Sceglie di patteggiare la pena una donna accusata di furto d’acqua.
0Aveva allacciato la sua abitazione abusivamente alla rete idrica comunale. Per questo reato una donna è stata condannata a sei mesi di reclusione, pena sospesa e a 200 euro di multa. I fatti risalgono al luglio 2014 quando la Polizia Municipale, unitamente a personale specializzato, dopo un sopralluogo nell’abitazione, accertò la presenza di un tubo flessibile che, eludendo il controllo del contattore, serviva a prelevare illecitamente acqua.
Il giudice monocratico Carla Maria Miceli, con il consenso prestato dal Pubblico Ministero, ha accolto la richiesta di patteggiamento proposta dal legale della donna, l’avvocato Daniele Cimino. In prima istanza, infatti, la pena base prevedeva nove mesi di reclusione e 300 euro di multa, ridotta in ragione del rito prescelto.
“Tra i reati più abietti vi è quello del furto d’acqua, non tanto per il valore economico in assoluto, ma perché crea una sofferenza nelle legittime aspettative dei cittadini che ne restano senza, e sappiamo bene, quanto è essenziale per l’igiene e per tutte le attività domestiche di tutti noi”. Ha commentato così la sentenza il sindaco Francesco Barchitta che, impegnata nel contrasto assoluto dei furti d’acqua, ha deciso che si costituirà Parte Civile nei processi che saranno avviati. Altri sono ancora in corso e riguardano le denunce relative ad episodi che vanno dal 2013 al 2017. Si contano a decine le sentenze già emesse dal Tribunale di Caltagirone e che evidenziano un quadro di illegalità diffusa a cui l’aministrazione Barchitta vuole porre definitivamente un freno. I controlli non si fermano, assicura il sindaco Barchitta.