Tre delle vittime del naufragio di Lampedusa adesso riposano nel cimitero di Scordia
2Scordia ha dato l’estremo saluto a tre delle centinaia di vittime del naufragio di Lampedusa. La città si è stretta attorno alle tre bare in una sorta di abbraccio “ecumenico” che rappresenta un passo importante verso l’ancora lontana integrazione razziale e religiosa.
Erano presenti il sindaco, Franco Tambone insieme alla Giunta, il Presidente del Consiglio, Francesco Cacciola, consiglieri comunali, il comandante della locale stazione dei Carabinieri, Gaetano Balsamo e quello della Polizia Urbana, Salvatore Todero. Calorosa la partecipazione della comunità scordiense e del gruppo d’immigrati accolti dalla nostra cittadina tramite il progetto i Girasoli. Tra i partecipanti anche una delegazione del Liceo Scientifico “Majorana” guidata dal nuovo dirigente Roberto Maniscalco.
Sono arrivati dalla vicina Mineo anche cinquanta eritrei provenienti dal Cara. Le urla di dolore e le lacrime hanno rotto il silenzio. Sono quelle di Selum Grmay giovane donna, ospite del CARA di Mineo, che ha perso nel naufragio il fratello venticinquenne, Aman. Più contenuta la disperazione di Machele Aitsigheb eritreo giunto a Scordia dalla Germania per dare l’ultimo saluto alla figlia, Ramixia Maekele, ventitreenne.
Il corteo partito in religioso silenzio dalle porte del cimitero ha raggiunto l’atrio della chiesetta in cima all’ingresso luogo che ha accolto la cerimonia. “Polvere siamo e polvere ritorneremo” riporta l’incisione latina sulla facciata della chiesetta.
“E’ il gesto estremo di chi fugge da condizioni di miseria. Questa è una guerra che si riversa nelle nostre acque” – ha affermato il sindaco Tambone – per noi queste salme sono il simbolo di chi ha cercato il riscatto per questo abbiamo predisposto delle lapidi che li ricordino come essi meritano”.
La cerimonia interreligiosa è stata officiata da tre pastori: don Vito Valenti della Parrocchia di San Rocco con rito cattolico, l’Imam Hussain con rito islamico e il Pastore della chiesa cristiano evangelica Emanuel Debessay con rito evangelico.
Versi del Corano sono stati declamati dall’ Imam che rivolgendosi alla folla ha ringraziato per l’ospitalità e il calore manifestati dagli scordiensi: “Ringrazio le persone di buon cuore, io credo che siano le Nazioni Unite la causa di questa continua carneficina che vedono coinvolti i nostri fratelli”. Frasi ripetute anche dal pastore evangelista che ha esortato alla preghiera anche altri giovani appartenenti alla comunità di Mineo: “I nostri fratelli naufragati, anche se peccatori, se hanno invocato Dio, saranno perdonati e accolti tra le sue braccia”.
“Preghiamo per i morti e per i vivi perché è più facile accogliere i morti che i vivi” ha detto il parroco di San Rocco a conclusione della cerimonia.
Rose rosse e bianche erano adagiate sui feretri, sulle note del violino di Franca Azzero tra commozione e lacrime. La violinista del gruppo religioso evangelico, L’assemblea di Dio in Italia di Pedagaggi ha dato, insieme alla comunità eritrea e ai parenti delle vittime, l’ultimo saluto alle tre salme poi trasferite nel luogo di sepoltura.
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