Sospesa un insegnante per avere picchiato un alunno. I genitori la difendono a spada tratta
0Striscioni e slogan per protestare contro la decisione della dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo “Salvo Basso” di sospendere per due giorni, con privazione della retribuzione, una insegnante che, secondo la denuncia dei genitori, avrebbe picchiato il loro bambino lo scorso 8 febbraio. Un provvedimento che ha provocato stupore e indignazione degli altri genitori dei piccoli alunni che frequentano la terza classe della scuola elementare. Alla manifestazione pacifica sotto la pioggia hanno fatto seguire un documento firmato motivando la decisione di non mandare i propri figli a scuola sino a quando non si ponga fine a quella che firmatari definiscono una incresciosa, grottesca e paradossale vicenda. Si schierano nettamente dalla parte dell’insegnante, dichiarandosi pienamente soddisfatti del suo metodo didattico ed educativo: “Chiediamo di preservare la dignità professionale e il buon nome della insegnante, nonché di ristabilire tranquillità e serenità alla scuola, ai nostri bambini e alle nostre famiglie”. Per i genitori le accuse di maltrattamenti e plagio politico mosse alla insegnante da parte della dirigente, titolare del procedimento di sospensione, sarebbero non provate e prive di ogni fondamento. La dirigente, Loredana Argentino, ha deciso di non ricevere la delegazione di genitori in protesta. Alla nostra richiesta di chiarimenti ci ha spiegato che le contestazioni disciplinari, sono state comunicate con lettera riservata personalmente diretta alla persona interessata. “Tuttavia – ha chiarito – le contestazioni sono una garanzia necessaria per consentire il diritto alla difesa e non costituiscono certo già una condanna. In generale – si legge nella nota inviataci – posso solo affermare di non avere mai fatto o iniziato un procedimento disciplinare di mia iniziativa. Le pochissime volte che ho chiesto chiarimenti è stato su espliciti esposti di genitori cui bisogna far seguito per dovere d’ufficio. Sempre in via generale, e non particolare, posso affermare che se qualcuno ritiene di essere stato oggetto di una ingiusta sanzione può proporre ricorso al giudice come previsto dalle norme. Aizzare e diffondere notizie partigiane, cui non si può rispondere pubblicamente per dovere d’ufficio, è cosa che lascio a voi giudicare”. La vicenda avrà certamente conseguenze. L’insegnante non si è presentata al contraddittorio richiesto dalla dirigente per il 18 marzo, affidando la propria difesa ad una memoria.