I Normanni a Scordia. Riflessioni sulle ricerche di Enzo Traviglia.
0Accade spesso che le intuizioni di un semplice cittadino, magari non titolato istituzionalmente ma così appassionato ad una materia da conseguirne, nel tempo e con assidue ricerche, una competenza quantomeno attendibile, si schiudano a delle ipotesi di una portata tale da potersi prendere seriamente in considerazione. Il lavoro di Vincenzo Traviglia, imperterrito cultore di storia locale, ne è un esempio lampante.
La sua ricerca è da sempre incentrata sull’archeologia e le vicende storiche di epoca medievali che hanno interessato il nostro territorio. Chi ci segue con una certa costanza ricorderà che recentemente ci siamo soffermati più volte sugli accadimenti medievali del comprensorio lentinese, nel quale ricadevano Scordia, Militello e molti paesi limitrofi. Cogliamo l’occasione gentilmente fornitaci, quindi, per aggiungere altri spunti di ricerca e riflessione sull’argomento. Ci rendiamo altresì conto che non potranno mancare le critiche (o i mal di pancia) degli “integralisti” culturali, convinti (non sempre a torto) che per trattare di certi argomenti bisogna esserne esperti (il che non è affatto un male) e magari abilitati con un titolo universitario ( che non sempre, purtroppo, è garanzia di esattezza); ma seppur consci di poter incorrere in immancabili imprecisioni, rivendicando il diritto di ognuno di poter esprimere le proprie opinioni (purché minimamente fondate) e rispettosi di qualsiasi istituzione culturale, vogliamo dare spazio alla tenacia, determinazione e passione di questo cittadino qualunque “laurea sfornito”, di cui riteniamo interessanti le ricerche, confortati anche dal famoso detto: “cu mancia fa muddìchi”.
Vero e proprio “Topo d’archivio” il Traviglia ci propone una fondazione normanno-lombarda di Scordia e Militello, comprovata da fonti documentarie che egli stesso ha contribuito a rendere note. Ecco cosa scrive in un suo intervento sul web dal titolo. “I Normanni nel nostro territorio”
“Nelle nostre ricerche intorno a Militello e Scordia abbiamo riscontrato diversi nuclei abitativi di varie epoche, che dimostrano che su tutto il territorio del Lentinese erano sparsi tanti piccoli villaggi.
Attraverso questi insediamenti siamo riusciti a ricostruire parte della storia di questi due comuni, considerando quei pochi documenti che siamo riusciti a reperire. E’ interessante trattare il periodo normanno poiché proprio in questo periodo i piccoli nuclei abitati cominciarono il loro sviluppo, e dai villaggi sparsi, i Normanni, i Lombardi costituirono e fondarono anche dei paesi.
Le fondazioni di Scordia e Militello si devono alla famiglia Buglio venuta al seguito del Conte Ruggero per la liberazione della Sicilia dagli Arabi. Litterio Villari nel suo lavoro incentrato sulla figura del Conte Ruggero dice: “Il flusso emigratorio perdurò per circa un secolo e fu di tale portata che creò le basi per le fondazioni delle << colonie lombarde >> di Pantalica, Ferla, Sortino, Militello in val di Catania, Scordia, tutte appartenenti a Riccardo de Bubly, ( in seguito divenuto Buglio) avute in cambio della colonia di Butera che il conte Ruggero assegnò al cognato Enrico Aleramico. Tali colonie e quella di Lombardia (Enna) si formarono a guerra finita”.1 Scordia e il suo territorio furono soggetti a diverse donazioni, la prima nel 1131 la seconda nel 1151. Analizzando bene il primo documento emergono due cose: i Templari si insediarono per primi in Sicilia nei nostri territori, cioè a Scordia e a Militello, e anche se per quanto riguarda quest’ultimo non esiste documentazione, la simbologia presente è cosi ricca da farci pensare che, malgrado allo stato attuale non abbiamo trovato notizie nella Diplomistica passata e recente, il loro passaggio è certo. Attraverso una recente pubblicazione sui Branciforti2, apprendiamo come sia i Branciforti, che i Barresi abbiano avuto due Gran Maestri dell’Ordine dei Templari. E’ possibile che un parente dei Branciforte, il Gran Maestro dell’Ordine dei Templari Beltrand de Blanchefort (Bertrando Blanqueforti; 1166-1169) sia venuto in questo territorio, dove può aver avuto rapporti con i parenti Bracciforti e i locali Templari.
Quindi sarebbe così spiegabile la copiosa produzione simbolica relativa all’ordine, presente nel nostro patrimonio artistico e architettonico. La Famiglia Barresi siciliana, secondo molti storici, avrebbe avuto origini dal secondogenito del duca di Barry, antica ducea di Francia.
Il primo Barresi venuto in Sicilia sarebbe stato Abbo, nel 1058. Anche i Barres ( il cognome francese della famiglia ), al pari dei Branciforti, poterono vantare un Gran Maestro Templare: Everardo de Barres ( 1147 – 1151 ). Il possesso dei Barresi e dei Branciforti sui territori appartenuti prima ai templari fa rilevare un chiaro legame tra queste famiglie e l’Ordine. Per capire che i Barresi e i Branciforti, erano legati ai Templari, basta entrare nella chiesa della Madonna delle Stelle, e guardare il Sarcofago di Blasco Barresi: si noteranno diverse croci templari e dei motivi floreali certamente riconducibili alla simbologia dell’Ordine.”
Un ritratto sicuramente affascinante sembra quindi ricostruirsi tramite le parole dello studioso. A questo punto, però, non possiamo ignorare l’elemento squisitamente cronologico della trattazione: la signoria dei Barresi a Militello è attestata sin dal XIV secolo, mentre quella dei Branciforte (sia a Scordia che nella stessa Militello) esplode durante il XVII secolo; vale a dire molto tempo dopo il periodo in cui gli antenati delle due famiglie erano alla guida dell’Ordine. I Templari, inoltre, cessarono di esistere “ufficialmente” agli inizi del ‘300, a seguito della feroce persecuzione voluta dal re di Francia Filippo il Bello e alla scomunica di Clemente V. Come coniugare tutto questo in modo armonico e plausibile? Il Traviglia, basandosi sulle sue certosine ricerche documentarie, sembra restituirci uno scenario in cui un indistruttibile ed invisibile filo che attraversa i secoli lega a sé le più potenti famiglie del nostro territorio, sotto il vessillo dei Cavalieri del Tempio. Tali stirpi nobiliari avrebbero ricevuto in donazione molti dei possedimenti che furono affidati all’ordine nel periodo di massimo fulgore, quando anche la Chiesa sembrava benedirlo, non mancando di ricordare ai posteri la loro profonda appartenenza con la ricca simbologia presente su opere d’arte, chiese, case, palazzi, sarcofagi.
Ancora una volta, dunque, Scordia riemerge da tempi remoti, parecchi secoli prima della classica “ri-fondazione” per opera di un Branciforte seicentesco, Antonio, forse lontano successore di quel Bertrando che fu Maestro dell’Ordine. Il lavoro da fare per illuminare secoli della nostra storia è ancora immenso, ma passo dopo passo, persino sbaglio dopo sbaglio, pensiamo che, prima o poi, grazie anche all’opera di semplici appassionati e figure competenti, possibilmente impegnati in una costruttiva e proficua sinergia, si possano presentare elementi tali da poter sviluppare un prezioso contributo volto a squarciare con forza quel resistentissimo velo.
Note:
1) Litterio Villari. Il Vessillo del Conte Ruggero il Normanno e i Santi della Chiesa.
2) Nino Pisciotta. I Branciforti