Le condanne del processo Beautiful Hybrid.
0Nove anni di reclusione per l’assistente capo della polizia scientifica Matteo Oliva e sette anni e quattro mesi al carabiniere Stefano Chianfarani. Assoluzione per Carmelo Privitera, fratello del boss Orazio e Gabriella Rossitto, difesi dagli avvocati Maurizio Abbascià e Lina Biancoviso.
La sentenza è stata emessa a conclusione del processo per traffico di marijuana emessa dal Gup di Catania, Giancarlo Cascino.
Al militare dell’Arma e al poliziotto è stata inflitta anche la pena accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Nell’indagine della polizia di Stato, coordinata dalla Procura distrettuale, ci sono 21 indagati, sedici dei quali hanno fatto accesso al processo col rito abbreviato.
Secondo l’accusa, il gruppo operava nelle campagne di Scordia e commercializzava gli ingenti quantitativi di droga raccolti in diverse provincie della Sicilia, controllando tutta la filiera: dal “produttore” al “venditore” al dettaglio.
A conclusione del processo celebrato col rito abbreviato il Gup ha inoltre condannato Umberto Beninato (4 anni e 8 mesi di reclusione), Domenico Bonifacio (3 anni e 10 mesi), Giuseppe Calcò (3 anni e 8 mesi), Antonino Cosentino (8 anni), Salvatore Guzzone (3 anni e 8 mesi), Rita Maggiore (2 anni), Santo Maggiore (3 anni e 1 mese), Santo Musarra (3 anni e 2 mesi), Rocco Ragusa (8 anni e 4 mesi), Andrea Straniero (3 anni e 6 mesi), Carmelo Straniero (10 anni e 8 mesi), e Giovanni Nicolò Straniero (3 anni e 6 mesi).
Sull’esito del processo interviene Anna Maria Rizzo, co-difensore dell’appuntato dei Carabinieri, Stefano Cianfarani: “Una sentenza tanto afflittiva che chiaramente coglie di sorpresa e che non si condivide assolutamente, anticipando dunque un più che doveroso appello. Del resto – prosegue il legale – lo stesso Tribunale delle libertà di Catania, già nell’ottobre 2018, accogliendo il nostro riesame, aveva posto le basi per una diversa e più favorevole pronuncia. Continuiamo e continueremo a ritenere l’appuntato Cianfarani estraneo ad ogni fatto in contestazione, agendo di conseguenza affinché tutto ciò venga consacrata in una giusta sentenza”.