Palikè. Viaggio nello straordinario mondo dell’antichità.
1Posto nel bel mezzo della Valle del Margi, in zona nodale tra i comuni di Mineo, Palagonia e Ramacca, il sito di Rocchicella/Palikè rappresenta una delle testimonianze più importanti ed interessanti di tutta la Sicilia antica. Qui si veneravano gli dèi Palici e qui Ducezio, nel pieno della colonizzazione greca, stabilì la capitale della sua Lega Sicula, uno dei primissimi esempi di movimento irredentista della storia.
Agilmente raggiungibile dopo pochi minuti di comoda strada, sia dalla Catania-Caltagirone (S.S. 385) che dalla Catania-Gela (S.S. 417), seguendo le relative indicazioni, l’inconfondibile sperone vulcanico che ospita l’antico sito si erge scuro e solitario tra le fertili e verdi distese del fondo valle, una sorta di cerniera geologica che separa i rilievi dei Monti Erei dalle ultimissime propaggini degli Iblei. Come dire: l’avampaese europeo dalla zolla africana!
L’uomo ha frequentato la zona da tempi remotissimi e i pregevoli reperti conservati nel piccolo ma interessantissimo museo allestito dall’Area Soprintendenza BB.CC.AA. di Catania, che vi conduce importantissime campagne di scavo dagli ultimi decenni del secolo scorso, lo testimoniano inequivocabilmente.
Dai primordi del Neolitico all’Età Bizantina, un susseguirsi di vetrine offre la vista di affascinanti ritrovamenti in grado di proiettare la mente in un altro tempo e in altro spazio: quando il sito di Palikè brulicava di vita, di lavoro, di guerre e di giudizi divini!
Un’immensa caverna naturale si apre alla base del costone roccioso di Rocchicella. Nell’area sono state trovate le tracce della presenza umana più antica: oggetti di selce (scalpelli, raschiatoi, etc) e resti di antichi animali addomesticati o sacrificati. Nel vasto spazio antistante l’ingresso le scoperte più eclatanti: strutture murarie riconducibili ad antichi edifici templari e abitativi che spaziano dall’età del rame (circa 3.000 a.C.) al periodo bizantino (V – VI sec. d.C.) e che ancora sono ben lungi dall’essere concluse!
Raggiungendo la sommità del colle, invece, ci si ritroverà tra le rovine di un villaggio arcaico, al quale si accederà percorrendo scalinate e sentieri che lambiscono le antiche necropoli scavate sui fianchi del costone.
Il sito dovette godere di grande fama e prestigio se, come verrebbe confermato da recenti studi, lo stesso tragediografo greco Eschilo vi ambientò alcuni brani dell’opera Le Etnee, scritta nel V° secolo a.C. per decantare la fondazione di Aitna, città sorta ai piedi dell’Etna (ma ancora di incerta identificazione), voluta da Ierone, tiranno siracusano.
Nell’attiguo laghetto di Naftìa, infatti, si svolgevano, ad immemora, i riti dell’ Ordalia, un originale sistema per stabilire la colpevolezza o meno di presunti criminali o la soluzione d’intricatissime diatribe: i sospettati o i contendenti venivano sospinti sulle sponde o costretti ad immergersi. Rei e malvagi, dopo pochi minuti, svenivano per effetto dell’insindacabile giudizio superiore!
Una variante molto praticata era la “risalita delle tavolette”: ai contendenti veniva attribuita una tavoletta specifica; si gettavano entrambe nello specchio d’acqua e quella che tornava a galla assicurava il parere favorevole degli dèi.
Il “prodigio” è presto svelato: dalle profondità dello stagno, relitto geologico di un vulcanesimo allo stadio finale, si sprigionavano importanti esalazioni di anidride carbonica che intossicavano velocemente chi aveva lo sfortuna di posizionarsi in traiettoria o sospingevano verso l’alto le tavolette più ..fortunate!
Oggi quelle esalazioni sono sfruttate da uno stabilimento che produce anche … bollicine per bibite!
L’avvento dei greci e la loro progressiva espansione nell’entroterra siculo non dovette essere del tutto pacifico e ben tollerato se, come narrano i fatti e lo storico Diodoro Siculo, il condottiero Ducezio ravvisò la necessità di creare un argine a tale espansione, promuovendo un movimento d’insurrezione culminato nella nascita di una nazione sicula (Syntèleia,) che si riconosceva nel culto degli dei Palici.
Non è impensabile supporre l’inclusione al movimento autonomista anche degli antichi villaggi (o buona parte di essi) presenti all’epoca nell’attuale territorio di Scordia.
Palikè fu eletta, pertanto, a capitale spirituale di quella nazione. Una sorta di Città del Vaticano ante litteram!
La visita al Parco Archeologico di Rocchicella/Palikè è assolutamente gratuita.
Dopo avere assistito ad un breve ma interessantissimo documentario di presentazione, propedeutico alla visita del sito, il gentile personale sarà lieto di accompagnarci alla scoperta delle bellezze storiche, archeologiche e naturalistiche del luogo, davvero sorprendenti ed incantevoli.
Una gita “fuori porta” caldamente consigliata, che non mancherà di entusiasmare gli animi più sensibili.
GINO CALLERI