Interessante rilievo geologico scoperto dietro il muro di contenimento del Liceo Majorana.
0La tanto attesa demolizione del muro di cinta del liceo Scientifico Statale “E. Majorana” di Scordia, che, pericolante, aveva reso inagibili la palestra e una parte del cortile, oggetto nel passato di tante attenzioni mediatiche e motivo di proteste studentesche, ha portato alla luce un’importante evidenza geologica che altrimenti sarebbe stato impossibile rilevare. Il ritrovamento mi è stato prontamente segnalato dal collega che svolge anche la professione di geologo, Domenico Bella che mi ha aiutato ad approfondire e chiarire gli aspetti di natura più strettamente specialistici della questione e a cui pertanto va il mio vivo ringraziamento.
La parte esterna del nostro pianeta, comunemente definita crosta, che ha uno spessore che va da 70 km (aree continentali) a 10 km circa (fondali oceanici), formata su grande scala da placche tettoniche (come quelle di un pallone di calcio in cuoio per intenderci, il tetto della sfera), è sottoposta a sollecitazioni che le spingono l’una contro l’altra (convergenti), le allontanano (divergenti) o che le fanno scorrere (movimenti trasformi).
Nella fattispecie si è evidenziata un’interessante faglia, cioè una spaccatura crostale con movimento relativo di blocchi rocciosi.
Questa struttura geologica si inquadra nella tettonica distensiva dell’area iblea che genera quei distruttivi movimenti crostali che sono stati responsabili nel passato di terremoti tra i quali si ricorda quello dell’ 11 gennaio 1693 in seguito al quale l’intero Val di Noto fu ricostruito in stile “Barocco Siciliano”, tutelato dall’UNESCO quale patrimonio dell’umanità.
La faglia interessa due formazioni geologiche: le calcareniti quaternarie (in foto di colore giallo sabbia) e le argille grigio azzurre del Pleistocene, dislocate secondo una cinematica distensiva che le ha portate a posizionarsi allo stesso livello delle sottostanti calcareniti.
Nella zona di frattura tra i blocchi crostali, dove è presente il brusco cambiamento di andamento dello strato di “tufo di arenaria”, si possono notare delle magnifiche microstrutture tipicamente distensive che evidenziano le potentissime forze di attrito tra i materiali, con processi metamorfici (di trasformazione) di carico legati alla pressione prodotta dai blocchi in movimento a carico delle argille che le hanno appiattite fino a farle diventare a struttura foliata (argilloscisti). In mezzo a questo sprigionarsi di forze meccaniche si trovava un apparato radicale che, come è facilmente osservabile nella foto, è del tutto appiattito e sradicato dal suolo. La radice non è completamente disseccata e, pertanto il crollo tettonico, ad occhio, si può fare risalire ad alcune decine di anni fa. Il ritrovamento di siffatto elemento geologico, casualmente proprio al confine dell’edificio scolastico, dovrebbe farci riflettere sulle immense ricchezze presenti proprio attorno a noi. Un ex alunno del nostro liceo, il geologo Giovanni Amenta, in un articolo “Geopolitica del Mediterraneo” pubblicato da Dario Flaccovio editore in data 6/4/2012, afferma con mirabile intuito: “perché non valorizzare sempre più il nostro territorio, con la presenza di figure professionali
capaci d’interagire con esso e i loro ospiti, perseguendo politiche di tutela e conservazione del nostro patrimonio bio-geoarcheologico.
La preservazione del nostro territorio e la conservazione di singolarità naturalistiche risultano essenziali per ristabilire gli equilibri naturali, promuovendo una mentalità di educazione e ricerca scientifica, capace di
realizzare una giusta integrazione tra uomo e ambiente.
Il vantaggio di tale atteggiamento non si ripercuoterebbe soltanto in una dimensione geoturistica e di sviluppo economico, ma investirebbe positivamente, soprattutto la qualità di vita del territorio e della società civile.
La pubblica amministrazione potrebbe e dovrebbe investire sul territorio al fine di rendere fruibile anche gli interessanti aspetti geologici del nostro territorio all’interno di itinerari di turismo paesaggistico-naturalistici che, come detto sono strettamente collegati con lo sviluppo urbanistico e architettonico del territorio.”
Si potrebbe pensare alla realizzazione di un piccolo museo della faglia aperto al pubblico, studentesco e non, che permetterebbe la collaborazione tra il nostro liceo e il corso di laurea in scienze geologiche gettando le basi per progetti di turismo scientifico in un’area, come quella del vulcanismo ibleo, che attorno Scordia presenta delle formazioni laviche uniche in Italia, tra l’altro ricadenti in una delle aree più interessanti del globo in cui l’Africa scorre al di sotto del dominio europeo, lungo una linea di confine immaginaria tra Gela e Catania a pochi km da uno dei vulcani più studiati al mondo, l’Etna.
Salvino Di Stefano*
*docente presso il Liceo Scientifico “E.Majorana” di Scordia