Aido: la cultura della donazione
3Che cos’è L’AIDO
L’AIDO è l’associazione italiana, no profit, per la donazione di organi e tessuti.
Attraverso la sensibilizzazione, l’informazione e l’educazione, l’AIDO assume un ruolo pedagogico nel sociale cercando di estendere a tutte le fasce d’età il significato del termine “donazione degli organi”. Scopo fondamentale dell’associazione, infatti, è quello di far pronunciare le persone previa informazione, dopo aver fornito sufficienti elementi di conoscenza affinché tutti possano avere le idee chiare sull’argomento e dare o meno il loro consenso nel modo più cosciente possibile.
La normativa sui trapianti
1. Accertamento di morte
• L’accertamento di morte è regolamentato attraverso la legge 578/93 e dal DM 582/94, la cui applicazione ha consentito di precisare in modo chiaro e definitivo le procedure obbligatorie per accertare la morte. L’art. 1 identifica la morte con la cessazione irreversibile di tutte le funzioni cerebrali. Quindi, come abbiamo già detto,
• Solo nel caso di accertata morte cerebrale, ed esclusivamente in tal caso, gli organi potranno essere espiantati ed utilizzati per l’eventuale donazione.
2. Formulazione della manifestazione di volontà alla donazione
• Legge 91/99 Stabilisce l’assoluta informazione dei cittadini sulle tematiche della donazione e del trapianto.
• Art. 23, Legge 91/99 decreta la manifestazione di volontà attraverso un consenso/non consenso esplicitato e registrazione dello stesso presso la propria ASL o AIDO. Saranno i parenti a decidere per coloro i quali durante la vita non hanno espresso la propria volontà.
• I minorenni non hanno facoltà di dare il loro consenso durante la vita ma sono i genitori a decidere all’atto dell’eventuale decesso.
La prima cosa da sapere, poiché motivo di grande perplessità generale, è quella di far conoscere la netta differenza esistente fra “coma” e “morte cerebrale”, ossia due condizioni distinte che spesso fanno temere che aver dato il consenso alla donazione possa, eventualmente, condurre i medici a commettere l’errore di espiantare organi da individui in coma e quindi ancora vitali e potenzialmente coscienti.
A creare fraintendimenti che, purtroppo, conducono a cattiva informazione generale che fa scivolare in coda il numero di italiani associati, è molte volte l’errato utilizzo di una corretta terminologia, anche da parte dei mezzi di comunicazione, i quali gestiscono la parola come mezzo fondamentale di dialogo, fungendo da intermediari fra l’associazione e la gente. Capita, dunque, piuttosto spesso di leggere la notizia che ha come protagonista un individuo inaspettatamente svegliatosi da un coma irreversibile quando, invece, l’individuo è uscito dalla condizione di irreversibilità del coma, il che è ben diverso poiché mentre il primo caso sarebbe impossibile da verificarsi, il secondo è in funzione del grado di coma in cui si trova il soggetto.
Per coma si intende, infatti, la perdita dello stato di coscienza e quest’ultima può avere diversi gradi ognuno dei quali gode di potenziale reversibilità tranne nell’ultimo grado, ossia quello che corrisponde alla morte cerebrale.
Qualche nozione fondamentale per capire la differenza tra “coma” e “morte cerebrale”
Il Cervello: E’ l’organo che controlla tutte le attività del corpo e che produce il pensiero. E’ costituito da un insieme di cellule altamente specializzate, avvolte da robuste membrane: le meningi. Il cervello si trova in una struttura ossea detta scatola cranica.
Possiamo, schematicamente, dividere il cervello in tre parti:
• Corteccia: Strato di cellule nervose che avvolge tutta la massa cerebrale. E’ la sede dell’intelligenza, del pensiero, della memoria, della volontà e della personalità;
• Nuclei Centrali: Insieme di cellule nervose che si trovano al centro del cervello che gestiscono fame e sete, dolore e piacere, collera e gioia;
• Tronco: Si trova alla base del cranio al confine con il midollo spinale, è sede del controllo dei visceri, del respiro e della termoregolazione.
In linea generale, è importante sapere che il cervello è costituito dalle diverse aree, ognuna delle quali è gestita dalle sedi sopra descritte che ne coordinano la funzionalità regionale. E’ proprio la distruzione di tutte queste regioni, contemporaneamente, che determina la morte cerebrale poiché il cervello cessa di esistere in tutte le sue parti, avviene cioè la morte effettiva del cervello perdendosi tutte le funzioni superiori, la capacità di provare emozioni, le funzioni respiratoria, circolatoria e altre altrettanto fondamentali.
L’AIDO investe in cultura sociale
Solitamente le diverse associazioni che operano nel volontariato possono quantificare gli effetti ottenuti dopo un certo periodo in cui sono state svolte delle attività volte al coinvolgimento sociale. L’esigenza di misurare l’impegno culturale per rendersi conto dei risultati ottenuti è diffusa, ma nel caso dell’AIDO è spesso motivo di abbandono perché essa investe in cultura sociale, motivo per il quale non è possibile quantificare l’impegno, infatti l’indice di donazione in questo caso non può corrispondere al numero di iscritti.
La richiesta di donazione non deve essere una domanda ma un processo informativo in cui tutte le componenti del sistema sanitario devono svolgere il proprio ruolo come se fossero anelli di una stessa catena. Il processo, eventualmente, interrotto da una delle categorie preposte a tale ruolo, porterà ad una frattura del processo informativo e quindi di una potenziale evoluzione. In Italia siamo alla fine della catena, ciò vuol dire che il resto degli anelli, di cui essa dovrebbe essere composta, non funziona e i risultati sono disarmanti, su dieci , sette individui non danno il loro consenso.
La cultura della donazione fa crescere l’individuo e la società soltanto nel momento in cui riesce a farci vedere gli altri come risorsa e non come antagonisti permettendoci di superare l’idea del dono come esclusivo atto di nostra generosità, a senso unico, nei confronti di qualcun altro.
Troppo spesso ci riteniamo esonerati da incidenti, malattie e altri problemi avendo quasi l’impressione che possano accadere solo agli altri e mai a noi, questo ci induce all’indifferenza nei confronti di argomenti delicati che invece non andrebbero persi di vista. La questione della donazione degli organi appartiene alla categoria di avvenimenti dai quali, se siamo in buona salute, ci sentiamo esenti, ritenendo che il trapianto sia estraneo alla nostra vita. Ognuno di noi potrebbe avere bisogno di essere curato con un trapianto. Ognuno di noi può scegliere di essere donatore di organi.
Donare i propri organi e tessuti significa salvare vite umane o curare gravi malattie. La donazione degli organi è piuttosto basata sul principio della solidarietà e della reciprocità, quest’ultima parte proprio dal presupposto che tutti noi siamo sia potenziali donatori che potenziali accettori di organi. Parlare di donazione di organi quando siamo vivi e vegeti ci può sembrare strano, eppure basterebbe riflettere e pensare che tutto potrebbe accadere nella vita in pochi istanti ed è questo che dovrebbe condurci alla riflessione. Nonostante la vita di un’altra persona si sia spezzata prematuramente e con estremo dolore, aver dato il consenso per la donazione degli organi, e quindi averli donati in caso di morte, è un gesto che di per sé non toglie la vita a nessuno. Prende solo organi da corpi che non potranno più usufruirne. Sono organi ancora funzionali che avranno ancora la possibilità di pulsare di linfa vitale solo se trapiantati ad un’altra persona alla quale regaleranno la vita e la possibilità di esistere e godere dei propri giorni. Questo “qualcuno” potremmo anche essere noi.
E’ per questo che sarebbe fondamentale una fortissima e imponente campagna di sensibilizzazione che coinvolga la popolazione a 360° partendo dall’informazione nelle scuole e nelle famiglie, e attraverso l’attività delle varie associazioni di volontariato con il medesimo scopo: informare ed educare per costruire delle coscienze.
L’Aido Libera Scavo di Scordia
Gli stessi scopi si prefigge anche dall’ Aido Libera Scavo di Scordia che, grazie ad un gruppo di volontari, sta cercando di rinascere e di rimettersi in gioco per dare il suo contributo.
Quello di Libera Scavo è stato il primo e unico caso di donazione organi a Scordia. Questo è un dato sconvolgente se pensiamo a quante altre morti precoci, avvenute nella stessa città, avrebbero potuto donare la vita a qualcuno. Il ricordo di Libera, che nel 1996, appena trentenne lasciò prematuramente la sua vita , donandola contemporaneamente a qualcun altro, deve rimanere impresso nella nostra memoria di cittadini scordiensi come esempio, perché il ricordo di una persona che non è più tra di noi non deve restare fine a se stesso ma deve, piuttosto, essere una risorsa per migliorarci. E’ attraverso il ricordo che prendiamo atto di ciò che siamo in rapporto a ciò che siamo stati e a come desideriamo evolverci. E Si spera che Scordia faccia un passo avanti anche in questo senso.
TANIA CATALANO
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