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Sarà intitolata a Giuseppe Rocco Pisasale la piazzetta di San Giuseppe

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  • di Scordia.info
  • in Cronaca · Eccellenze scordiensi
  • — 25 Mag, 2019

May 24, Doc 7Giuseppe Rocco Pisasale nacque a Scordia (CT) il 5 novembre 1920 ma fu registrato all’anagrafe il 12 novembre.

Il padre, Francesco Pisasale, lavorava come mezzadro nelle terre dei Moncada nella Piana di Catania; la madre, Marianna Arcidiacono, era casalinga.

Ebbe un fratello più piccolo, Sebastiano, e una sorella, Concetta.

Frequentò la scuola elementare a Scordia e si iscrisse alla scuola media, ma non potè completare gli studi perché dovette andare a lavorare per aiutare la famiglia e il padre lo mandò a bottega da un barbiere.

Fin da piccolo aderì all’Azione Cattolica e farà poi parte del gruppo di giovani guidati da Don Francesco Marroncello, nella nuova parrocchia di San Giuseppe a Scordia.

Quando Mussolini emanò la legge che prevedeva la chiusura dell’Azione Cattolica, Rocco, molto contrariato, strappò la sua tessera di Balilla e non volle più aderire al fascismo. Da allora, come altri giovani, teneva il distintivo dell’Azione Cattolica nascosto sotto la giacca.

L’esperienza formativa vicino a padre Marroncello fu determinante per far nascere e sviluppare in lui, e in tutti i giovani che gravitavano attorno al parroco, l’interesse per la politica.

La vita parrocchiale era densa di attività, fra cui quella teatrale e insieme a Paolo Millesoli fondò una compagnia teatrale nella quale vedrà il suo esordio anche Sebastiano Ministeri.

Partecipò alla seconda guerra mondiale in un battaglione di artiglieria a cavallo e fu inviato al fronte in Jugoslavia. Si distinse per le sue capacità organizzative e gli fu affidata la gestione dei rifornimenti e del magazzino.

Partecipò a diverse operazioni militari di attacco e di difesa, rimanendo anche ferito alla testa da una scheggia che gli rimase infissa nel cranio per tutta la vita.

Dopo l’otto settembre, nello sbandamento generale di tutto l’esercito italiano, riuscì con gran fatica a tornare a casa a piedi dalla Jugoslavia e si presentò al comando militare di Catania per non essere considerato disertore.

Al suo rientro cercò disperatamente, ma inutilmente, di avere notizie di suo fratello Sebastiano. Secondo alcuni testimoni aveva partecipato alla disastrosa ritirata di Russia, ma di lui non riuscì ad avere notizie certe, finché non fu formalmente dichiarato disperso.

Aprì una sua bottega di barbiere e il 26 giugno 1949 convolò a nozze con una ragazza di Palagonia, Agata Tringali, dalla quale avrà quattro figli: Franco, Nino, Anna Maria e Sebastiano.

Cominciò ad occuparsi di problemi sociali, e insieme ad alcune donne e giovani di Azione Cattolica, si adoperava a preparare e distribuire pasti caldi per le famiglie in difficoltà.

Passò quasi naturalmente dall’impegno sociale all’attività politica con la Democrazia Cristiana di Scordia, partecipando alla fondazione della sezione cittadina e divenendone leader.

Furono anni molto intensi, le campagne elettorali erano vissute come battaglie epocali, e c’era un fortissimo senso di appartenenza e solidarietà tra quei giovani arroccati attorno alla figura di Don Francesco Marroncello che li formava spiritualmente, ma soprattutto li sosteneva e li spingeva ad occuparsi cristianamente della cosa pubblica.

Due persone, in quel periodo, furono determinanti per la sua carriera politica: l’onorevole De Cristofaro e l’insegnante Zapparrata.

Si adoperò per far riammettere il primo nella D.C., poiché don Popò, così era conosciuto Ippolito de Cristofaro, dopo la sua adesione al partito fascista non era ben visto dai militanti e dal resto dei cittadini di Scordia. Rocco fece intervenire lo stesso Don Sturzo e l’on. Scelba per sostenerne la causa.

L’incontro con l’onorevole si trasformò in una lunga e fattiva collaborazione. L’Onorevole ricopriva la carica di presidente della D.C. e Rocco Pisasale fungeva da segretario politico.

Diverse volte i due andarono insieme a Palermo a richiedere aiuti per la ricostruzione di Scordia e fu proprio grazie a questa intensa collaborazione che arrivarono i finanziamenti per la costruzione di fognature, strade, e dell’intero impianto idrico della città e soprattutto riuscirono a far costruire a Scordia la scuola elementare di piazza Carlo Alberto, che diede lavoro a tante maestranze locali.

L’altra importante figura fu quella dell’insegnante Pippo Zapparrata, suo amico e cliente abituale.

Tra un taglio di capelli e l’altro, Rocco Pisasale lo convinse ad entrare in politica nella D.C.

Il partito aveva bisogno di militanti scolarizzati cui far ricoprire cariche politiche locali, e il maestro Zapparrata era la persona giusta.

Nacque tra i due un sodalizio che portò la D.C. di Scordia a stravincere in tutte le elezioni.

Zapparrata, persona colta e integerrima, fu eletto più volte sindaco grazie all’impegno e all’abilità del suo amico Rocco che organizzava e coordinava una task force con tutti i giovani collaboratori della D.C.

Avversario politico diretto di Rocco era Feliciano Barone, detto Juzzo, capo carismatico dei comunisti, e memorabili sono rimasti i loro scontri all’interno del Consiglio Comunale e durante le campagne elettorali.

Fra i due, però, non si sorpassò mai il limite del rispetto personale, tanto che spesso Juzzu, prima di un comizio, andava a scusarsi in anticipo con la moglie di Rocco per i toni aspri che avrebbe usato.

Scordia viveva il boom degli anni sessanta, un periodo di euforico sviluppo che si manifestava anche nell’organizzazione di feste, come quella di Carnevale, che nel giro di pochi anni, grazie all’instancabile capacità organizzativa di Rocco Pisasale e al suo carattere coinvolgente, divenne il “più bel carnevale del Calatino”, con balli in piazza e sfilate di carri allegorici e gruppi mascherati.

Ma l’andamento positivo dell’economia e del benessere collettivo lasciava precluse alcune categorie sociali, ragion per cui fondò la sezione di Scordia dell’O.N.M.I, Opera nazionale Maternità e Infanzia, che si prendeva cure delle puerpere con assistenza psicologica e sociale e con donazione di pacchi di beni primari per sostenere la nascita e la crescita dei bambini nei primissimi anni di vita.

Altra categoria sociale che non partecipava del crescente benessere, era quella degli operai agrumicoli, il cui malcontento sfociava periodicamente in manifestazioni di sciopero anche violento.

In molte occasioni il carisma di Rocco Pisasale e la lungimiranza di Juzzu Barone avevano impedito che le manifestazioni degli operai degenerassero in rivolte.

Quando il clima dello scontro diventava incandescente, Pisasale non si tirava indietro nel cercare soluzioni di compromesso tra i rappresentanti dei lavoratori e quelli padronali. Le sue intermediazioni erano sempre efficaci, e per questo, nonostante fosse democristiano, godeva della stima quasi unanime delle componenti sindacali cittadine.

Le sue cariche istituzionali: venne eletto per la prima volta nel Consiglio comunale di Scordia il 25 maggio 1952, e nominato Assessore dal 10 giugno 1952 al 26 aprile 1953. Venne rieletto consigliere comunale il 27 maggio 1956, e ancora nominato assessore, con incarico di vicesindaco, il 12 giugno 1956.

Il 9 luglio 1958 venne eletto sindaco di Scordia e ricoprì la carica di primo cittadino fino al 18 ottobre 1959 quando, a causa dell’avvento del Milazzismo, preferì dimettersi piuttosto che danneggiare gli interessi della città.

Volle rimanere semplice consigliere fino al 1960. In quell’anno si svolsero nuove elezioni comunali alle quali partecipò ottenendo il maggior numero di suffragi. Fu perciò consigliere comunale fino al 1964.

Durante tutto il periodo del suo impegno nella D.C. frequentò vari corsi di formazione politica organizzati dal partito a Roma, dove conobbe personaggi come Scelba, Andreotti, Scalfaro, Forlani, Fanfani, il medico Gemelli, Gullotta, Magrì, e tanti altri esponenti di rilievo della politica nazionale e regionale, con i quali intratteneva rapporti di collaborazione politica.

Amava circondarsi di giovani che aiutava a istruirsi, formarsi e ad impegnarsi responsabilmente.

La sua azione sociale non si limitava alla sola politica attiva, fu infatti eletto per due volte, all’unanimità, presidente della locale “Società degli onesti operai”, fondata nel 1862.

Nel frattempo, a febbraio del 1962, era morto Don Popò e, soprattutto con l’avvento delle nuove correnti dentro la D.C., altri equilibri si andavano instaurando all’interno del partito che cominciava a manifestare nuove logiche di potere in cui Rocco Pisasale non si riconosceva pienamente: cominciò così il suo progressivo abbandono della politica attiva.

Dal quel momento dedicò tutte le sue energie all’Associazione Nazionale dei Combattenti e Reduci della quale era stato socio fin dal 1945, al rientro dalla guerra.

Nel corso del 1964 era stato già eletto Presidente della locale sezione di Scordia e, grazie al suo instancabile impegno e alla sua determinazione, raddoppiò il numero dei soci, riorganizzò la sezione e fece costruire due cappelle cimiteriali, in una delle quali riposano i resti di alcuni caduti per la patria.

Riuscì a fondare l’Associazione “Cappella dei Combattenti”, ne elaborò lo statuto e la fece divenire una delle più attive associazioni della città. I soci, per ringraziarlo, lo vollero eleggere all’unanimità presidente onorario.

Dal 1965 fu eletto Consigliere Provinciale dell’A.N.C.R. di Catania e ne divenne vicepresidente vicario.

Il 1995 lo vide divenire Presidente della Federazione Provinciale e, grazie alle ormai riconosciute qualità e capacità organizzative e gestionali, venne chiamato alla funzione di Consigliere Nazionale e primo collaboratore del Presidente Nazionale, onorevole Gustavo De Meo, il quale gli affida la Presidenza del Comitato Regionale per la Sicilia, carica che manterrà fino alla morte.

Sono impegni gravosi per la sua età, ma che egli assolve con lo stesso entusiasmo e trasparente efficacia delle sue iniziative giovanili.

Spende gli ultimi anni della sua vita e le ultime forze rimastegli incontrando giovani studenti e partecipando a tutte le manifestazioni in memoria dei caduti di guerra, esaltando il senso di appartenenza alla Patria, e mettendo sempre in guardia le nuove generazioni dal rischio di nuovi conflitti.

Il 2 giugno 1971 l’allora Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, con decreto dell’Elenco Nazionale numero 107299 lo nomina Cavaliere al merito della Repubblica. Successivamente, con Decreto Roma 2/6/97, viene iscritto nell’Elenco Nazionale Ufficiali al numero 26784 e nominato Cavaliere Ufficiale. Infine, il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi in data 27/12/2004 gli conferisce il titolo di Commendatore al Merito della Repubblica Italiana.

Nella lapide in ceramica che fece erigere all’ingresso del sacrario della Cappella dei Combattenti di Scordia, volle lasciare ai posteri un monito:

AMATEVI NON COMBATTETEVI

IMG-roccopisasaleIl suo largo, contagioso, generoso sorriso non sarà facilmente dimenticato da chiunque lo abbia conosciuto. Il frutto del suo appassionato impegno rimane patrimonio indelebile per la cittadina di Scordia.

Alla sua morte, avvenuta il 6 gennaio 2007, si presentò una donna anziana, minuta, che, in un momento di estremo e disperato bisogno aveva ricevuto da Lui aiuto e sostegno, la quale, inginocchiatasi ai suoi piedi disse ai familiari presenti “quest’uomo ha salvato la vita mia e della mia famiglia”.

E’ stato il migliore riconoscimento a compendio della intensa vita di Giuseppe Rocco Pisasale.

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