Cgil e Flai contro schiavismo e caporalato
0Parte da Scordia l’offensiva nei confronti di schiavismo e caporalato, due “piaghe” che hanno contribuito a mettere in ginocchio l’economia locale che si basa ancora sull’agrumicoltura. Intere famiglie sul lastrico per la mancanza di lavoro. Si perché anche quel poco che è rimasto alimenta il lavoro nero, sottopagato e sfruttato. Cgil, Flai e Ufficio Immigrati, insieme, nel corso di un incontro, hanno deciso di intraprendere una lotta senza esclusione di colpi, partendo proprio da uno dei centri dove l’agrumicultura, un tempo, alimentava ricchezza e lavoro. Totò Brigadeci, segretario territoriale della Cgil calatina, Rocco Anzaldi membro della segreteria Flai Cgil e Massimo Malerba della Cgil di Catania hanno fatto tappa ieri al Cara, il centro di accoglienza richiedenti asilo che si trova Mineo, da dove, ogni mattina alle prime luci dell’alba si ripete un rituale ormai abituale. Gli ospiti del centro di accoglienza di Mineo escono dal cancello e dopo qualche centinaio di metri, in posti designati di volta in volta, vengono caricati su camion, furgoni, auto che li portano nei campi a raccogliere le arance, comprese quelle cadute a terra. Si tratta di proprietari terrieri e “caporali” senza scrupoli di cui quasi sempre i “lavoratori” non conoscono il nome. Una giornata interminabile di lavoro che si interrompe solo per il tempo di un panino per poi concludersi quando cala il buio. Il tutto per una diaria compresa tra le 10 e 15 euro, a seconda della quantità di arance raccolte. “Questi poveretti – afferma Totò Brigadeci – sono passati dalla schiavitù dei loro paesi d’origine, quindi nelle mani degli scafisti per finire “schiavi” nella nostra terra. Vengono impiegati per la raccolta delle arance ma anche per lavori di ogni genere nei campi. Ormai – continua Brigadeci – è un fenomeno che influisce negativamente sui nostri lavoratori costretti a rimanere a casa senza lavoro”. Nei prossimi giorni saranno annunciate e intraprese iniziative eclatanti, fanno sapere dal sindacato, intanto sono pronte a partire denunce integrate e supportate da foto e video che documentano come il fenomeno non sia affatto isolato”. “Siamo stanchi di parole – afferma Rocco Anzaldi – non possiamo rimanere in silenzio di fronte a queste ingiustizie che si consumano ogni giorno tra l’indifferenza generale compresa quella delle Istituzioni a cui ci rivolgiamo e con cui siamo disposti a collaborare”.