Il servizio sul 24′ anniversario della uccisione di Nicola D’Antrassi
0Lo slargo Nicola D’Antrassi per una volta l’anno rivive di speranza. Quel luogo ormai divenuto il simbolo del riscatto di una città messa in ginocchio negli anni di piombo da una guerra che lasciò tanti morti sull’asfalto e fra questi vittime innocenti come quella di Nicola D’Antrassi, imprenditore agrumicolo, ucciso la sera dell’11 marzo di 24 anni fa. Un omicidio che rimane ancora avvolto nel buio ma che ha certamente un mandante, un esecutore e più di un omertoso che quella sera decise di chiudere gli occhi. Un luogo che ha vissuto per una volta dell’innocenza dei bambini delle scuole scordiensi che guidati dalle loro insegnanti hanno lanciato un segnale inequivocabile di cambiamento. Le loro poesie, le frasi, gli slogans, i disegni, tutto realizzato con grande impegno e con la determinazione di chi vuole lasciare una traccia indelebile in una città ancora troppo sorda ai richiami di chi vuole che la legalità sia al primo posto. Alla deposizione della corona d’alloro del figlio Elio c’era presente lo Stato: il prefetto, Francesca Cannizzo, il comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Giuseppe La Gala, l’assessore regionale e magistrato, Nicolò Marino, il procuratore della repubblica di Caltagirone, Paolo Giordano. Le autorità civili e militari fra tanta gente comune, con le associazioni di volontariato, tutti a stringersi attorno ad una lapide che riporta un nome ucciso dalla mafia con la speranza che questa mafia abbia presto un nome ed un cognome da potere assicurare alla giustizia.
L’intervista al Procuratore della Repubblica di Caltagirone, Paolo Giordano