MILITELLO. Obbiettivo puntato sulla recrudescenza di reati per spaccio di sostanze stupefacenti.
0 Spaccio di sostanze stupefacenti e disagio giovanile, identità sociale in forte crisi e regresso economico: si è accesa un’inedita “spia” del malessere a Militello, in una comunità che continua inesorabilmente ad arretrare, dopo lunghe e nobili tradizioni, in diversi ambiti culturali e civili.
I traffici di droga non sarebbero gestiti dalla criminalità organizzata, ma da soggetti “insospettabili” e lavoratori precari, da ragazzi istruiti e incensurati. Secondo i carabinieri della locale stazione, che hanno rafforzato, da oltre un anno, l’azione repressiva sul territorio comunale, con il supporto dei militari della Compagnia di Palagonia, pure gli operai agricoli hanno prestato diverse “braccia” allo smercio locale della marijuana. Un piccolo “esercito” avrebbe così deciso di vivere alla giornata e di muoversi sul terreno della droga, dando un calcio alla legalità e forse anche alla speranza di un futuro diverso.
Dalla Chiesa giungono conferme sconfortanti: “Il tentativo di unire le forze umane è arduo. Non c’è alcun processo di autostima e fiducia tra gli adulti, che non riescono – ammette il parroco, don Fabio Randello – a dare modelli positivi e guide sicure. A ogni apertura al dialogo e proposta, purtroppo, seguono atteggiamenti diffidenti e reazioni contrarie. Conosco tante persone, ma non è facile realizzare una rete di collegamenti umani. Non intendo cedere, però, davanti a questi problemi. Durante la prossima benedizione delle case, in varie zone del centro abitato, proverò a dare un segno tangibile di preghiera e di ascolto”.
Sebastiano Caruso parla della formazione dell’unico corpo bandistico militellese, che svolge una meritoria attività educativa, oltre che artistica: “Sono state archiviate le incomprensioni e le polemiche che hanno diviso, negli anni passati, le due maggiori associazioni musicali. Non è sempre facile, però, togliere i ragazzi dai dalla strada e dall’ozio, che nascondono tante trappole. Segnali più forti dovrebbero forse giungere dalle istituzioni e dalle agenzie educative, che non riescono evidentemente a incidere sulle dinamiche sociali dei nostri tempi. Le nuove generazioni, ormai, rischiano di rimanere in tunnel pericolosi”.
Mancano anche deterrenti e strumenti efficaci di controllo: “Stupefacenti e alcol rappresentano un autentico rifugio. Parrocchie, famiglie e scuole – osserva Carmelo Partenope, ex artigiano – non lavorano più in sinergia. I giovani non rispondono agli interrogativi e ai solleciti delle persone più mature, che non sono nemmeno esenti da responsabilità dirette. In occasione delle feste patronali, all’interno dei comitati laici, che organizzano manifestazioni ricreative e spettacoli, non è facile passare il testimone o dare ruoli. C’è pochissimo humus umano: in tanti contesti si avverte, purtroppo, un grave vuoto di partecipazione e di idee”.
Danilo Montone, giovane dirigente di un’associazione calcistica, punta l’indice sulle scarse opportunità: “Molti ragazzi non cercano soltanto lo sballo notturno, ma una vera e propria via di fuga dal paese, che offre prospettive e stimoli minimi. Pochi soggetti dedicano il tempo libero alle attività sociali e al volontariato. Le devianze si moltiplicano anche per il deficit culturale che avanza in tanti nuclei familiari, che rinunciano spesso ai propri compiti, delegando ad altri ogni tipo d’intervento. La gente resta chiusa nei propri problemi, evitando forme di contatto e di confronto. Di questo passo, a Militello, non ci sarà un bel futuro”.
LUCIO GAMBERA