La catena di Sant’Antonio delle foto hard. Tra sesso e alcool i giovani si perdono nella banalità
0Centinaia di foto di ragazze nude, in pose maliziose e hard corrono di smartphone in smartphone, più veloci di internet. Una vera e propria “catena di S.Antonio” che nel giro di pochi mesi ha raggiunto il suo acme così che l’argomento è diventato oggetto di morbosa curiosità e di discussioni che dalle piazze della città in cui ci si conosce tutti per nome e cognome e spesso anche con soprannome, hanno raggiunto quelle virtuali dei social. Tutto sembra nascere dalla condivisione di foto all’interno di un gruppo di WhatsApp frequentato da molti giovani, alcuni anche minorenni. Qualcuno per motivi che sono al vaglio degli inquirenti, decide di renderle di pubblico dominio postandole su internet e facendole girare di mano in mano, comprese quelle dei genitori delle ragazze colte in pose inequivocabili e a cui non rimane che rivolgersi alla Polizia Postale che congiuntamente ai Carabinieri, avviano le indagini che portano all’individuazione di tre giovani, un militellese e due scordiensi, ritenuti responsabili di diffamazione aggravata, utilizzo di dati personali e per uno di loro anche di tentata estorsione. Su disposizione del Procuratore della Repubblica di Caltagirone, Giuseppe Verzera, in seguito alle perquisizioni effettuate a carico degli indagati, sono stati sequestrati smartphone e apparecchiature informatiche che saranno oggetto di analisi tecniche da parte del personale della Polposte.
Un respiro di sollievo per molte famiglie costrette a vivere un incubo ma anche una ferita profonda, difficile da rimarginare per le tante ragazze che sono finite a loro insaputa sulla bocca e sugli smartphone dei loro concittadini ed in un paese come accade spesso i commenti si sprecano facendo passare quelle che sono le vittime in “quelle che se la sono cercata”. Un fatto emblematico, punta di un icesberg del disagio di una generazione che sembra non potere fare a meno di smartphone anche costosi e che non conosce sino in fondo i rischi delle nuove tecnologie e dei social. Molti loro coetanei, dopo avere ottenuto il diploma hanno preferito lasciare il paese che soffre una grave crisi economica che va di pari passo con quella dell’unica fonte di reddito per molte famiglie, l’agrumicoltura e continuare gli studi altrove, fuori dalla Sicilia mentre quelli rimasti occupano il loro tempo libero frequentando i numerosi chioschi e pub che negli ultimi anni sono cresciuti a dismisura mentre l’unico cinema rimasto prova ad attirare il loro interesse con film di prima visione. Il sabato sera la città sembra un deserto ma dalla tarda ora i pub pullulano di giovani che si incontrano, bevono il loro immancabile coktail, ascoltano musica. Qualcuno ogni tanto eccede e così accade che si debba fare ricorso al pronto soccorso del vicino ospedale di Militello dove sta diventando ormai usuale l’accesso per sovradosaggio di alcool. Gli inglesi la chiamano binge drinking, intossicazione episodica ricorrente che in alcuni casi rischia anche di diventare pre-coma etilico come quello che ha colpito un ragazzo di 14 anni che lo scorso sabato si è sentito male dopo che insieme ad altri coetanei aveva organizzato una sera a base di vodka e sambuca: quattro bottiglie acquistate senza difficoltà presso un mini market e consumate in otto. A salvarlo è stata la madre che, preoccupata dal fatto che il figlio non rispondesse al telefono, è riuscita, tramite i compagni, ad intercettarlo presso un’abitazione di uno di loro dove nel frattempo i ragazzi si erano riuniti approfittando dell’assenza temporanea dei genitori. Il provvidenziale intervento dell’ambulanza del 118 e dei sanitari del pronto soccorso hanno scongiurato il peggio. Quello che preoccupa i genitori è la facilità con cui i loro figli ancora minorenni vengono in possesso dell’alcool. Sesso e alcool dunque ma c’è anche la droga, quella che fa paura e che le forze dell’ordine cercano di arginare con frequenti operazioni che confermano come il mercato sia fiorente.
In questo momento tanto delicato, dove il rischio di gogne mediatiche per le vittime è altissimo, si segnala la campagna sui social lanciata da OIKIA donna Scordia, che ha coniato l’hastag “StopAlPassaLaFoto – Una foto non può uccidere un’anima” e che ha organizzato, col patrocinio del Comune di Scordia e la collaborazione delle forze dell’ordine, dei seminari sul tema della violenza verbale che saranno avviati il 30 Aprile per un totale di tre incontri (7 e 14 maggio le altre date). L’associazione, nata oltre due anni fa contro la violenza di genere, darà voce a psicologhe, psicoterapeute e professioniste del settore per meglio comprendere un problema tanto sottovalutato ma sempre più pressante nelle conseguenze sulle donne, più o meno giovani.
Il sindaco, Franco Tambone afferma: “Questi episodi che coinvolgono giovani della nostra comunità ci impone una riflessione, ma nel contempo la necessità di intervenire in maniera tempestiva per comprenderne le ragioni e cercare possibili soluzioni. Sono problemi per i quali è necessario il coinvolgimento delle famiglie, della scuola e di tutti organi deputati al controllo di questi fenomeni. Ci sono inoltre aspetti, come l’abuso dell’alcol, per i quali è necessario un incontro con operatori commerciali, titolari di locali pubblici e associazioni di categoria. Una iniziativa che mi impegno ad assumere in prima persona, già nei prossimi giorni, anche in vista di una stagione estiva che vogliamo sia trascorsa nel rispetto di tutte le norme che regolano l’esercizio di tutte le attività economiche”. Dello stesso avviso anche il presidente del consiglio comunale, Francesco Cacciola: “Per il problema dell’abuso di alcol tra gli adolescenti ritengo che oltre ad un impegno delle famiglie, magari riflettendo sugli abusi del concetto di libertà che oggi sono la normalità, che oggi più che mai hanno trascurato il loro ruolo, occorre un intervento deciso delle Istituzioni, non solo con la sensibilizzazione e l’informazione ma anche con operazioni repressive verso quelle attività che vendono e somministrano alcol ai minori violando palesemente la legge”.
LORENZO GUGLIARA