Rinvio a giudizio per uno scordiense reo di maltrattamenti alla convivente con cui si è riappacificato
0Dovrà essere sottoposto a processo, con udienza fissata per il 30 giugno, il giovane scordiense accusato di maltrattamenti in famiglia, minacce e percosse con l’aggravante dei futili motivi e delle relazioni domestiche nei confronti della giovane convivente, all’epoca dei fatti, accaduti a Scordia dal 2009 al 2012, ancora minorenne e già madre di due figli. A seguito dell’udienza preliminare che si è tenuta il 30 marzo presso il Tribunale di Caltagirone, il Giudice per l’Udienza Preliminare, Salvatore Ettore Cavallaro, su richiesta del Pubblico Ministero, il Sostituto Procuratore della Repubblica, Vincenzo Calvagno D’Achille, ha deciso per il rinvio a giudizio malgrado la richiesta del legale di parte, l’avvocato Luca Falcone del foro di Caltagirone che ne aveva chiesto il non luogo a procedere. Dalla ricostruzione dei fatti, dettagliatamente raccontati dalla giovane convivente e dai genitori di lei, sembra che il convivente violento, per futili motivi, quotidianamente, rendeva la vita della giovane compagna un inferno, con una serie continua di vessazioni realizzate mediante la violenza fisica, le minacce, costrizioni violente per far si che si dedicasse esclusivamente alla pulizia della casa e alle faccende domestiche imponendole restrizioni economiche per se’ e per i propri figli piccoli. Tutto questo aveva costretto la giovane donna insieme con i figli piccoli, in un momento di rabbia e di sconforto, appena compiuta la maggiore età, a fuggire di casa con i minori e rifugiarsi in una struttura protetta del nord Italia, dove decise di presentare denuncia presso la Squadra Mobile del luogo nei confronti del compagno violento. Successivamente, rientrata a Scordia, la donna decise di riappacificarsi con il compagno tornando a convivere con lo stesso presso l’abitazione dei genitori di lui. La richiesta del legale di parte, rigettata dal giudice monocratico, era basata sulla scorta delle dichiarazioni testimoniali rese ai Carabinieri dalla giovane convivente e dai genitori della stessa, i quali confermavano, anche in assenza di prove oggettive e testimoniali, le vicissitudini del passato, ammettendo quindi la relazione turbolenta fra i due ma che, dopo il rientro a Scordia, la giovane coppia era riuscita a trovare la serenità così da procreare il terzo figlio. Tutto ciò non è bastato a convincere il giudice monocratico a procedere all’archiviazione e quindi al non luogo a procedere.