“Crisi e avvenire” parlano le nuove generazioni scordiensi
0Desertificazione economica, crollo dell’occupazione del 5,3%, immigrazione giovanile sono solo alcuni dei grandi problemi che affliggono la nostra Sicilia oggi giorno.
Siamo l’isola con il tasso di disoccupazione giovanile più alto, la terra dell’esagerata burocrazia, della classe politica più pagata, dell’esasperante numero di precari.
Sette anni di crisi hanno mandato in fumo 182 mila posti di lavoro. Dati che hanno fatto registrare un tracollo del comparto edilizio con un -8,6% della domanda, seguito dal -1,5% dell’industria e -1,4% del settore manifatturiero. Unico a registrare dati positivi il settore terziario, il turismo.
Secondo il Diste Dipartimento studi territoriali Sicilia 6 giovani su 10 sono in cerca di occupazione: tra i 25-35 anni il tasso di disoccupazione tocca la soglia del 33%, dai 15 ai 24 anni il tasso sale nettamente al 53,8%.
Tra di questi ben 400.00 sono i neet, ovvero i giovani siciliani che non studiano e non lavorano.
Il “Piano Giovani” dell’amministrazione Crocetta doveva essere la chiave di volta, il punto focale dal quale ripartire per avviare un processo virtuoso di rinnovamento generazionale.
Il progetto prevedeva, con un investimento di circa 19 milioni di euro, 2000 tirocini semestrali pagati con uno stipendio lordo di 500 euro.
I candidati potevano caricare i curriculum su una piattaforma online, nella quale i dati venivano incrociati con i profili delle aziende che offrivano lavoro. L’incrocio tra domanda e offerta sarebbe avvenuto in 2 click day (800 posti) a luglio e uno ad agosto (altre 800 domande). Le cose non sono andate come previsto, visti i sistemi andati in crash e perennemente in tilt, e il click day è stato immancabilmente ribattezzato Flop day.
Tutta la procedura rischia di essere inficiata ma il governatore Crocetta parla già di Click Week ovvero una nuova possibilità per i giovani di trovare stage. Stavolta la procedura sarà più lenta. I candidati avranno una settimana di tempo per accreditarsi e alcuni giorni nei quali si effettueranno gli incroci fra stagisti e aziende.
Ma cosa ne pensano i giovani del loro Piano?
“ La Sicilia non può permettersi di perdere questa occasione” -rispondono alcuni giovani scordiensi- “ questa per noi pochi che rimaniamo nella nostra terra è un’ ottima occasione per immetterci nel mercato del lavoro”.
I dati non mentono, il 50% dei giovani sfugge dal focolare domestico perché lo vede arido e incapace di offrire nulla “Il nostro futuro è al nord dell’Italia, al nord del mondo” dicono.
La Sicilia è davvero un’isola “arida” per giovani? Cosa vuol dire essere giovani in questa terra stretta sotto la morsa della crisi?
“Gioventù bruciata” ecco come li definiscono gli “anziani” del paese, “i giovani sono ormai senza speranze” rincarano la dose alcuni. “ Noi in passato abbiamo avuto l’oppurtunità di sceglierci il nostro avvenire, oggi la scelta è negata ai giovani e nonostante sono molto scolarizzati si devono adattare a fare quello che trovano o devono andare altrove” rispondono altri veterani.
Immediata la risposta dei giovani scordiensi: “E’ sbagliato generalizzare facendo dell’erba un fascio” controbattono le nuove generazioni. I giovani del paese dell’arancia rossa sono eterogenei nei progetti e nelle speranze.
Alcuni adolescenti si definiscono “sognatori” e ricercano il loro futuro lontano dalla loro terra. Questi ragazzi “esterofili” rappresentano una percentuale non da poco. Ben 50 mila giovani per anno lasciano l’isola per investigare una certezza economica. “ La Sicilia è un isola per giovani solo d’estate, per il turismo, d’inverno non offre nulla”.
“ Noi siamo sognatori ma con i piedi per terra”– così si autodefiniscono alcuni ragazzi e continuano – “ognuno ha diritto a credere in un futuro roseo , il presente ci fa vivere questa situazione precaria ma noi giovani dobbiamo cercarci una stabilità”.
La priorità comune di vita dei “sognatori” è quella di tornare nel focolare domestico, con la possibilità di godere dell’appoggio familiare, ma c’è purtroppo un però: “Però non c’è lavoro e sono costretto a cercarlo altrove”.
Come la giustifichiamo allora la fuga dei cervelli?
“ Le università nordiche sono nettamente più efficienti, la nostra fuga non è voluta ma è inevitabile finché non avremo le condizioni per poterci creare un avvenire non dico certo ma quantomeno stabile”– dicono – “ Siamo nella terra più bella e calorosa del mondo, invidiataci da tutti, chiunque sceglierebbe di vivere qui se potesse”.
Perché dopo la fuga molti scelgono di tornare ?
“ Si torna o per nostalgia o per istinto si rivalsa, dopo aver colto l’innovazione la si deve usare per migliorare la nostra di terra”. “ Dobbiamo rivalutare la cultura di casa nostra e farne un punto di forza per il lavoro. Delle nostra radici non ce ne libereremo mai” concludono.
Ci sono i giovani “Realisti”, in percentuale nettamente minore, che contrari alla fuga dei cervelli sperano in un avvenire più roseo per la Sicilia. “ Mi sento di essere una giovane ottimista che spera che le cose in Sicilia migliorino – ribadiscono- spero che non si debba guardare solo all’estero per crearsi un avvenire certo”. I realisti lottano ad armi pari con il sistema, scelgono atenei siculi e cercano di scolarizzarsi o lavorare all’interno del loro mondo: “ questo non vuol dire che siamo privi di prospettive o aspettative, siamo solo fiduciosi nella ripresa della nostra terra”.
Ci sono gli “Statici”, in minoranza, che aspettano tempi lavorativi migliori e nonostante tutto non vedono prospettive positive “ Abbiamo scelto di lavorare ma non possiamo andare fuori, le forze economiche familiari nostre non sono sufficienti a permetterci la partenza o abbiamo altri impedimenti”– e quindi – “ aspettiamo tempi migliori, sperando che ci sia qualsiasi cosa di positivo nell’avvenire”.
La sorpresa? I giovani “Imprenditori”. Secondo una ricerca Amway (azienda leader mondiale nel settore della Vendita Diretta) l’81% della popolazione giovanile sicula ha un’opinione positiva sull’imprenditorialità.
Tra di questi il 59% ha una spiccata propensione di mettersi in proprio spinti da autorealizzazione, volontà di indipendenza dal datore di lavoro o future opportunità di reinserimento sul mercato. A limitarli: l’eccessiva burocrazia, la mancanza di capitale (per il 70%) o l’incertezza economica della nostra terra. “Senza lavoro cosa possiamo sognare? Le nostre idee imprenditoriali seppur piccole devono fare i conti con il più alto indice di tassazione: IRAP, INPS, IVA al 22%, costo del lavoro, Imu.. potremmo continuare all’infinito”– e continuano- “in parole povere: speriamo nella Rivoluzione della classe politica “menzognara”, ci auguriamo una Sicilia di e per i Giovani incentivata e rivalutata”.
Martina Pisasale