La “tristeza” agricola scordiense tra siccità e cascola d’olive
0Stagione magra d’olive, raccolti più scarsi e meno maturi, assenza di erba e prezzi degli ortaggi elevati sono solo alcune delle conseguenze che si rilevano oggi al termine dell’ondata di caldo anomalo che ha investito la Sicilia fino a Ottobre inoltrato. Bilancio agricolo negativo per quest’inizio d’autunno che ha visto minime stagionali superiori di 2,6 gradi, con un 90% in meno di precipitazioni. Gravi i danni causati alla pastorizia con il susseguente calo della produzione agrumicola e l’aggravio dei costi per gli agricoltori.
A lanciare l’allarme per la regione Sicilia l’osservatorio agroclimatico di Coldiretti. L’agitazione rispecchia perfettamente la nostra realtà cittadina- dichiara l’assessore Francesco D’Agosta- nel nostro territorio soprattutto per il comparto agricolo e in particolare modo nell’ambito della produzione di arance.
La prolungata siccità ha dato un consequenziale incremento dei costi di produzione, tutt’oggi in continua crescita. “La quasi totale assenza di piogge ha conseguentemente portato alla necessaria e prolungata irrigazione- afferma D’Agosta- ciò ha modificato il normale equilibrio del governo delle nostre risorse idriche agricole. Inoltre Consorzi di bonifica hanno interrotto l’erogazione d’acqua e i produttori hanno dovuto fare ricorso ai pozzi consortili con conseguenti maggiori costi d’irrigazione che si riversano sui prezzi dei prodotti al compratore ultimo.
Il clima caldo umido ha sviluppato una forte cascola di olive, in un’annata che già si profilava scarsa. “ Il clima arido ha determinato una maggiore produzione della mosca dell’olivo. Questa depone l’uovo nell’oliva che si schiude. Il verme nato mangia la polpa dell’oliva causando il conseguente aumento dell’acidità e la successiva caduta di questa. L’unico effetto positivo per l’olivo in periodo di siccità è sicuramente l’aumento della resa.”
Non solo danni agroclimatici ma anche Tristeza onnipresente. Il virus Citrus Tristeza Virus originario del sud est asiatico, che colpisce principalmente l’arancio amaro “e i notri innestri storicamente nascono da arance amare” dichiara l’assessore, provoca perdita delle foglie e disseccamento dei rami con scanalature longitudinali al di sotto della corteccia nel legno della pianta.
Questi batteri distruggono la pianta attaccata che inevitabilmente dissecca e muore. “A oggi il problema sussiste nei nostri agrumeti. Non esistono insetticidi validi nella lotta contro gli afidi vettori della tristeza se non il rinnovo della pianta attraverso portinnesti resistenti al virus quali il carrizo e il troyer” continua l’assessore “Innesti quest’ultimi che sono soggetti a fisiopatie di cui l’arancio amaro è però resistente”.
All’alba di una nuova campagna agrumicola che prospettive si hanno? La scorsa campagna è stata caratterizzata da un’elevata produzione di pezzata piccola. Ciò ha fatto sì che il prezzo all’industria si mantenesse molto basso. Quest’anno non sarà cosi, si preannuncia una campagna non con elevata produzione e con una pezzatura medio grossa. Non si dovrebbe quindi verificare la precedente situazione di crisi. Benché il problema sia strutturale. Non dobbiamo infatti sperare che ci sia poca produzione e pezzatura medio grossa ma bisogna lavorare sul nostro tessuto commerciale.
Aggravante inoltre è il dato di cronaca che vede arrivare quotidianamente dal Sud Africa, nel porto di Gioia Tauro, barconi colmi di arance africane “che speriamo non vengano attribuite alla Sicilia” conclude l’assessore D’Agosta.
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