E’ giallo per la morte di una scordiense presso l’ospedale Garibaldi Centro di Catania
0Stringono tra le mani i tre anelli d’oro appena recapitati a casa. E’ l’unico ricordo rimasto al marito e alle due figlie di Lucia Sciacca, la donna, zia del sindaco Barchitta, che avrebbe compiuto 80 anni il 24 febbraio. Dovranno ancora attendere prima di poterle dare l’ultimo saluto perché il magistrato ha disposto il sequestro della salma insieme a tutte le cartelle cliniche a far data da quel 26 gennaio, quando a causa di gravi sintomi respiratori legati al Covid, confermato da un tampone eseguito lo stesso giorno, si è reso necessario l’immediato trasporto presso l’ospedale Garibaldi Centro di Catania dove la signora è rimasta ricoverata sino al 7 febbraio, giorno della sua morte le cui cause non convincono per nulla i parenti che hanno presentato una denuncia dettagliata ai Carabinieri. A raccontare passo dopo passo la triste vicenda è la figlia Giovanna che insieme alla sorella Angela e al papà si sono dovuti accontentare del bollettino medico non sempre quotidiano che veniva loro “trasmesso” per telefono. Secondo il racconto della figlia, “la mamma era stata ricoverata presso l’area di medicina in area critica ma malgrado la difficoltà respiratoria, non era stato necessario ricorrere alla intubazione e quindi alla ventilazione meccanica. A sostenere la respirazione, una maschera integrale di quelle che ormai abbiamo imparato a conoscere attraverso le immagini della tv. Tutto questo sino al 3 febbraio quando intorno alle 13.30 abbiamo saputo dal medico che la mamma reagiva bene alla terapia e necessitava sempre meno di alte dosi di ossigeno. La sera dello stesso giorno, intorno alle 22, ci hanno chiamato per informarci che a causa della riconversione del reparto in area non Covid, si rendeva necessario il trasferimento presso un altro reparto dello stesso nosocomio e che l’indomani avrebbero eseguito un tampone di controllo. Eravamo contenti – racconta la figlia – quando alle 23.40 è arrivata la doccia gelata. Il medico ci comunicava che la mamma doveva urgentemente essere sottoposta ad un intervento chirurgico per una emorragia cerebrale evidenziata da una Tac. Un intervento che è stato eseguito dal neurochirurgo, lo stesso che parlando con noi al telefono, ci ha chiesto se mia madre fosse caduta. Dopo l’intervento è stata portata in rianimazione, posta in coma farmacologico da cui non si è più risvegliata, sino al 7 sera, quando alle 21.20 è arrivata la notizia della morte. L’indomani abbiamo cercato di metterci in contatto con i medici per avere spiegazioni e finalmente siamo riusciti a parlare con un primario che ci ha riferito che la mamma sarebbe stata vittima di un incidente durante il trasferimento in ambulanza avvenuto la sera del 3 febbraio. Secondo quando abbiamo appreso, infatti, al momento dell’accettazione in reparto presentava una ferita da taglio nella zona sopracigliare”. Cosa sarebbe accaduto durante quel trasferimento? Se lo chiedono i familiari: la caduta dalla lettiga, le mancate misure di contenimento, l’impatto con un monitor o una bombola? “E’ quello che vogliamo sapere. Per questo abbiamo denunciato tutto – conclude Giovanna – perché chiediamo che venga fatta luce sulla morte di nostra madre”. La direzione sanitaria del nosocomio catanese ha avviato una indagine interna che cammina parallelamente a quella della Procura.
LORENZO GUGLIARA (La Sicilia)