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Il nostro Passato: il nostro Futuro

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  • di Gino Calleri
  • in Cultura & Spettacolo
  • — 28 Ott, 2011

Della  storia di Scordia si può tentare una ricostruzione soltanto a cominciare da una determinata epoca, coincidente coi primi secoli del primo millennio d.C. e continuando ad intervalli di tempo sino  alla comparsa del Principe Antonio Branciforte, risalente al 1628. Da quell’anno in poi  è un filo quasi ininterrotto fino ai nostri tempi. Ma di ciò che erano i giorni della nostra terra prima del 1131, epoca in cui compare, fino ad oggi, per la prima volta in un documento ufficiale il toponimo Scordia, non si sa quasi nulla.

In realtà a rendere il quadro un po’ più complicato partecipa anche la questione dei limiti territoriali comunali.  Un decreto borbonico del XIX secolo, consegnò al comune di Scordia gli attuali confini che ne fanno uno dei territori meno estesi del distretto Sud-Simeto, specie se paragonato a quelli dei comuni limitrofi: Militello, Palagonia, Lentini.  Come dire, un vero microbo in cui si riscontra una cospicua densità abitativa, tra le più alte di tutto il calatino.
Questo ha determinato un fattore non certo positivo per il luogo: sono parecchi e notevoli, infatti, i siti archeologici che si trovano a pochissima distanza dal centro abitato  ma che non ricadono entro i confini comunali. E molti quelli che, pur ricadendovi, sono scomparsi o sono destinati a sparire sotto una pressione antropica sempre crescente e spesso poco rispettosa.
Chi si accinge, quindi, ad intraprendere un qualsiasi tentativo di ricostruzione storica, o meglio preistorica, dovrebbe basare ogni ragionamento su un semplice postulato:  non tener conto dei confini amministrativi, ma soltanto delle distanze in linea d’area; forse le uniche che consentono di acquisire dati concreti, non filtrati da fuorvianti limitazioni artificiose, e che permettano di stabilire l’effettiva “appartenenza” o meno, sociale e culturale,  di un sito  ad una  (o più) comunità!
A meno di 5 km, in linea d’area, ad esempio, si annoverano diverse località interessantissime. Monte S. Basilio (‘u casali), le contrade Castellana e Xirumi, appartenenti a Lentini; le valli del Loddiero, dell’Oxina, del Carcarone, le contrade Scordia soprana, Linziti, Ambelia e Fildidonna ricadenti su Militello V.C.
Non c’è dubbio che molte delle aree prima elencate trovano in Scordia il nucleo abitato moderno più vicino. Non sembrerà quindi blasfemia affermare che la storia di quei luoghi possa essere la storia dei nostri luoghi.
Insomma il nostro vicino spazio extracomunale è costellato di svariati siti d’interesse archeologico. E quello intercomunale?  Pure.
Malgrado si ritenga che in antichità le terre più basse di Scordia (la Scordia Sottana) dovettero essere lande paludose, insalubri ed inospitali, i siti in  C.da Cava, per esempio, o Grotta del Drago, come in C. da Ogliastro inducono quanto meno a dubitarne. Purtroppo di tutto ciò rimangono solo i …buchi nelle rocce (e non sempre..).
Possiamo immaginare il  territorio, intorno al II° millennio a. C., come una verde vallata, con una vegetazione molto più folta e diversa dall’attuale nelle zone più elevate, in cui in ogni emergenza rocciosa calcarea veniva ricavato un villaggio, più o meno esteso, con  relativa necropoli. Si delineano così alla mente vari  scenari: la Valle del torrente Cava, dalla  portata molto più cospicua dell’attuale, con le pareti tufacee brulicanti di vita, dai piedi della Montagna sino all’attuale Ponte della ferrovia (“u tri ponti ‘i Puddicinu). Lo stesso dicasi per la Valle del Loddiero del Carcarone e delle coste della Montagna.

Tutt’intorno, a pochi chilometri,  altri siti e  nuclei abitativi forse in strettissima correlazione socioeconomica tra loro e col resto dei territori circostanti  Immaginiamo intensi scambi commerciali di pregiati manufatti in terracotta, rame , bronzo e pure in  metalli preziosi che avvenivano anche  per via fluviale, immaginiamo contatti tra varie culture o facies culturali, situate più lontano, tra le alture degli Erei o degli Iblei.
Proviamo poi ad azzardare un contatto con genti italiche, provenienti dalle Eolie, che in questo enorme comprensorio trovano il luogo ideale per formare un potente e mitico  regno: forse la Xuthìa (nel nome non ricorda Scordia?) già citata da Diodoro Siculo nel I° secolo dopo Cristo.

Torniamo quindi all’ipotesi di partenza. Ci chiediamo: è possibile fare tesoro di quanto in termini storici e culturali ci circonda? Prendo spunto da un interessante dibattito svoltosi a Militello il 29 gennaio scorso, che ha visto confrontarsi forze politiche e cittadini avente per tema le prospettive socio-economiche del territorio. Ebbene, è chiaramente emerso come uno dei settori cardine attraverso cui rilanciare le sorti del comprensorio sia proprio quello della valorizzazione dei beni culturali, paesistici e architettonici.

Confortati da questo proviamo ancora una volta a scardinare le serrate porte della fantasia e cerchiamo delle ipotesi d’intervento, quant’ anche  suggestive ma non improbabili.
Ci piace quindi immaginare l’istituzione di un museo archeologico, ricco dei reperti provenienti dai numerosi siti scavati e/o da indagare a fondo, in cui addetti appassionati e capaci possano formarsi e trovare lavoro.
Ci piace immaginare il ritorno della Corazza del Duce Ignoto e dei tantissimi e preziosi reperti custoditi in lontane sedi museali, che possono creare una forte attrattiva per un turismo interessato.
Ci piace immaginare la bonifica della Cava/ Grotta del Drago e del basso corso del Loddiero, la ricostruzione ambientale dei siti in loco e la loro fruizione tramite incantevoli ed attrezzati percorsi naturalistici, teatro di suggestive e divertenti iniziative collaterali di promozione. Finanche l’istituzione di un Parco o di un complesso interattivo di Parchi.
Pensiamo ad un itinerario turistico strutturato con collegamenti efficienti verso i più bei siti dei dintorni (Fildidonna, S. Basilio, Castellana, Oxini, Xirumi, Carcarone, etc.) da raggiungere finanche a piedi, dotati di aree attrezzate per la sosta, il ristoro e la fruizione.
Pensiamo alla realizzazione di un vasto   Parco/Distretto archeologico/naturalistico chiamato “Suntelèia” (o altro)  che abbracci i territori in cui si svolsero le gesta del condottiero siculo Ducezio: Palagonia, Mineo, Scordia, Militello, Ramacca. E lo stesso possente impatto potrebbe avere anche un altro eventuale Parco archeologico avente come tema principale il mitico regno di Xutho, tramandatoci da Diodoro Siculo, che si snoderebbe per tutta la valle del Margi sino a lambire Lentini e le falde dell’Etna, avente nell’altura di S. Basilio uno degli snodi nevralgici.

Ognuno, adesso, fantastichi ciò che vuole. Si renderà conto che le potenzialità sarebbero enormi. Come enormi si presenterebbero i problemi per attuare, anche in parte questi scenari.
Occorreranno dirigenti seri, onesti, capaci e illuminati.
Occorreranno cittadini dello stesso livello.
Ci vorrà tanta buona volontà al servizio di audaci ed innovative  idee.
E’una grandiosa sfida creativa.
Ma ci piace pensare che ci sarà qualcuno pronto a raccoglierla.
Perché tutto ciò che è pensabile, quasi sempre, è fattibile!

GINO CALLERI

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