Dal digitale crescono cittadini più maturi
0Il Consiglio dei Ministri lo scorso 8 settembre ha approvato un decreto legislativo che modifica e integra il Codice dell’amministrazione digitale (Decreto Legislativo 7 marzo 2005, n 82), puntando ad accelerare l’attuazione dell’agenda digitale europea, dotando cittadini, imprese e amministrazioni di strumenti e servizi idonei a rendere effettivi i diritti di cittadinanza digitale.
Il decreto rafforza la natura di “carta di cittadinanza digitale” della prima parte del Codice, concentrando le disposizioni che attribuiscono a cittadini e imprese il diritto all’identità e al domicilio digitale, all’accesso ai servizi pubblici online in maniera semplice, e a partecipare al procedimento amministrativo per via elettronica e ad effettuare pagamenti online.
Un maggiore accesso ai dati e il fiorire di più canali di comunicazione hanno offerto ai cittadini una rinnovata consapevolezza civica. Così come per le aziende presenti sul mercato, anche gli enti operanti nella pubblica amministrazione devono reagire attivamente ai cambiamenti dettati dalla trasformazione digitale.
L’Agenda Digitale Europea si è posta come obiettivo principale la promozione di condizioni di crescita economica e di occupazione in Europa attraverso la revisione delle priorità digitali, investendo sulla diffusione della banda larga, sulla creazione di nuove infrastrutture per i servizi pubblici digitali, sullo sviluppo delle competenze digitali, e sulla realizzazione di una nuova strategia industriale dell’elettronica.
Secondo le stime dell’UE, il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda Digitale aumenterebbe il PIL europeo del 5% nei prossimi otto anni comportando un aumento di 3,8 milioni di nuovi posti di lavoro nelle professioni ad essa collegate.
Ma la Pubblica amministrazione italiana deve ancora fare i conti con l’innovazione digitale, va avanti ma lentamente e in ordine sparso, lo dice l’Osservatorio eGovernment della School of Management del Politecnico di Milano. Solo nel 44% dei Comuni c’è già almeno un progetto di innovazione in corso. Bene invece la scuola: il 97% usa la firma digitale.
C’è una forte frammentazione delle iniziative di innovazione, manca un coordinamento strutturato di progetti e investimenti e c’è scarsa capacità di fare rete tra gli enti locali, che mostrano difficoltà a stabilire partenariati per accedere ai finanziamenti europei disponibili.
L’Osservatorio ha esaminato il processo di semplificazione e digitalizzazione della pubblica amministrazione italiana consultando i responsabili delle funzioni degli 8.057 Comuni, delle Regioni e Province autonome, e delle 8.675 scuole statali italiane. I temi: governance dell’innovazione, digitalizzazione dei front office e dei back office della pubblica amministrazione locale, pagamenti verso la PA, processo d’acquisto negli enti locali, scuole e Sportello unico per le attività produttive (Suap).
Resta eterogenea la digitalizzazione dei servizi degli enti: solo il 4% dei Comuni è un vero Digital Champion, mentre il 35% è totalmente Non Digital, ma nei fatti il 30% della popolazione italiana non può interagire online con la pubblica amministrazione locale perché non ci sono servizi interattivi.
Eppure, secondo la nuova immagine della P.A. ridisegnata dal Codice dell’Amministrazione Digitale già nel 2005, il cittadino vanta nei confronti dell’amministrazione il diritto ad un servizio pubblico qualitativamente alto, al quale può partecipare direttamente e in diritto di rimanerne soddisfatto.
Al fine di ottenere la piena realizzazione dei diritti così riconosciuti, la P.A. digitale si avvale di numerosi strumenti, tra i quali hanno acquistato importanza primaria:
- a) la posta elettronica certificata, finalizzata, da un lato, a dare certezza giuridica alle comunicazioni e, dall’altro, ad abbattere i costi della tradizionale corrispondenza con raccomandate AR;
- b) la firma digitale, anch’essa utilizzata per garantire l’identificazione del soggetto che firma, la sua volontà di sottoscrivere e dare validità giuridica alle attestazioni che coinvolgono privati o P.A.;
- c) i documenti informatici, per la cui archiviazione il Codice impone la tenuta dell’archivio elettronico, con enormi vantaggi in termini di spazio e tempi di ricerca;
- d) le carte elettroniche (carta di identità elettronica e carta nazionale dei servizi), che fungono da strumento di autenticazione ed accesso ai servizi in rete della P.A.;
- e) i siti internet della P.A., i quali diventano delle vere e proprie piattaforme di accesso per qualsiasi cittadino, caratterizzate da reperibilità, chiarezza nel linguaggio, affidabilità, semplicità, omogeneità. All’interno di ogni sito internet, secondo le disposizioni del Codice, devono essere presenti taluni contenuti fondamentali, quali l’organigramma, gli indirizzi e-mail utili, i servizi forniti in rete, i bandi di gara, i procedimenti a carico di ciascun ufficio nonché il loro responsabile.
Tra i vari aspetti innovativi inseriti nel nuovo Codice è previsto che il canale preferenziale per l’interazione tra Pubblica Amministrazione ed utenti debba essere, in prevalenza, la Rete Internet.
Il cittadino ha acquisito nuovi diritti tra cui:
– diritto all’uso delle tecnologie (art. 3 CAD);
– diritto ad effettuare qualsiasi pagamento in forma digitale (art. 5 CAD);
– diritto a ricevere qualsiasi comunicazione pubblica per e-mail (art. 6 CAD);
A fronte di questo, la Pubblica Amministrazione ha acquisito nuovi doveri tra cui:
– accesso telematico a dati e documenti (art. 52 CAD);
– siti internet delle Amministrazioni (artt. 53-54 CAD) dove inserire obbligatoriamente informazioni relative alla struttura degli uffici;
– provvedere alla realizzazione della sezione Amministrazione Trasparente;
– pubblicare i procedimenti amministrativi e servizi online;
– dare pubblicità legale agli atti.
Si comprende, a questo punto, che il sito web istituzionale di un Ente è diventato lo strumento principale di informazione e comunicazione con il cittadino oltre che lo strumento primario per gli adempimenti normativi previsti per legge e di pubblicità legale.
Dello scorso anno sono le linee guida sviluppate dall’Agenzia per l’Italia Digitale per il design dei siti web della pubblica amministrazione che offrono elementi progettuali e tecnici per la creazione di siti istituzionali chiari e semplici, e che regioni e comuni stanno applicando.
Ai fini dello sviluppo di una P.A. realmente digitale e trasparente, soprattutto negli enti piccoli e medi, oltre alla capacità di catturare risorse per la realizzazione di progetti di adeguamento tecnologico, è altrettanto essenziale la formazione e la riqualificazione del personale che dovrà operare con strumenti e metodologie di comunicazione assai differenti anche dal recente passato. La ricerca dell’Osservatorio del Politecnico di Milano conferma ciò che appare di tutta evidenza: la priorità per il 54% degli enti locali di avere occasioni formative per migliorare le conoscenze sul digitale, e l’essere cruciali in ogni ambito le nuove competenze, non solo tecniche, per consentire di governare il processo di innovazione.
II nuovo Codice per l’amministrazione digitale introduce la figura del responsabile per la transizione digitale in ciascun ente, ma non sarà sufficiente se le nuove figure non saranno coadiuvate da uno staff interno adeguato e da una community esterna di condivisione di competenze ed esperienze.
SALVATORE AGNELLO