Il Duce Ignoto di Paolo Orsi: eroe o campione del suo secolo?
0Dell’indubbio fascino ed interesse esercitati dal Colle San Basilio, presso Scordia ma ricadente in territorio di Lentini, abbiamo più volte riferito. Autorevoli ipotesi vorrebbero qui la presenza della famosa Brikinnia, emanazione fortificata ed eroica della vicina Leontinoi, espugnata e distrutta dalle forze siracusane durante la guerra del Peloponneso, lo scontro fratricida tra Atene e la più sfarzosa delle colonie siciliane dell’epoca. Allo stesso periodo risalirebbero, grosso modo, la realizzazione della grande struttura sotterranea a pilastri, etichettata come cisterna, e la cosiddetta Tomba del Duce Ignoto, scoperta agli inizi dello scorso secolo dal grande archeologo trentino Paolo Orsi, che ha restituito un corredo sepolcrale di indubbio interesse conservato al museo siracusano che porta il suo nome. Una vasta produzione letteraria e documentaristica può essere consultata per gli approfondimenti del caso.
Se tanto, al momento, sembra essere bastato in ambito istituzionale, lo stesso non può certo dirsi per la nutrita schiera di quanti, tra appassionati ricercatori e cultori di storia locale, sono rimasti affascinati e conquistati dalla palese magnificenza del sito .
L’arch. Gaspare Mannoia, apprezzato autore della serie Tesori di Sicilia, col suo pregevole Brikinnia ha qui individuato la presenza di un frequentato luogo di culto dedicato agli eroi, sede di pellegrinaggi ed offerte votive. Questo spiegherebbe, in buona misura, la cospicua presenza di materiale ceramico sparso su quasi tutta la spianata sommitale del colle, dato quantomeno contrastante con la presenza di una semplice fortezza militare.
Altre ipotesi, ancor più elaborate, vedrebbero l’ ipogeo a pilastri come un granaio di probabile epoca romana successivamente, in epoca bizantina ed alto medievale, come luogo di culto cristiano (lo dimostrerebbero i miseri resti di affreschi sacri presenti su qualche pilastro).
Anche in questo caso rimandiamo ad una nutrita pubblicistica reperibile, oltre che sulle più fornite biblioteche, sul web e sulle preziose collezioni di volumi editi dal Museo Civico de Mauro di Scordia.
Dopo la doverosa e veloce premessa, torniamo ad occuparci dell’oggetto principale di questa dissertazione: il corredo funerario del sepolcro del cosiddetto duce ignoto.
Come già noto, tra la messe di reperti rinvenuti spiccano le dotazioni militari più vistose quali un cinturone, una spada e una splendida corazza anatomica in bronzo che hanno consentito di individuare in un mercenario campano l’uomo ivi sepolto, probabilmente durante la metà del IV secolo a.C.
A completamento del ricco corredo fu posta una bellissima anfora di terracotta dipinta a figure rosse, attribuibile alla bottega del cosiddetto Pittore di Lentini , uno dei ceramisti più quotati dell’epoca.
Ci si chiede: perché ad un anonimo soldato campano sarebbe stato accordato un trattamento funerario talmente importante? Proviamo ad organizzare una risposta, partendo proprio dall’analisi dell’anfora. La scena dipinta mostra una raffinata ed affascinante donna, comodamente seduta, al cui cospetto si reca un prestante giovanotto, ornato da una ghirlanda sul capo, che sembra porgerle, in dono, una sottile coroncina. La scena è sovrastata da un viso maschile bendato sulla bocca, racchiuso in un medaglione quadrangolare. Alcuni hanno riconosciuto nella figura in piedi, le fattezze di un atleta, probabilmente un vincitore (come indicherebbe la ghirlanda sul capo) per cui è stata avanzata l’ipotesi che l’uomo sepolto avesse in qualche modo coltivato in vita ideali sportivi ed olimpionici. Il ritratto bendato, d’altronde, pare anche suggerire che il soggetto in questione fosse un defunto (come in uso nella simbologia greca dell’epoca) e, conseguentemente, non sembrerà sconveniente supporre che possa trattarsi proprio di una sorta di “trasfigurazione” del nostro mercenario campano. Una coerente lettura della scena, quindi, potrebbe essere la seguente:
Un valido atleta, un campione lo definiremmo oggi, si presenta, forse dopo il trapasso, ad un’ importante entità femminile (la gloria, la memoria?) nella speranza che questa avrà cura di custodire e tramandare le sue virtù sportive, militari, umane. La donna si potrebbe associare ad una figura legata a culti aventi come riti principali le competizioni atletiche. Nell’antico mondo greco, tra l’altro, così attento ai canoni del benessere psico-fisico, non mancavano di certo le occasioni per svariate attività ludiche, sportive ed erotiche spesso riconducibili proprio agli ambiti sacri. Sarà utile ricordare che i mercenari dell’epoca, godevano di un certo prestigio derivante dalla fama di grandi lottatori dal fisico prestante e che sul margine occidentale del colle furono anche rinvenuti brani di un probabile santuario dedicato a divinità femminili .
Se proviamo a dare per scontato che l’anfora in questione, quasi certamente prodotta nel circondario e su precisa richiesta, non fosse stata inserita tra il corredo funebre solo per la pregevolezza della sua fattura, si rafforzerebbe ulteriormente lo scenario che stiamo cercando di prefigurare.
Ipotizziamo, infatti, che Il cosiddetto Duce Ignoto , oltre che valente militare, distintosi nella conquista e/o nella difesa del presidio situato sul colle San Basilio, dovette essere una figura di spicco nell’ambito di appassionanti manifestazioni sportive e, verosimilmente, uno dei vincitori più acclamati; tanto da meritare una sepoltura riservata a personalità di notevole caratura.
Tale ricostruzione si sposerebbe senza ostacoli a quella elaborata da G. Mannoia, già sopra menzionata: il colle come Santuario nel quale vennero inumati e venerati tanti eroi, probabilmente intesi come autori di gloriose gesta militari e, perché no, sportive.
E’ questa una teoria assai fascinosa e suggestiva che rafforzerebbe, ove ve ne fosse ancora bisogno, l’eccezionale peculiarità che il sito ha rivestito in tutte le epoche, specie in quella legata alla conquista greca.
Ma per avvalorarla occorrerebbe verificare con una certa accuratezza quanto la ceramica greca fosse di produzione generica , decorata da scene casuali come genuina emanazione artistica degli autori, oppure prodotta su commissione e con tematiche ben specifiche.
A questa domanda l’Archeologia deve ancora rispondere.
Gino Calleri