Protesta civile a Militello
1La serrata generale di operatori commerciali ed esercenti, le rivendicazioni di produttori agricoli e braccianti: la protesta (civile) è approdata ieri in piazza Vittorio Emanuele, nel centro storico di Militello. Contro i rincari dei beni di consumo e gli ultimi “balzelli” dei carburanti, in un contesto socio-economico depresso, numerosi cittadini ha lamentato scarse opportunità di lavoro, redditi insufficienti e disagi.
Nella cittadina del barocco, che ha pure registrato perdite apprezzabili di “quote” di turismo, spirano venti di recessione. Le contrade rurali sono diventate terre di disperazione per tanti coltivatori, che non riescono, tra congiunture temporanee dei mercati e crisi del settore, a competere con i produttori di altri Paesi del Mediterraneo. Sono ridotte al “lumicino” anche le potenzialità dell’artigianato e del commercio, che non hanno avuto, nell’ultimo trentennio, alcun ricambio generazionale.
Salvatore Guglielmino, rivenditore ortofrutticolo, non parla solo di oneri maggiori: “Sul territorio avanza l’abusivismo, mentre si riducono progressivamente – dichiara – i consumi dei generi di prima necessità. Per svolgere la mia attività, ogni giorno, spendo circa 70 euro. I corrispettivi, che comprendono pure le vendite a credito, sono spesso modesti. Mi preoccupano le prolungate assenze delle forze politico-sindacali e i problemi dei consumatori. Le nostre istanze restano inascoltate”.
Emanuele Reina difende chi somministra, in bar e altri locali, alimenti e bevande: “Molti erogano, nelle prime ore della giornata, un servizio ai clienti. Il costo di alcune consumazioni non ha subìto – ammette – il minimo aumento. In alcuni esercizi, in pieno centro, il prezzo di una tazzina di caffè è ancora fermo a 50 centesimi. Il timore di perdere la clientela è sempre vivo, mentre diminuiscono, oltre ai ricavi, le percentuali di reddito netto. Serve un confronto con le parti istituzionali”.
Mario Pirrone punta l’indice sulle scarse esportazioni dalla Sicilia: “I nostri agrumi – confessa – non sono più appetibili. Al Nord sono quasi crollate le richieste. Sono minimi i consumi di prodotti freschi, spremute e succhi. Le industrie di trasformazione sono chiuse di fatto ai conferimenti degli imprenditori agricoli. Io effettuo, in una zona adriatica, la vendita al consumatore di arance rosse. Il ricavo giornaliero è insufficiente, oscillando tra i 60-70 euro. Non ci sono prospettive”.
Salvatore Sangiorgi rappresenta la categoria degli autotrasportatori: “La mia busta paga è più leggera – osserva – nella parte degli emolumenti. In un anno si sono ridotte le spedizioni in varie parti d’Italia. Sono aumentati solo i pedaggi autostradali e il gasolio, che da Napoli a Catania raggiunge le cifre più alte. Pure la tariffa per la tratta marittima Messina-Salerno, che supera i 600 euro, non depone in favore dell’abbattimento delle spese. Occorre una mobilitazione a oltranza”.
Non manca, infine, il monito ai politici. “Alle prossime elezioni amministrative non accetteremo la discesa in campo dei partiti. Siamo pronti anche a consegnare le schede elettorali al prefetto di Catania. La comunità chiede un cambiamento reale”.
LUCIO GAMBERA