Revisori. Atto di irresponsabilità o altro? L’editoriale di Francesco Gherardi
0Le dimissioni di tutti i componenti del Collegio dei revisori sono certamente un fulmine, ma a ciel che non è sereno. Il cielo non è sereno per le motivazioni sia di carattere generale sia locali. Infatti, alle difficoltà economico-finanziarie nelle quali si trovano tutti i Comuni, Scordia ne somma altre. Alla prima categoria appartengono le incertezze dei trasferimenti, indecisioni di acronimi di tasse e balzelli, regolamenti di nuovi tributi che sostituiscono quelle vecchie con parametri che non si conoscono fino alla fine. Per sintetizzare questi aspetti basta ricordare che entro il 30 novembre 2013 i Comuni devono approvare il bilancio di previsione 2013, salvo dimenticare che il 2013 è in concreto volato via. Per evidenziare che il sistema è saltato, basti pensare che fino a qualche anno addietro entro il 30 novembre i Comuni approvavano le variazioni di bilancio dell’anno in corso. A queste difficoltà di “sistema Ente Comune” valide per la gran parte dei Comuni Italiani, come detto Scordia ha una sua peculiarità data dai mille problemi di natura economica, ereditate dal passato (15/20 anni). Lo scorso anno il Decreto Legge convertito con modificazioni nella L. 7 dicembre 2012, n. 213 appariva una manna dal cielo. Le tante criticità sembravano avere una via di uscita con un piano di riequilibrio “salva dissesto” che mi pare stenta a decollare. In questo scenario è indubbio che l’incarico di revisori, nelle condizioni in cui versa oggi il nostro Comune, impegni tempo ed energie, certamente in misura maggiore rispetto al passato. Sotto questo aspetto la difficoltà di coniugare l’incarico con altri impegni professionali ci può stare. Pur tuttavia sappiamo che a marzo 2014 sarebbe scaduto il mandato. Ed è altrettanto vero che le dimissioni dei Revisori arrivano alla vigilia dell’importantissima e delicatissima scadenza di approvazione del bilancio previsione 2013. Fase delicatissima che costringe a fare una procedura di urgenza, mi pare di capire in una settimana quello che normalmente è svolto in tempi molto più lunghi. Il nuovo Collegio appena nominato in pochi giorni dovrà pronunciarsi sul documento contabile. Probabilmente le dimissioni successive all’approvazione del bilancio di previsione (circa 15 gg dopo) avrebbero avuto un impatto differente. Senza entrare oltre nel merito delle dimissioni, qualche considerazione può comunque essere fatta rileggendo il passato recente. Circa un mese addietro il capogruppo del PD D’Amico (ex MpA) attaccava i Revisori dei conti rei -a suo modo di vedere- di bloccare l’operato dell’Amministrazione. Pronta la risposta dei Revisori al capogruppo PD, per rivendicare la loro professionalità nello svolgimento del loro comportamento. Non l’ultimo consigliere, ma il capogruppo, difeso anche dal Presidente del consiglio. Alla luce di ciò, si poteva già parlare di una sorta di “coabitazione forzosa”, una difficile coabitazione che analizzo meglio nel passaggio successivo. Per capire meglio questo punto credo che occorra fare qualche piccolo passo indietro nella storia recente del nostro Comune.
La storia recente del 2011. Il Consiglio Comunale è l’organo d’indirizzo e controllo dell’Ente, nell’esercizio di controllo contabile il collegio dei revisori è l’organo di vigilanza economico-finanziaria. Non può sfuggire che i componenti del Collegio dei Revisori sono nominati dal consiglio comunale e che presentano la loro domanda alla Presidenza del Consiglio Comunale. Nel Consiglio Comunale convivono la maggioranza che sostiene l’Amministrazione, ma anche la minoranza che controlla. Come ho già avuto modo di dire in altre occasioni, la minoranza più forte che vince le elezioni, determina tutto, organi di garanzia compresi. Spesse volte (non solo a Scordia ma ovunque), la maggioranza pro-tempore ha sempre determinato indirettamente 2 componenti su 3 dell’organo. Il Collegio è apparso (non tanto per i professionisti ma certamente per i politici), una cassa di compensazione per riequilibrare pesi all’interno delle maggioranze. Tuttavia alla minoranza di turno era garantita la possibilità di esprimere comunque un membro. Il nuovo modo di votare confortato anche dai giudici amministrativi consente alle maggioranze quello che può essere considerato un “atto di forza” dei numeri. Per rimanere al nostro caso la coalizione dei consiglieri collegata al Sindaco vincente Agnello, al primo turno ottenne 2750 voti su 10300 voti validi espressi. Di fatto il 28% dei voti determinò l’intero organo. Era una maggioranza molto litigiosa e sfilacciata, ma che in quell’occasione fu molto scientifica, compatta e coesa. Una maggioranza che “trovava le quadre per problemi tutti loro” per utilizzare l’espressione del Sindaco Agnello. L’atto di forza di quella maggioranza fu ancora più arrogante di quello che poteva sembrare all’epoca. In primis si è negato ai consiglieri di minoranza che rappresentavano una fetta consistente dell’elettorato, il diritto di esistere. Per dirla all’anglosassone si è negato il “diritto di tribuna” alle tante minoranze che rappresentavano comunque una maggioranza nel paese. In secondo, a mio modo di vedere, fu soprattutto una scelta deleteria per per i motivi che esporrò di seguito.
Quando la politica mette una maglietta ai Revisori. Con quella scelta di determinare 3 componenti su 3 si è deresponsabilizzata la minoranza dell’epoca, oggi in parte maggioranza. Questa deresponsabilizzazione la leggo nel momento in cui diversi esponenti dell’attuale maggioranza possano pensare che il Collegio rema contro o colgono in un grave gesto d’irresponsabilità l’atto delle dimissioni di tutto il collegio. Dimissioni in questa fase economico finanziaria delicata per il Comune. L’impressione è che con quella opzione che si fece nel marzo 2011 e che se non ricordo male non ha precedenti nel nostro Comune (come in tanti altri) si rischia di far perdere la terzietà dell’organo stesso. Si è fatto passare il Collegio (organo tecnico) come di parte, maggioranza all’epoca, oggi dopo le elezioni una sorta di opposizione. Per essere più chiari quando si compiono quel tipo di scelte, si rischia di mettere una maglietta a dei tecnici che, per loro definizione e funzione non possono avere una maglietta colorata. Del resto come leggere le accuse del capogruppo del PD, quando come detto, attaccò una decisione dell’organo asserendo la tesi che si bloccava l’Amministrazione. Forse molti amministratori, politici navigati e meno, hanno sempre visto il Collegio dei Revisori come una loro “dependance”, snaturando, di fatto, la funzione dello stesso organo. Un organo di garanzia può e deve avere una normale dialettica con gli amministratori e gli uffici. Se necessari approfondimenti (ulteriore documentazione che comporta un rinvio), significano in sé remare contro, allora forse non si è capito il ruolo che gli organi terzi di garanzia svolgono. Se un parere contrario significa di per sé remare contro o mettere il bastone tra le ruote evidentemente la prassi consolidata è stata cattiva maestra. Se qualcuno pensa che un organo di garanzia debba dare sempre e comunque parere favorevole in brevissimo tempo, a che servirebbe quest’organo!
Gli organismi di vigilanza nel bel paese italico. Per concludere questa disamina voglio approfittare del caso di cronaca, per fare un breve ragionamento sugli organi di controllo e garanzia nel nostro sistema. L’Italia sotto questo aspetto è uno strano paese, dove sempre chi deve essere controllato ama scegliersi i controllori o comunque determinarne una parte consistente. Accade a livello nazionale anche con le Authority di vigilanza. E’ cronaca di questi giorni che don Salvatore Ligresti principale azionista di Fonsai cercava di mettere all’ISVAP (Autorità di Vigilanza delle Assicurazioni) un suo uomo fedelissimo. Berlusconi all’AGCOM ha indicato uomini che fino il giorno prima erano deputati e viceministri FI-PdL. Come spesso accade, organismi di vigilanza scambiati per poltrone di collocazione agli amici. Con quale terzietà questi commissari avrebbero dovuto vigilare e comminare eventualmente sanzioni all’azienda di chi li aveva nominati? E’ il tipico vizio all’Italiana in base al quale chi deve essere controllato cerca direttamente o indirettamente di scegliersi il controllore. Per ritornare agli Enti Locali, il collegio dei Revisori, come del resto l’ex Commissione edilizia e il Nucleo di valutazione sono organi tecnici e non si è mai capito perché chi vince, debba determinare anche gli organi tecnici di controllo. A mio modesto parere è vero il contrario, essendo organi di garanzia tecnica andrebbero lasciate alle minoranze. Naturalmente sono tutti liberi professionisti che fanno bene il loro mestiere, ma poiché sono tutti professionisti seri (anche coloro che non sono nominati), perché non fare un sorteggio tra tutti quelli che presentano domanda ed hanno i requisiti. Com’è stato mostrato da Francesco Guglielmo, il legislatore nazionale aveva messo fine a questo strano appetito dei politici, ponendo rimedio nel 2011. Purtroppo non quello regionale, ancora una volta la Sicilia ha fornito prova di utilizzare maldestramente la sua autonomia statutaria. Ancora una volta la normativa nazionale quando è stata migliorata, fatica a entrare nello stretto di Messina.