Al Majorana si celebra la giornata della memoria
0Al liceo scientifico “E. Majorana” di Scordia si è celebrata la giornata della memoria della Shoah, dello sterminio degli ebrei nel campi di concentramento.
La conferenza, che aveva come tema “Concetti dell’ebraismo”, è stata tenuta dal rabbino capo della comunità ebraica di Siracusa, Stefano Di Mauro, che ha relazionato dopo il saluto del preside, prof. Orazio Interlandi, e dei prof. Alberto Asti e Alessandra Ingarao.
Il preside ha ben espresso l’orrore e la crudeltà di quel periodo storico e di come esso spesso venga banalizzato e strumentalizzato. Ha messo in evidenza anche l’importanza di questo incontro, citando Primo Levi: “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario”.
Il preside ha poi passato la parola al prof. Alberto Asti, insegnante di religione al liceo, che ha esordito citando la famosa frase di Giovanni Paolo II in visita alla sinagoga di Roma: “Gli ebrei sono i nostri fratelli maggiori nella fede”. Ha poi continuato il suo intervento parlando della circolare di un preside americano reduce dalle deportazioni naziste. “E’ importante che la scuola insegni ai giovani – ha continuato – come fare per non ripetere più quel gesto così violento che abbatte la dignità umana”.
La professoressa Ingarao, promotrice dell’evento, ha ringraziato il rabbino per la sua presenza e disponibilità.
Ha poi preso la parola il rabbino capo, che ha esordito mettendo in chiaro che “la razza umana è unica e sola” e che “la cosa migliore per un uomo è vivere una vita serena, cominciando a vivere il comandamento che, quattromila anni fa, Dio ha dato a Mosè: amerai il prossimo tuo come te stesso”. Ha quindi invitato gli studenti a porgergli delle domande dicendo, in maniera simpatica: “Non ci sono domande stupide, ma solo risposte stupide”.
Gli studenti hanno fatto a gara nel porgere quesiti, chiedendo chiarimenti del più e del meno. Belle e significative sono state alcune, come: “Ha mai provato odio verso chi ha operato lo sterminio?” e, altrettanto interessante, la risposta del rabbino: “Posso provare solo pietà per loro. Non è infatti questo un confronto tra uomini, ma tra creatore e creatura”. Oppure, chiedendo quale termine preferisse tra olocausto o shoah, ha detto: “Possiamo fare una differenza a livello etimologico, ma entrambe richiamano lo stesso brutto periodo storico. Comunque lo si chiami, è sempre una brutta pagina di storia”. O, ancora, alla domanda che cercava il motivo per cui gli ebrei non si siano ribellati a tale violenza, ha risposto: “Si è sempre predicata la pace, per questo gli ebrei non si sono ribellati. Comunque, per me è un errore, perché, benché si rifiuti la violenza, è lecita la difesa personale, perché la vita umana è sacra”. Ben più difficile la domanda: “Dov’era Dio nei campi di sterminio?”. Il rabbino ha comunque risposto con grande tranquillità: “Dio ha dato a ciascun uomo la libertà di agire e di scegliere secondo coscienza. Nei campi di sterminio Dio non centra. Ha sbagliato l’uomo, da una parte, perché la shoah è una violenza subumana, ma anche dall’altra, perché gli ebrei avrebbero dovuto agire prima. La domanda più corretta sarebbe dovuta essere: ‘dov’era l’uomo?’”.
Poi anche una domanda personale: “Perché da Miami si è trasferito qui in Sicilia?”. Il rabbino ha risposto: “Ero venuto in Sicilia in viaggio di nozze. Miami è un paese in cui si verificano per sei mesi di fila numerosi uragani, quindi, spinto dalla natura e anche da mia moglie che voleva ritornare, siamo venuti in Sicilia. E’ stato un segno di Dio che vi fosse una sinagoga anche in Sicilia”.
Il rabbino ha poi concluso la conferenza e il vivace dibattito: “La capacità malvagia dell’uomo non ha limiti, come sconfinata è la voglia di altruismo e di amore per il prossimo” ed ha salutato l’uditorio con il saluto ebraico “Shalom”.
FRANCESCO AMATO