Mysterium Gothicum, il romanzo filosofico di Rocco Sapuppo
0Come suggerito dal paesaggio di ambientazione immaginato e descritto dall’autore – Ora, si sarebbe detto opera di un Guardi il paesaggio intorno – anche la copertina mostra la città di Venezia dipinta proprio da Francesco Gaurdi, vedutista veneziano del ‘700. Stiamo parlando di Mysterium Gothicum, l’ultimo romanzo di Rocco Sapuppo.
Un viaggio introspettivo, un tuffo nei meandri dell’impercettibile confine tra realtà e sogno, tra vita e morte, tra essere e non essere. Un criptico continuum di riflessioni sul senso dell’esistenza, una meditazione filosofica che ruota attorno alla storia di Orfeo che, per ben due volte, perse la sua amata Euridice, sulla terra e negli inferi dove era sceso nel tentativo, fallito, di riportarla in vita.
Ambientato a Venezia città molto amata dall’autore che nell’abstract scrive: Una Venezia gotica, magica, esoterica, entro i cui canali arde, come una febbre, la fiamma nera dell’autodistruzione, mentre affonda ineluttabilmente nella sua stessa paurosa irrealtà. Un’avventura mentale, un labirinto inespugnabile dall’interno, una simulazione di romanzo filosofico dove luoghi, personaggi, situazioni, sono pure proiezioni ipostatiche, esperimenti di una teologia del vuoto applicata al cuore umano, mediante l’uso temerario della Parola che non redime né danna. Una foresta di simboli infranti, bruciata dal fuoco immaginario della speranza insufficiente.
“E’ un racconto esoterico ambientato a Venezia, città che amo molto e a cui ho voluto fare un omaggio. Avevo questo libro nel cassetto da dieci anni – ci ha confidato Sapuppo – l’ho concepito come una sorta di esperimento letterario. A me piace molto sperimentare sulla parola, e questa è una escavazione psicologica e filosofica, un libro per pochi, nel senso che per comprenderlo bisogna avere la chiave d’accesso”.
Numerosi riferimenti a grandi poeti e scrittori, come quello a Rainer Maria Rilke e a Pier Paolo Pasolini. A sigillo della convinzione dell’autore nel considerare la poesia uno strumento d’analisi, sfogo, via d’uscita – Sia così la poesia, residualmente, l’unica isola possibile, non importa se felice o meno, in questo mare di vuoto ch’è il reale.
Un’ode all’effimerità dell’essenza, al nulla verso cui tendiamo e nel quale rotoliamo indossando maschere per celare il dolore che ci trafigge.
TANIA CATALANO