (o, forse solamente restaurata; non si hanno notizie precise al riguardo) la chiesa dedicata a San Gregorio Magno. In questo periodo furono anche istituite, per ognuna delle chiese su menzionate, delle confraternite o compagnie che si occupavano dell’organizzazione delle funzioni religiose in particolari periodi dell’anno (Cfr. M. De Mauro, “Notizie storiche sopra Scordia inferiore” Catania 1868).
I lavori di costruzione della chiesa di Sant’Antonio e del convento furono iniziati nel 1644 e già nel 1649 erano ultimati per metà. Sul prospetto della chiesa furono collocati la statua del vescovo Ottavio Branciforte (che insieme al fratello, il principe Antonio e la di lui moglie Giuseppa Campulo, ne volle l’edificazione) e più in alto lo stemma della famiglia. Nella chiesa di San Rocco le prime persone cominciarono ad essere seppellite nel 1629; tre anni dopo si ha notizia del primo matrimonio celebrato in essa. La chiesa probabilmente fu rasa al suolo dal terremoto del 1693 che investì la Sicilia sud-orientale. Seri danni subirono anche le altre chiese del paese e, sulla parete di levante, il palazzo del principe. La nuova chiesa di San Rocco, l’attuale, fu edificata nei primi anni del 700 su progetto di frate Michele da Ferla (un architetto che ritroviamo nello stesso periodo operante pure per le chiese di Buccheri); nel contempo funzionò da matrice la chiesa di San Gregorio Magno. Si ha notizia del primo matrimonio celebrato nella nuova chiesa da Don Lucio Cittadino nel 1712.
Nella seconda metà del 700 furono iniziati i lavori di ampliamento della piccola chiesa di Santa Maria Maggiore. La chiesa, voluta da Don Matteo Imperia, un’oscura figura che ricoprì, fra l’altro la carica di presidente del Tribunale della Santa Inquisizione, fu inaugurata nel 1680 dal cardinale Antonio Colonna Branciforte. E’ questo, inoltre, il periodo nel quale le famiglie che hanno acquisito patente di nobiltà innalzano maestosi edifici alcuni dei quali tutt’oggi è possibile osservare in paese; il palazzo Modica di piazza Umberto 1, e sull’attuale via Vittorio Emanuele, i palazzi De Cristofaro e Vecchio. Nel 1825 si iniziò la costruzione della chiesa di San Giuseppe, che pur funzionante già qualche decennio dopo, ebbe però il definitivo, attuale aspetto solamente nei primi anni di questo secolo. Nel 1903 fu completata la chiesa di Santa Liberata. Fra le opere di valore custodite nelle chiese del paese, segnaliamo, a San Rocco le tele ad olio della Vergine del Rosario, molto rovinata, riecheggiante la pittura del Caravaggio, e quella della Vergine coi Bambino, Sant’Anna e San Giovannino di notevole qualità, di scuola raffaelliana, e poi la statua di San Rocco posta all’interno di una nicchia del transetto costruito alla metà dell’800 sotto il parrocato di Mario De Cristofaro. Nella chiesa di Sant’Antonio ricordiamo lo splendido crocifisso attribuito dal Maganuco a fra’ Umile da Petralia e le tele di Sant’Anna e dell’Assunta, quest’ultima assegnata a Pietro Paolo Vasta, nonché la statua dell’Ecce Homo e quella di Sant’Anna eseguita alla fine del 700 da Gaetano Franzese.
Il chiostro del convento annesso alla chiesa, vero e proprio gioiello di architettura, presenta sulle pareti delle pitture risalenti alla metà del 700, eseguite con una certa approssimazione ma dall’innegabile fascino, narranti episodi della vita di martiri dell’Ordine Francescano. La chiesa di San Gregorio Magno si segnala oltre che per le statue del Cristo alla bara e dei tre santi, per la preziosa incisione a bulino, probabile fine 600, raffigurante il cammino della cristianità, elaborata su un disegno di Cristiano. Nella chiesa di Santa Maria Maggiore, è esposta, sopra l’altare maggiore una pittura su tavola raffigurante la Vergine tra i Santi datata 1589. Due tele, Sacro Cuore di Gesù e di Maria, e Sant’Agata, San Michele Arcangelo e Sant’Apollonia, rispettivamente del 1782 e del 1789, sono firmate da un pittore originario di Siena, Marcello Vieri, autore anche di un’altra opera del 1791, conservata a San Rocco, la Vergine del Rosario e San Simone Stock. Si conservano inoltre in sacrestia, tre bozzetti su tela di notevole valore documentario riproducenti gli affreschi sulla volta della chiesa; quello centrale è perduto, e un altro versa in precario stato di conservazione.
Nella chiesa di San Giuseppe, osserviamo sul secondo altare a destra la tela ad olio della Madonna Degli Ammalati, del 1902, del pittore originario di Scordia, Giuseppe Bacchitta, artista di notevole abilità che verso il 1912 emigrò in Sud America. Nella chiesa di Santa Liberata merita particolare attenzione la statua della Santa; pare che in origine questa rappresentasse Santa Cecilia e che poi in seguito, fine 800, sia stata adattata per raffigurare Santa Liberata; e la caratteristica grotta in pietra lavica inaugurata nel 1914. Infine vanno ricordate la statua di San Rocco eseguita in pietra calcarea nel 1813 da N, Bagnasco, il monumento ai caduti (1932) di Salvatore Pappalardo, nella villa comunale, e soprattutto la colonna con sopra la statua della Vergine col Bambino che più volte caduta per eventi naturali é sempre stata ricostruita; quella attuale è del 1911 e può essere considerata il vero simbolo di Scordia.