Commemorato il commissario Beppe Montana (guarda il video)
4Una serata sobria, che ha efficacemente catturato l’attenzione del pubblico presente, quella che ieri sera ha visto l’associazione Siciliamente protagonista nel ricordo di Beppe Montana, il commissario della squadra mobile di Palermo che, nel 1985, venne ucciso rientrando così nel triste elenco delle vittime di Cosa Nostra.
Uomo combattivo e leale che, seppur mantenendo un grande impegno e determinazione nella collaborazione con il pool antimafia, conosceva già i rischi a cui andava incontro tanto che, dopo l’uccisione del giudice Rocco Chinnici, anch’egli impegnato nella lotta contro la mafia, Montana affermava: «A Palermo siamo poco più d’una decina a costituire un reale pericolo per la mafia. E i loro killer ci conoscono tutti. Siamo bersagli facili, purtroppo. E se i mafiosi decidono di ammazzarci possono farlo senza difficoltà».
Dopo la Banda musicale città di Scordia che all’inizio ha offerto al pubblico presente l’inno d’Italia, è iniziato il dibattito commemorativo ma soprattutto informativo, cui ha preso parte il vicepresidente della Commissione Parlamentare Antimafia , On. Fabio Granata il quale indicando ogni individuo come il tassello mancante per completare il precedente, ha utilizzato questa metafora per spiegare quanto sia necessario avere alle spalle una cultura che goda di azioni, non solo di parole e che i fatti, anche con l’aiuto della memoria storica, devono sommarsi l’uno all’altro, come fossero pezzi di un puzzle. «La mafia è un problema che non può essere superato soltanto attraverso la forza militare, ma sono piuttosto le mentalità delle classi dirigenti che vanno modificate insieme alla cultura popolare – e, rispondendo alle domande di alcuni studenti universitari, ha affermato – per combattere la mafia deve esserci la volontà delle forze politiche ma anche la volontà dei cittadini e dei giovani che devono partecipare e non lasciare spazio a personalità mafiose. [….] E’ retorica pensare che un disoccupato sia spinto nelle mani della mafia. Inoltre non credo che oggi il livello di infiltrazione mafiosa sia uguale a quello degli anni ’80, purtroppo però, pur avendo certamente fatto dei passi avanti, e nonostante il problema sia sociale, noi non siamo abituati a pretendere dalla politica la tutela del patrimonio popolare, ci interessa invece il patrimonio individuale, chiedendo favori e non diritti [….] Il problema non è l’educazione alla legalità, ma l’educazione alla dignità».
Dopo il suo intervento, l’onorevole Granata, ha lasciato la parola a Dario Montana, rappresentante dell’associazione antimafia di Catania LIBERA e fratello del commissario ucciso e ricordato in questa occasione. Dario Montana batte con determinazione sull’importanza della memoria collettiva, spiegando che non basta e non serve ricordare le persone, la memoria non è fine a se stessa ma è un mezzo per trasformare la nostra realtà. «Attraverso il ricordo, sappiamo quello che siamo e solo in questo modo possiamo sapere che cosa vogliamo diventare – e continua dicendo – la politica deve essere progetto, visione del mondo, capacità di trasformazione anche da parte dello Stato [….] La precarietà del lavoro è negazione della legalità e per combattere la mafia non bisogna solo dare lavoro, ma bisogna anche pensare e riflettere. Legalità vuol dire eccellenza. – e mostrando un video fatto di foto e gente comune ha affermato – Il filmato mostrava persone uccise dalla mafia, solo alcuni dei tanti caduti della Polizia di Stato della questura di Palermo. Erano volti normali, comuni, non avevano la faccia da eroi, eppure sono morti per aver lottato e per essere stati lasciati soli in questa lotta, sono morti perché nessun altro si è preso il carico delle loro responsabilità ».
Più duro, crudo, diretto e incisivo, invece, l’intervento di Pino Maniaci, giornalista antimafia che ha asserito con decisione « La lotta alla mafia non deve avere colore politico ma va fatta tutti insieme. I giovani sono il presente e a loro si devono dare delle risposte – e con la grinta di chi ama lottare per una causa a cui tiene ha continuato dicendo – Invitiamo i siciliani a denunciare. I mafiosi sono esseri viscidi che non valgono nulla, si sentono forti solo perché sono armati – riferendosi ad essi utilizzando un colorito sinonimo del termine “escremento” sottolinea – dobbiamo sconfiggere la mafiosità che c’è dentro di noi, non esiste né destra né sinistra, non conta la politica, l’importante è lottare insieme per una causa comune. [….] La politica, invece, negli anni ha creato il clientelismo – e, toccando un tasto dolente per la nostra regione sia dal punto di vista economico territoriale sia dal punto di vista individuale dei “veri” cittadini diversamente abili i quali, a causa dei milioni di falsi invalidi civili (ennesimo atteggiamento mafioso di una cultura ingiusta ed egoistica) si trovano spesso a subire non indifferenti umiliazioni, conclude – la Sicilia è stata abituata all’assistenzialismo, alla pensione e all’accompagnamento».
Tra gli invitati anche I.M.D. della catturandi di Palermo e scrittore, il Luogotenente Gaetano Balsamo, il vice questore Marcello Ariosto della Polizia di Caltagirone e l’assessore alla cultura Massimo Faraci.
Si dice soddisfatto Nicolo’ Ferro del circolo “Beppe Montana” tra i promotori della serata, il quale in una sua nota dichiara: «Il NO MAFIA EVENING in memoria di Beppe Montana si prefiggeva l’ambizioso obiettivo di promuovere in modo trasversale nei più giovani quel processo culturale di cambiamento che sta alla base della lotta alla Mafia».
A chiudere la serata è stato il presidente dell’associazione Siciliamente, l’avvocato Anna Maria Rizzo la quale insieme a Martina Vinci, vicepresidente della stessa associazione, e ai coordinatori del dibattito, Nicolò Ferro e Miriam Stuto, hanno consegnato delle targhe agli ospiti intervenuti.
La serata si è conclusa con l’esibizione musicale di Lucio Leonardi che con il proprio pianoforte si è esibito in “Note di legalità contro ogni mafia”.
TANIA CATALANO