IMU prima casa. Uscita dalla porta nel 2013, rientrerà dalla finestra nel 2014
0Governo dei proclami, dei dogmi e delle partite di giro. L’IMU e la politica fiscale del Governo in generale sono temi nazionali, ma che operativamente incidono sui cittadini e sul livello locale dei Comuni, giacché giova ricordare che l’imposta è una delle entrate principali dei bilanci comunali. In teoria in un’ottica di federalismo fiscale, la materia dovrebbe essere argomento di scelte locali e su queste dovremmo in parte discutere. Tuttavia considerato che la stragrande maggioranza dei Comuni Italiani versano in situazioni di criticità, anche l’autonomia degli Enti sull’imposta lascia margini di manovra pressoché nulli. In questo senso leggo la scelta del Comune di Scordia di assimilare ad abitazione “prima casa”, una sola unità data in comodato d’uso gratuito a un parente in linea retta, ma solo se con ISEE inferiore ai 15 mila euro. Come dire, nelle condizioni in cui versa il Comune di più, non si poteva. Preso atto di tutto ciò non possiamo che muoverci all’interno di chi ha disegnato l’Imposta e sul come è stata o non è stata modificata. La scadenza del 16 dicembre è appena trascorsa ed è stata segnata dalla “politica degli annunci” durata l’intero 2013. Da circa 8 mesi è arrivato un nuovo Governo, stavolta politico di grande coalizione, con la stessa base parlamentare del precedente governo tecnico (PD – Pdl – UDC-Scelta civica). E in concreto da gennaio di quest’anno (campagna elettorale) che si discute di IMU prima casa, ricorderete la lettera di rimborso del tributo versato nel 2012. Uno degli obiettivi programmatici dell’esecutivo, proprio per pagare dazio a uno degli alleati principali del Governo delle larghe intese, era il superamento dell’IMU prima casa e in generale mettere mano alla rimodulazione IMU che presentava diverse iniquità oltre che storture di ordine tecnico. L’IMU varata dalla stessa maggioranza parlamentare era di fatto, sconosciuta dalla stessa maggioranza che l’aveva votata e approvata solo un anno prima. Erano i pentiti dell’IMU, un’imposta odiosa che era stata votata evidentemente a loro insaputa.
La politica degli annunci in largo anticipo. Non ci piace fare demagogia e proprio per questo partiamo da un assunto. Qualsiasi diminuzione di tasse (a saldi invariati) può essere attuata solo se prima si è tagliata una corrispondente posta della spesa pubblica. Al di fuori di questa equazione è solo fumo negli occhi. La diligenza del buon padre di famiglia imporrebbe di trovare prima le coperture adeguate e solo dopo cancellare o alleggerire un’imposizione. Un Governo che si rispetti dovrebbe attenersi a questo sacrosanto principio, ma su questa vicenda è invece accaduto il contrario. Il Governo delle “larghe intese” ha annunciato con “largo anticipo” la cancellazione dell’IMU prima casa. Uno dei primi atti dell’attuale Governo è stato il decreto di sospensione della 1° rata IMU prima casa “per tutti”, nelle more della cancellazione definitiva. Dopo 3 mesi reperite le risorse (anche con partite di giro) si è cancellata definitivamente la prima rata. Nel frattempo era già ottobre e proseguivano gli effetti annunci in pompa magna sulla seconda rata. Anche in questo caso, il solito modus operandi, prima cancellata la tassa con grande effetto annuncio salvo poi rifare i conti fino all’ultimo e capire che mancano all’appello parecchi quattrini. Infatti, il calcolo delle coperture era stato fatto tenendo conto delle aliquote applicate dai Comuni per il 2012. Molti Comuni che nel 2013 hanno aumentato le aliquote (tra questi anche Scordia) non sono coperti integralmente dalla norma. Per questi cittadini si aprirà la coda della mini rata IMU del 24 gennaio 2014, pari al 40% dell’incremento tra l’aliquota base del 2012 (4 per mille) e quella prevista per il 2013 (6 per mille). Sarà forse una piccola cifra, ma che genere di credibilità può avere un Governo che per 8 mesi ha sbandierato e venduto una cosa che poi non solo non mantiene, ma soprattutto a quale prezzo l’ha realizzata. Valeva la pena per il paese pagare questa cambiale? Nei due punti successivi spiegherò perché a mio parere si è trattato di mettere solo delle bandierine sterili che non aiutano il mondo produttivo oltre che parlare di fumo negli occhi illusorio, guardando soprattutto il 2014 e non solo l’attuale.
Meno IMU “per tutti” sulla prima casa. Rimane quella sui capannoni. Nella versione IMU 2012 (quella da loro stessi votata), una buona parte degli Italiani già non pagava IMU prima casa, e un’altra parte consistente pagava cifre del tutto marginali. Uno stereotipo medio costituito da un nucleo familiare con n. 2 figli presenti di età inferiore a 26 anni usufruiva complessivamente di una detrazione pari a 300 euro. Di fatto con un’abitazione prima casa “normale” la famiglia media già non pagava imposta o comunque scontando le detrazioni ha versato nel 2012 cifre ragionevoli. Per migliorare la loro condizione si potevano alzare le detrazioni prima casa, in modo di allargare ulteriormente la platea dei contribuenti esenti. Per essere chiaro il grosso del gettito IMU prima casa ricadeva sul 30% dei soggetti, e conseguentemente la materia del contendere era riferita a questi contribuenti. Se la coperta è corta e si fa fatica a reperire risorse non era forse più logico mettere quei 4,2 miliardi di euro necessari per togliere l’IMU prima casa “per tutti”, sul cuneo fiscale e renderlo più tangibile di quello che invece sarà (impercettibile). Oppure ancora se l’IMU doveva essere certamente rivista sarebbe stato più logico alleggerire il peso fiscale dell’IMU sui beni strumentali d’impresa e sulle attività produttive in generale (capannone, stabilimento/opificio, il negozio e laboratorio). Anche la deducibilità parziale dell’imposta è la classica aspirina al malato di cancro. Da anni oramai parliamo di crisi occupazionali e capannoni che chiudono. Del resto, se la posizione di Confindustria, dei Sindacati dei lavoratori, delle parti sociali era la medesima qualcosa, forse vorrà significare. Tutti concordavano che l’IMU prima casa non era una priorità, ma occorreva allocare eventuali risorse disponibili su altrove. Questo a mio modo di vedere è un classico esempio di una politica staccata dal paese reale e da quello che il sistema produttivo (lavoratori e imprese) vogliono concretamente per l’utilità del paese. Tuttavia per la politica delle “larghe intese”, la materia era una vera urgenza per il paese. E proprio il caso di dire che da questo momento, “meno IMU per tutti”. Se poi non è stato diminuito il carico dell’imposta dell’artigiano, del commerciante, del capannone aziendale, poco importa. Potrà essere sostenuto che nell’anno solare 2013 nessun Italiano ha versato IMU prima casa, in fondo la mini-rata IMU dovrà eventualmente essere versata a gennaio che come è noto sarà già 2014. La politica degli annunci e i dogmi elettorali sono salvi, ma attenzione solo fino al 31 dicembre 2013.
Quello che si cancella nel 2013 si riscrive con altri caratteri nel 2014. Negli ultimi 2 anni (periodo delle larghe intese), la vicenda della tassazione degli immobili con particolare modo sulla prima casa ricorda molto la tela di Penelope. Di giorno tesseva la tela, di notte la disfaceva. La stessa maggioranza negli anni dispari introduce una tassa per l’anno successivo (pari), e ancora nell’anno dispari toglie la tassa ma attenzione, l’anno successivo reintroduce la stessa cambiandogli il nome, con decorrenza naturalmente per l’anno dopo. La ripetitiva e noiosa cronistoria appena fatta, sarebbe fisiologica se fosse stata perpetrata da diverse maggioranze politiche succedute nel tempo e che evidentemente tendono a non condividere l’operato dei loro predecessori. Diviene schizofrenia allo stato puro essendo la costruzione e la successiva demolizione frutto della stessa maggioranza parlamentare che ha votato i provvedimenti. La tanto odiata e vituperata “IMU prima casa” è stata votata nel dicembre 2011 dallo stesso PdL in Parlamento, naturalmente come detto si erano distratti. E’ innegabile che i Governi delle “larghe intese” a fantasie e creatività di acronimi di tasse locali siano parecchio prolifici. Dall’IMU (Imposta Municipale unica) alla IUC (Imposta unica Comunale) passando per pochi giorni alla TUC.
La nuova tassa sui servizi comunali si articola in due componenti: la prima a copertura dei costi per la gestione dei rifiuti urbani(TaRI) che sostituirà la Tarsu-Tares. La seconda a copertura dei costi sui servizi indivisibili dei comuni(TaSI). Nella sostanza cambiando l’ordine dei nomi, il prodotto non è cambiato. Concentriamoci sulla componente TaSI con l’aliquota di base fissata all’1 per mille, ma i Comuni possono aumentarla fino al 2,5 per mille. Anche le detrazioni inizialmente non previste, lasciate alle disponibilità dei Comuni. Crediamo di dire una cosa non lontana dalla realtà se affermiamo che molti Comuni in situazione di criticità, saranno costretti a fissare l’aliquota nella misura massima. In assenza delle detrazioni, per com’è disegnata oggi, la “famiglia tipo media” che già nel 2012 non pagava IMU o versava cifre modeste, per il 2014 rischia di pagare addirittura una cifra superiore al 2012, e questo è un paradosso. Si fa notare che in ogni caso il gettito della componente TaSI è circa la metà del vecchio gettito IMU prima casa, conseguentemente sempre di una parziale diminuzione del carico fiscale se comparata al 2012. Corretto, ma il problema è il solito pollo di Trilussa e delle medie. Certamente chi nel 2012 pagava cifre alte ci guadagnerà parecchio, mentre chi era esente (o versava cifre marginali) avrà da rimetterci in questo gioco di acronimi. Non è infatti solo un problema di quantità ma di composizione qualitativa di chi sopporta il nuovo carico. Facciamo un ragionamento scevro da posizioni precostituite e poniamoci una domanda. Dov’è l’equità in tutto questo? Più che un Governo delle “larghe intese” sembra il governo delle “larghe partite di giro” farcite dal gioco delle medie aritmetiche e avvicendamento degli acronimi delle imposte.
FRANCESCO GHERARDI