Geologia. Brevi cenni sul territorio tra Scordia e Militello
0Chissà in quanti, attraversando il nostro territorio ed ammirando gli ampi e spettacolari panorami che si aprono alla vista, si saranno chiesti da che cosa sia formato e quanto sia “vecchio”.
La varietà del nostro paesaggio, in effetti, rapisce gli occhi attenti di chi si sofferma a guardare le verdi spianate che si estendono in direzione Catania-Lentini, delimitate, in un abbraccio quasi protettivo, dalle colline e basse montagne che le racchiudono, più evidenti in direzione Militello-Caltagirone.
Campi di grano e rigogliosi agrumeti prosperano sui più recenti depositi alluvionali e marini del quaternario (all’incirca 1,6 milioni di anni fa), mentre spettacolari fronti lavici si alternano in suggestive sovrapposizioni (dai 2 milioni di anni fa in su, sino a lambire il Cretaceo) a possenti accumuli di chiaro calcare, in massima parte di origine organica (con resti fossili di coralli ed altri antichissimi abitatori delle acque marine che un tempo ci ricoprivano) nel quale l’uomo preistorico avrebbe poi ricavato i suoi rifugi, abitazioni, tombe.
Diamo, quindi,una curiosa occhiata ad una Carta Geologica per esaminare la natura del nostro territorio anche per renderci conto su cosa poggiano gli abitati di Scordia e Militello.
I diversi colori indicano la diversa composizione ed età dei suoli.
Possiamo così notare come la regolare “scacchiera” di Scordia si posi in massima parte sugli azzurri depositi marini e fluviali emersi e solidificatasi nel quaternario, che occupano le quote più basse, mentre ad altezze maggiori si spingono le successioni lavico-calcarenitiche, colorate in giallo, arancione e rosso, di C.da Montagna e Scordia Alta, risalenti ad epoche ancora più antiche.
Come dicevamo sopra, le soffici piane alluvionali, ricche di humus, si prestano particolarmente alla coltivazione per cui nei settori colorati in azzurro troveremo prevalenza di piantagioni varie; per la maggior parte agrumeti e granaglie. Nell’immagine allegata questo settore è ben individuato nella fascia Scordia-Lentini, occupata, per l’appunto da un ampio pianoro entro il quale si colloca il Biviere di Lentini.. Qui converrà dire che la spianata è in realtà il risultato di due spinte tettoniche divergenti che allontanandosi reciprocamente hanno provocato l’abbassamento e l’appiattimento dell’area interessata: il cosiddetto Graben di Scordia-Lentini (al quale si contrappongono gli Horst che lo delimitano: le prime propaggini vulcaniche iblee, a sud, sud est, e i piccoli rilievi a nord-ovest). L’area in questione, infine, è attraversata da placidi corsi d’acqua, giunti alla fase di “vecchiaia erosiva”, che hanno depositato quanto strappato veementemente, nel loro corso superiore, ai rilievi dai quali provengono (Loddiero, S. Ippolito, Oxina, Trigona), prima di sfociare nel Biviere.
Procedendo verso l’abitato di Militello noteremo che la colorazione del territorio relativo cambia radicalmente virando decisamente ai toni rosso-arancio, propri degli affioramenti lavici e delle successioni basaltico-carbonatiche. Un territorio sicuramente più antico rispetto a quello preso in considerazione prima, che ha visto uno spettacolare alternarsi di imponenti fasi vulcaniche e lunghi periodi di quiete entro i quali si formavano spettacolari barriere coralline (questa zona, milioni di anni fa, doveva essere simile, o anche meglio, delle attuali Maldive) e successivi banchi di calcare interrotti da improvvise (geologicamente parlando) intrusioni magmatiche. In altre parole, quest’area dovette essere sede di un’estesa catena vulcanica sottomarina, culminante nel “relitto” del M.te Lauro, della quale le evidenze a noi più vicine sono i bacini dell’Oxina e del Loddiero, il picco di S. Croce, dominante da Sud-Ovest Militello e il M.te S. Venera che si staglia sull’orizzonte meridionale.
Ovviamente i processi tettonici sottostanti rispecchiano dinamiche diverse, in genere di corrugamento, che, nei milioni di anni, hanno provocato innalzamenti ed abbassamenti, anche poderosi, delle linee di costa con intrusioni e successivi ritiri delle acque marine intervallati da imponenti manifestazioni vulcaniche (in genere sub-marine).
I corsi d’acqua che solcano e incidono profondamente questi apparati rocciosi (Oxina, Loddiero, Calcarone, Lembasi) mostrano corsi tortuosi, ricchi di forre e cascate, propri di una fase di “giovinezza erosiva” che conferisce meraviglia a scenari naturali incantevoli.
Il “Geotopo” della Valle del Loddiero, di cui abbiamo trattato in altro occasioni, sempre su queste pagine, è un esempio emblematico di questi affascinanti fenomeni geologici che non smettono di suscitare l’interesse e la curiosità di tanti studiosi ed appassionati della storia della Terra.
Osservare una carta geologica, quindi, è come sfogliare le pagine di un libro su cui sono scritte le avvincenti fasi formative di un territorio e delle sue vocazioni. Per scoprirne il passato, leggerne il presente e possibilmente carpirne il futuro.
GINO CALLERI