Se la democrazia è malata, l’americanizzazione della politica è applicabile in Italia?
2Negli ultimi 20 anni nel sistema politico Italiano sono intervenuti cambiamenti profondi e radicali. L’importazione di modelli e strumenti già collaudati dal mondo anglosassone è apparsa come la risoluzione di molti problemi Italiani. Inutile dire che tutto ciò che funziona egregiamente negli altri paesi occidentali non necessariamente può attecchire da noi. Spesso nei nostri intercalari diciamo e sentiamo che negli USA è così, in Inghilterra funziona in questo modo; per questo motivo dobbiamo adeguarci e importare il modello estero. Leggi elettorali maggioritarie, premi di maggioranza peculiari di sistemi bipartitici o comunque bipolari, pur avendo un sistema politico eccessivamente frammentato. Naturalmente anche le primarie come strumento di selezione dei candidati a Sindaco appartengono a questa serie. Nessun modello in astratto è perfetto o applicabile a qualsiasi realtà. Ci siamo “americanizzati”, ma siamo veramente cittadini americani, siamo veramente anglosassoni nel modo di ragionare e soprattutto di agire? Se abbiamo delle difficoltà evidenti nel corso di base (il sistema e il modo di votare alle elezioni ufficiali), possiamo pensare di caricare con successo un corso approfondito di democrazia interna (le primarie)? Di seguito in questa riflessione il primo punto è dedicato alle secondarie, mentre il secondo punto alle primarie in generale con uno sguardo nella nostra città.
Se la democrazia di base è malata. Se abbiamo delle difficoltà a camminare con le elezioni ordinarie, non possiamo pensare di correre con successo, praticando un corso avanzato di democrazia partecipativa quali sono per l’appunto le primarie. Sulla democrazia di base c’è un duplice problema sia di regole ufficiali (leggi elettorali) che di utilizzatori delle regole (gli elettori). Esiste cioè a mio modo di vedere un malfunzionamento all’origine e a valle. Partiamo dal modo in cui votano gli Italiani, al concetto di democrazia, all’importanza che è stata data al voto nel corso degli anni. Lo scorso mese una trasmissione della Rai con telecamera nascosta ha mostrato che alle ultime elezioni politiche in provincia di Caserta, intere famiglie piazzavano il loro voto a 25 euro. Purtroppo, costato che il disprezzo per la democrazia non trova mai limiti. Osservo come nonostante non ci fossero le preferenze (liste bloccate), i mercanti del voto erano comunque in azione. Appare evidente che nessun metodo o sistema funziona bene se la democrazia è malata nel suo corpo interno. Tutti d’accordo che la legge elettorale per le politiche che nomina i parlamentari dall’alto è uno “obbrobrio”, perché l’elettore ha il diritto-dovere di scegliersi l’eletto. Tuttavia come a ragion veduta faceva osservare Guglielmo, nessuna medicina è un toccasana se è applicata nel modo sbagliato. Nel parlamento regionale spesso sono stati eletti con il meccanismo della preferenza, soggetti e personaggi non differenti (per livello e qualità) ai nominati e cooptati nel parlamento nazionale. La preferenza è il modo più alto di esercizio della democrazia, ma se della stessa l’elettore ne fa un uso perverso (voto di scambio), tutti i bei discorsi trovano sempre un limite. E’ indubbio che la preferenza non sempre ci consegni la classe politica migliore. Negli ultimi anni dal Palazzo dei Normanni sono passati politici impresentabili, in odor di mafia e nella migliore delle ipotesi soggetti che avevano difficoltà a rendere comprensibile anche concetti basilari in lingua Italiana. Nessuna formula o modulo è dunque efficace se gli interpreti utilizzano lo schema di gioco nel modo sbagliato. Se dal basso esistono malfunzionamenti, non va meglio con le regole ufficiali somministrate dall’alto. L’elezione diretta dei Sindaci e dei Presidenti di Regione e Provincia, sono state delle buone leggi che hanno riavvicinato i cittadini alle Istituzioni. Pur tuttavia anche in questo caso con delle ombre e ambiguità. Credo che Carmelo abbia centrato il vero nocciolo della questione parlando del “voto disgiunto”, che come è noto, consente all’elettore di votare per un candidato Sindaco e allo stesso tempo per un consigliere dello schieramento avverso. Ritengo che sia tendenzialmente schizofrenico credere per un progetto politico di una lista e relativo consigliere, salvo poi votare per un candidato Sindaco di uno schieramento diametralmente alternativo. Fin quando la legge consentirà di votare per un consigliere verde e contemporaneamente per un Sindaco (Presidente) azzurro, tutti i bei discorsi sulle primarie vengono a cadere. A mio modesto parere non è coerente consentire di votare per un candidato consigliere di centrodestra e contestualmente per un candidato Sindaco di centrosinistra o viceversa. Un cittadino americano non potrebbe mai votare per legge e per cultura per un Senatore repubblicano e contemporaneamente per un Presidente democratico. Sono due modi diversi di vedere il mondo la società, l’economia.
L’esperimento delle primarie a Scordia. Negli Stati uniti le primarie sono “istituzionalizzate”, un elettore se si reca a votare per le primarie del partito democratico, non potrà partecipare alle primarie del partito repubblicano e viceversa. Si evita in questo modo che gli “infiltrati” o se vogliamo i corpi estranei di uno schieramento possano alterare il risultato. Inoltre la partecipazione è abbastanza alta rispetto all’affluenza delle elezioni generali. In Italia il problema delle primarie è dato dalla grande difficoltà di individuare il gruppo di aventi diritto al voto. Se da un lato si sceglie la via dell’apertura totale (un numero più ampio possibile) si soddisfa la rappresentatività numerica, ma evidentemente maggiore sarà il rischio d’infiltrazioni esterne che evidentemente ne possono inficiare il risultato reale. Al contrario se si scelgono criteri ristretti e selettivi di partecipazione al voto (tesserati e veri simpatizzanti), si eliminano i rischi d’infiltrazioni esterne al partito, ma viene meno la capacità rappresentativa del campione che partecipa alla consultazione.
Non essendoci un criterio certo di aventi diritto alla partecipazione, le primarie all’Italiana rischiano spesso di trasformarsi in un boomerang. L’alta partecipazione alle primarie della coalizione “Scordia 2013” è sicuramente molto diversa dal dato delle primarie nazionali (Premier e parlamentarie), e per certi aspetti sorprendente rispetto ai dati ufficiali delle ultime elezioni (regionali e nazionali). L’alta partecipazione può essere letta con una doppia chiave di lettura rispondente alle due tesi contrapposte:
a) Si può giustificare con il grande entusiasmo per le comunali e con la circostanza che l’elezione del Sindaco è molto più sentita rispetto alla designazione del candidato premier o del Parlamentare nazionale (si conosceva poco). Il dato precedente è stato moltiplicato per quattro, in virtù della ragione che è molto più facile portare gente ai tavoli e farla esprimere per un soggetto che si conosce, piuttosto che per un parlamentare poco conosciuto. Osservo che se questa tesi è corretta, la coalizione e il candidato Sindaco dovrebbero avere uno straordinario risultato elettorale al primo turno e al ballottaggio.
b) Trattandosi di elezioni comunali era certo fisiologico che il dato dei 250 si raddoppiasse e perfino si triplicasse, ma se si arriva addirittura a 1080 votanti, elementi patologici, forse ne sono presenti. Da quello che appare probabilmente di “infiltrati” ce ne sono stati. Tuttavia osservo che la distanza tra i due candidati è troppo ampia, (61% a 39%), 250 voti onestamente sono tanti.
Inutile dire che giorno 10 giugno avremo una risposta più chiara a favore di una delle due tesi, supportata anche dai riscontri numerici. Anche se forse, una prima risposta si avrà già dalle alleanze e accordi al momento della presentazione delle liste. Se fossero vere le alterazioni denunciate, comunque si pensi, indipendentemente dalle proprie idee, simpatie e partigianerie è veramente triste vedere e assistere che forme di partecipazione democratica dal basso, siano danneggiate o peggio ancora inficiate da soggetti esterni alle dinamiche interne. L’idea che una parte di elettori del centrodestra, anche solo 100, abbiano votato alle primarie della coalizione che ruota attorno al PD è una cosa di una gravità inaudita, e che palese la scarsa maturità di democrazia di base che ho espresso nel primo punto. Del resto fino a quando spezzoni e aree organizzate tradizionalmente di centrodestra, possono votare anche alle secondarie un candidato del PD (barberia voto disgiunto), le convergenze parallele sono dietro l’angolo. Non è bello vedere che uno strumento partecipativo dal basso alla fine si concluda con carta bollata, ricorsi o comunque nella migliore delle ipotesi con delle polemiche. Costato che più di una festa democratica, le primarie rischiano di diventare un momento di polemiche e di spaccature. Questo mi sembra un fatto incontrovertibile, già accaduto in altre città. (Napoli e Palermo).
FRANCESCO GHERARDI