Le donne e i mutamenti di Paola Valenti protagonista a Taobuk dal 20 al 26 settembre
0Taormina mette in scena le 5 arti performative. Dal 20 al 26 settembre la perla ionica torna ad essere palcoscenico internazionale di cultura. Al festival internazionale del Libro “Taobuk” giunto alla sua IV edizione la letteratura sarà il trait d’union per le anime delle altre discipline artistiche. Musica, Danza, Teatro, Cinema. Eventi, mostre, installazioni e presentazioni letterarie faranno dei vicoletti cittadini un vero e proprio “villaggio delle belle arti”.
Numerosi i premi, verrà conferito il primo “Taobuk Award per l’Eccellenza Letteraria” a Luis Sepulveda, e ricco il parterre di ospiti internazionali.
Ad arricchire la serata di chiusa dell’evento, il 26 settembre, come rappresentante di una delle tre arti sceniche, la danza, la coreografia contemporanea di Paola Valenti con “Donne mutamenti”
Con spettatori d’eccezione, sua maestà Etna e mar Ionio, e nella bellissima cornice ellenica del Teatro antico di Taormina la danzatrice, per la prima volta nei panni di coreografa, esibirà la molteplice complessità dell’universo in rosa.
Ad interpretare il pezzo le scordiensi Paola Valenti e Grazia Calleri accompagnate da Lucia Pallonetto e Camilla Scarnò.
Come si diventa ballerina, quando la danza diventa vita?
Per Camilla, ventiduenne palermitana gli studi di danza sono iniziati ben 11 anni fa “ Non si sceglie di diventare ballerina, capita! La danza è in primis un divertimento”.
Diverso il percorso di Lucia Pallonetto, 22 di Castellammare di Stabia (Napoli) , che partita con la ginnastica artistica alla tenera età di 7 anni è approdata alla danza a 10 anni “La danza parte da una buona consapevolezza del nostro corpo, è il tempo che fa la ballerina e le numerose “sfide” che questa deve superare. Quando danzi ti metti alla prova. Ho intrapreso la carriera universitaria e sono inscritta in Scienze Motorie ma per me, ad oggi, l’università è una seconda scelta”.
“Vuoi fare la ballerina? Devi avere sempre la valigia in mano” afferma Paola Valenti. C’è chi sogna di diventare un Etoile e chi aspira a divenire “ un batterista dei Queen”. Paola bambina si vedeva già percussionista pronta a riempire i teatri eppure c’è riuscita. Ha riempito numerosi teatri ma non con le bacchette in mano bensì danzando.
Ne ha fatta di strada da quando piccoletta, 8 anni appena, danzava sulle punte nella scuola della maestra Cettina Pandolfo.
“Credo di essere la ballerina di oggi grazie al mio carattere forte e alla passione”.
Tutte e 3 selezionate, in tempi diversi, per il Modem il corso biennale di perfezionamento della compagnia Zappalà danza tranne la piccola Grazia Calleri. Precocissima ballerina scordiense che già dalla tenera età di 4 anni era in sala a studiare. La disciplina non la spaventa: “ io ballo perché a me piace”.
Cosa le accomuna? La passione per la danza contemporanea. “ il contatto con il pavimento” l’idea di ballare fuori asse e con 1000 sfumature diverse. “ il contemporaneo è portare il quotidiano in danza- dice la coreografa- è dinamismo, un percorso di crescita che si sviluppa come la lettura di un libro o un’esperienza di vita”
Paola negli anni “ha preso respiro” ha lavorato per diverse produzioni di Zappala dal Ragout, Foulplay. Danzatrice anche con la compagnia teatrale statale 114 per un progetto su Van Gogh, fino ad arrivare all’insegnamento.
Come sei approdata al Taobuk?
“Nel corso di una mia collaborazione a Bologna con l’ONIN Dance Company al Teatro delle Celebrazioni. ho conosciuto degli esperti nel campo che mi hanno dato il contatto di Antonella Ferrara direttore artistico della rassegna. Con lei abbiamo quindi deciso di performare un estratto del mio pezzo “ Donne mutamenti” di circa 17 minuti.
Il pezzo intero prevede un’ora di coreografia, spettacolo che abbiamo in progetto di portare in scena in numerosi teatri.”
Come ci si sente da coreografa?
“Non mi sento una coreografa, un coreografo è colui che prende dei soldi ( nel nostro caso dalla regione) per pagare i suoi ballerini. La danza intesa come lavoro pagato in Sicilia non esiste. O rettificando c’è un caso su 1000 di vero coreografo. Non c’è la cultura del pagare per l’arte. L’arte dovrebbe essere uno scambio tra emozioni e moneta. Oggi giorno anche la danza si deve adeguare al commercio.”
Perché la donna e i suoi mutamenti? Come si esprime la complessità interiore di una donna in arte?
“Il lavoro che abbiamo fatto è un lavoro che esemplifica un percorso di vita. Danziamo in parte con una maschera che rappresenta il distacco nei confronti della società. L’ingresso della bambina è simbolico del tentativo di ritornare al ricordo di una donna che non muta.
La donna in scena è forte e buffa, esemplifica anche un lato di me che pochi conoscono.”
Il corpo si fa strumento che dimostra la complessità del ciclo di vita di una donna: da bambina pura a donna matura, forte, ironica, attiva. Donna che si fa scherno della società con una maschera. La maschera, inespressione del corpo, cade per farla divenire mamma. Mamma protettiva che segue la figlia nel cammino di vita. Figlia che prima o poi brandirà la mascherà per ridare vita al ciclo naturale di ogni donna.
Dario Maria Desantis afferma “ la donna che danza è il caos che partorisce le stelle? La danza è solo donna?
“L’uomo e la donna sono 2 forze affini ma diverse, le si deve vedere in contrasto. Non è la forza che fa un danzatore il messaggio lo si può comunicare nella stasi. La danza più difficile e comunicare rimanendo fermi. Per noi una delle più grandi danzatrici è Pina Bausch con le sue esibizioni quasi in slow motion ma pregne di dinamismo e carica espressiva.”
Le musiche?
“Il pezzo iniziale è dei Gotan Project La Gloria l’abbiamo scelto perché rappresentative dell’apice della vita della donna in “maschera”. I pezzi successivi sono di Francis Harris. Il tutto riadattato e rivisitato da Salvo Mudò.”
“Ogni danzatore ha una storia che performa sul palcoscenico”, ogni donna ha mille “mutamenti” interiori da esibire.
Martina Pisasale