EDITORIALE. Rifiuti. Il jolly del venerdì, errore o mancanza di sensibilità?
0Cambiano le Amministrazioni, cambiano le stagioni politiche ma è evidente che i veri nodi permangono sul tavolo. Tra questi un punto cruciale occupa la delicata tematica dell’ambiente e della pulizia generale del paese. In queste brevi osservazioni ci limiteremo a parlare di rifiuti con particolare riferimento al mancato decollo della differenziata. Secondo gli studi che si basano sulla tipologia dei consumi della società moderna, anche a non volere prendere a riferimento la strategia “rifiuti zero”, solo un 13% di rifiuti urbani è in indifferenziabile. La frazione che non trova giusta collocazione come risorsa da riciclare e conseguentemente destinata in discarica. Tutto ciò che viaggia su livelli notevolmente superiori al 13% (è il nostro caso), è frazione di differenziabile non eseguita correttamente. Oltre che fare male all’ambiente (discarica o inceneritore cambia poco), fa parecchio male ai conti del Comune e indirettamente alle tariffe del servizio. Trovo molto interessante la distinzione fatta nei commenti tra “indifferenziato” e “indifferenziabile”. Evidentemente molti hanno interpretato – non so quanto in buona fede – che il “magico venerdì” sia il giorno settimanale dove si può buttare di tutto e di più. Per essere più chiari come dire: Hai dimenticato dalla domenica precedente di fare la raccolta differenziata! Nessun problema c’è il Jolly del venerdì. Viste le percentuali di rifiuti che finiscono in discarica, che accada questo, mi sembra un fatto incontrovertibile. Sulle motivazioni naturalmente ciascuno può dare delle spiegazioni diverse.
Mancanza di senso civico. Nonostante siano passati molti anni dall’avvio della differenziata, gli obiettivi stentano a essere raggiunti. Abbiamo già superato abbondantemente il periodo di rodaggio. Già nell’aprile 2012 quando furono tolti i cassonetti (la raccolta porta a porta differenziata fu estesa su tutto il territorio), fu fatta una massiccia campagna d’indottrinamento e sensibilizzazione. Si dice che gli anziani che vivono da soli hanno difficoltà? Siamo seri, interi “sacchettoni” d’indifferenziata non sono la conseguenza di anziani che non sanno come differenziare perché non sufficientemente indottrinati. Se pensiamo questo, offendiamo oltre che la sensibilità, l’intelligenza degli anziani. La persona della terza età magari non brava con la terminologia tecnica (organico, tetrapak), sa però benissimo che lo scarto della cucina è una cosa, le bottiglie di plastica sono altro e le scatole di cartone del latte altro ancora. E’ manifesto che la travisazione tra “indifferenziato” e “indifferenziabile” non è dovuta a errore in buona fede della terza generazione, quanto a “furberie” e mancanza di sensibilità della prima e della seconda età, per rimanere alla terminologia dei target generazionali. Facciamo il riferimento del cartone, risorsa raccolta con cadenza quindicinale il martedì. Nella calura estiva è verosimile che alcuni piuttosto che tenersi a casa per molti giorni il tetrapak del latte o dei succhi di frutta, preferiscono disfarsene il venerdì risparmiando tempo e consumo idrico del lavaggio. In questo senso più che un ulteriore campagna d’indottrinamento servirebbe un’operazione di sensibilizzazione civica.
Le responsabilità dell’operatore pubblico. Poiché penso che spesso la verità non sia mai bianca o nera ma a sfumature grigie, qualche responsabilità è evidente che viene anche da chi da anni ha il compito di approntare il servizio. Partendo dal livello più alto che ha disegnato le strategie e la cornice (La Regione), per arrivare ai livelli di gestione operativa e la complessa catena a valle (la vecchia Kalat, la nuova società d’ambito i comuni morosi e impresa). La chiusura della piazzola ecologica non aiuta i cittadini sensibili e rafforza la posizione degli incivili. I rifiuti ingombranti in questi periodi dove andrebbero collocati? La responsabilità della chiusura per un tempo non breve a chi va ascritta? Naturalmente per ogni attore in campo vanno in scena le responsabilità altrui, il classico “scaricabarile”. I continui disservizi che ci sono stati nei mesi scorsi non sono stati un bello spot alla campagna di sensibilizzazione. E’ probabile che abbiano diseducato molti utenti che hanno ripreso l’abitudine di scambiare l’indifferenziabile in indifferenziato. E’ evidente che la raccolta differenziata presuppone che tutto funzioni perfettamente, basta anche un solo giorno di astensione dal lavoro degli operatori per mandare in tilt il sistema. E la cronaca ci ha raccontato che gli scioperi non sono stati eventi straordinari. L’ipotetica mancata raccolta del mercoledì per problemi di mezzi meccanici o sciopero, porta il cittadino spazientito a sentirsi autorizzato a giocarsi il jolly del venerdì. In questi casi l’utilizzo improprio del venerdì poteva avere qualche attenuante. Soluzione discutibile ma indolore alla pessima alternativa del rifiuto come arredo extraurbano.
Gli incentivi, la premialità e le sanzioni. Già in occasione delle elezioni amministrative del 2004 nei depliant dei programmi apparivano paragrafi dedicati alla premialità e l’incentivazione della futura differenziata. Nell’aprile del 2009 fu consegnata una tessera magnetica. La preziosa card avrebbe dovuto alleggerire la bolletta previa consegna rifiuti ingombranti. Tutte buone intenzioni ma di concreto a distanza di molti anni nulla. Se ipotizziamo la data di partenza zero e arrivo dieci, temo che siamo sempre all’anno zero. Quando si sono aumentate le tariffe, a distanza di anni non è stato corretto mettere sullo stesso calderone chi diversifica nella carta anche l’insignificante scontrino rispetto a chi utilizza prevalentemente il jolly del venerdì. Del resto sembra evidente che esiste una parte di utenti che hanno bisogno del bastone e della carota, verosimilmente anche i più refrattari risponderebbero positivamente alla diversificazione. La linea morbida protratta nel tempo sommata ai continui disservizi dei mesi scorsi, ha portato a una forma di “sbragatura” allargata. Giusto allora fare controlli a campione su sacchetti sospetti e agire di conseguenza. Attenzione però a pensare che l’ammenda sia la panacea. In tutti i campi, i sistemi sanzionatori funzionano perfettamente, dove la sociologia della devianza è a livelli fisiologici e non patologici. Il mitico poliziotto svizzero che vigila e sanziona chi butta per terra la carta è efficace perché dei mille abitanti del suo paesino, 999 cittadini non buttano nulla per terra. Ben vengano le sanzioni contro i furbi, ma sbagliamo tutti se pensiamo di risolvere il problema solo con la sanzione. Non è fattibile operativamente che gli addetti scandaglino ai raggi “x” tutti i sacchetti d’immondizia. Se prendiamo a riferimento un grande condominio con decine di sacchetti occorrerebbe cosa? Forse la tracciabilità del rifiuto con relativo codice identificativo del trasgressore! Se come collettività abbiamo bisogno del metal detector e del codice a barre, non possiamo andare lontano.
FRANCESCO GHERARDI