Sentenza lavori area parcheggio. L’Italia un paese in perenne attesa di giudizio.
0La vicenda dell’annullamento della gara per la riqualificazione dell’area parcheggio di via Principessa da parte del TAR Sicilia, mi ricorda molto alcuni titoli e alcune espressioni di politici e giornali nazionali. E proprio da questi temi voglio partire per un’introduzione addentrandoci nei due paragrafi finali al caso che interessa la nostra comunità, convinto che a mio modesto parere qualsiasi fatto locale debba essere letto nella cornice generale Italiana. Diversi esponenti di una parte politica ben definita, di una determinata area politico-culturale si spingono spesso nel dire che l’Italia è una Repubblica fondata sui Giudici. Mesi addietro si faceva notare come in Italia per usare un’espressione calcistica, spesso sono le sentenze dei Giudici a ribaltare delle decisioni prese sul campo. Era il giorno dopo in cui il TAR Piemonte, dopo quasi 4 anni aveva annullato le elezioni regionali del Piemonte tenutesi nella tornata elettorale del marzo 2010. Gravi irregolarità, raccolta di firme false per una lista alleata del Presidente eletto. I voti della stessa lista incriminata erano stati decisivi per la vittoria al fotofinish. Il ricorso al Consiglio di Stato (2° grado di giudizio per il resto d’Italia) presentato dal Presidente Cota è stato respinto a febbraio 2014. La sentenza di primo grado che ha annullato le elezioni è stata confermata anche in secondo grado certo a tempi di record, ma arriveremo comunque all’indizione delle nuove elezioni probabilmente nel prossimo mese di maggio. Nelle more di una parola definitiva in sostanza la legislatura è quasi finita e i cittadini Piemontesi solo dopo 4 anni hanno saputo di avere un Governo regionale che in realtà non doveva vincere e dunque governare la loro Regione. Senza fare enfasi è un paese serio questo? E’ stata fatta giustizia dopo 4 anni? Lo scorso mese la Consulta ha dichiarato in larga parte incostituzionale la legge elettorale varata nel 2005. Una legge elettorale che nominava i Parlamentari(non proprio i migliori), ed ha attribuito generosi premi di maggioranza (nell’ultima tornata il 29,4% dei voti ha attribuito il 55% dei seggi alla Camera). Nonostante questo non ha nemmeno garantito la governabilità. Ma ci sono voluti ben 8 anni per scoprire che la legge “il porcellum”, era nei suoi punti cardini incostituzionale. Nelle more d’incostituzionalità, quella legge ha però prodotto n. 3 elezioni (2006, 2008, 2013), e fatto nascere i relativi Parlamenti. Dal 2006, lo stesso Parlamento ha prodotto n. 2 elezioni del Presidente della Repubblica (nella stessa persona di Giorgio Napolitano). Ha prodotto organi di rilevanza Costituzionale, ed ha fatto discernere non dimentichiamocelo, una parte rilevante dei membri della Corte Costituzionale (7 componenti su 15 tra nomine presidenziali ed eletti dal Parlamento in seduta comune). Quella stessa Corte che è ha dichiarato illegittima nei punti essenziali la legge elettorale dalla quale anch’essa, in larga parte deve la sua genesi. Solo dopo che è intervenuta la Corte “tagliuzzando” la norma, la politica sembra finalmente muoversi per fare una nuova legge elettorale per correggere, ma solo in parte, i rilievi mossi dalla Consulta. Ma è serio un paese, dove accade tutto ciò dopo 8 anni?
I provvedimenti dei Giudici arrivano perché richiesti dalle parti. Questi due fatti presi a riferimento sono solo gli ultimi in ordine temporali e ci possono fare da base per esprimere qualche considerazione sul nocciolo vero del problema. Perché sono sempre i giudici dopo molti anni a mettere la parola definitiva? Sono forse i giudici che trasbordano e decidono la vita quotidiana delle Istituzioni e delle Amministrazioni? A modesto parere credo proprio di No. Non va mai dimenticato che i Giudici amministrativi, i Giudici costituzionali intervengono perché chiamati da cittadini a pronunciarsi su controversie tra parti con regole scritte da altri attori. Nel caso delle elezioni della Regione Piemonte, il Presidente sconfitto per pochi voti, aveva fatto ricorso contro la lista dei Pensionati, promossa e perorata da un trentenne. Giovane, ma già recidivo alla raccolta di firme non autentiche. In definitiva era stato un politico con un suo comportamento, diciamo “non specchiato” a causare l’intervento della Magistratura, arrivata però troppo in ritardo. Per rimanere al caso del “porcellum” l’intervento era stato certo avviato da un Avvocato che aveva sollevato la questione davanti alla Consulta ritenendo che la legge negava il suo diritto di scegliersi l’eletto. Tuttavia giacché erano tutti concordi nel dire che il “porcellum” era pessimo, mi chiedo, dove è stata la politica in tutti questi lunghi 8 anni se ha avuto bisogno dei Giudici per intervenire!
La lungaggine della giustizia, il vero problema. E veniamo alla seconda considerazione quella dei “tempi della giustizia”, il vero problema anche nel civile e penale. Dato per assodato che i giudici intervengono in quanto previsto dal sistema a garanzia delle parti, dobbiamo però interrogarci sui tempi, che dovrebbero comunque essere ragionevoli. Poiché siamo entrati in quella tipica espressione dei cosiddetti “tempi lunghi della giustizia”, faccio venia ma devo riportare il commento di un giovane politico del futuro, la nuova generazione di politici Italiani che fave svoltare l’Italia. Dopo la sentenza del TAR Piemonte, questo esponente politico intervistato sulla vicenda, ha detto chiaramente che una giustizia che arriva dopo molti anni è comunque una sconfitta per il ricorrente e per l’intero sistema. Ha altresì affermato che in Italia la giustizia non funziona, la giustizia in Italia cammina come una lumaca, gli investitori esteri scappano anche per questo. Pienamente condivisibile come dargli torto, peccato che l’intervistato politico del futuro era l’attuale ministro dell’Interno Alfano, già vice presidente del consiglio nel precedente governo di larghe intese. E’ lo stesso Alfano che per 3 anni e mezzo ha ricoperto la carica di Ministro della Giustizia, di una “Giustizia” che lui stesso boccia. Occorrerebbe ricordare a questo esponente che la sua parte politica negli ultimi 13 anni è stata al governo per oltre 10 anni. Il giovane politico Alfano piuttosto che occuparsi in passato di “lodi e controlodi” avrebbe forse potuto aiutare la giustizia (quella di tutti), magari facendo funzionare meglio i TAR, aumentando gli organici e adoperandosi affinché le sentenze fossero tempestive anche nel merito del giudicato e non solo sulla misura cautelare. In conclusione a parere dello scrivente il problema vero non sono i provvedimenti dei giudici, ma il ritardo con cui arrivano i pronunciamenti del giudice che evidentemente ne minano il senso stesso di “Giustizia”.
E veniamo al caso che interessa la nostra città. Dopo avere affrontato la patologia sistemica delle lungaggini dei tempi della giustizia, proviamo ad addentrarci “sommariamente” al caso concreto. Questa vicenda non è certo un bello spot per la cosiddetta “certezza del diritto”. La pronuncia della sospensiva (l’Ordinanza) è datata 14 giugno 2013, mentre la decisione sul merito (la sentenza) è arrivata il 28 gennaio 2014, certamente molto meglio del caso limite Piemonte. Le motivazioni sono state depositate il 12/02/14. In assenza di accoglimento della sospensiva, nelle more del giudizio di merito, l’impresa aggiudicataria ha iniziato i lavori a ottobre e li ha, di fatto, quasi conclusi. Accade spesso con il giudizio di secondo grado vedere decisioni che ribaltano precedenti giudicati con lavori già iniziati, in corso d’opera o in dirittura d’arrivo. Ma nel caso di specie com’è stato fatto osservare in precedenza, la stessa sezione 4° non ha ribaltato il suo precedente giudicato, ma si è pronunciata su due piani differenti. Prima sul ricorso d’urgenza rigettando la sospensiva, salvo poi entrando nel merito del vero processo di cognizione (otto mesi dopo), ha accolto in parte il ricorso annullando la gara, ma ha confermato l’efficacia del contratto. E su questi temi credo che alcune domande devono essere poste sul complesso rapporto che esiste in tutti i campi processuali tra la misura cautelare d’urgenza (presa in conformità a un giudizio sommario) e il merito vero del giudicato. Nel processo di cognizione fatto di contraddittorio tra le parti, evidentemente si appalesano elementi che non emergono nella fase cautelare. Tra la prima misura e la decisione di merito che ricordiamo non e ancora definitiva (sub-judice) essendo soggetta al ricorso al CGA, è passato del tempo. Se il merito conferma la misura cautelare, il problema evidentemente non si pone, ma nel caso in cui i provvedimenti cautelari sono di segno opposto, accade la rappresentazione plastica della nostra vicenda. Su che cosa fare nelle more del giudicato, in tutti i campi processuali, il sistema come detto dovrebbe dare risposte con il provvedimento cautelare concesso tra gli altri solo nel caso di un danno “grave e irreparabile”. Tuttavia il provvedimento cautelare “processo sommario” già per sua stessa definizione, non rischia di essere “troppo sommario”? Agli addetti ai lavori l’ardua sentenza.
Ha senso una giustizia amministrativa a scoppio ritardato? A chi giova questa giustizia? Esiste una scuola di pensiero che vede come il fumo negli occhi, la concessione delle sospensive nelle more dei giudizi di merito. Lo stesso Presidente del Consiglio Renzi nel discorso programmatico sulla fiducia in Senato ha affermato che la Giustizia amministrativa ha bisogno di riforme strutturali perché con i sistemi dei ricorsi e controricorsi riporto le testuali parole…..”lavorano più gli avvocati che i muratori”. E’ indubbio che i ricorsi blocchino le opere pubbliche e ne ritardano l’esecuzione finale. Qualche settimana fa in un talk televisivo si faceva riferimento al sistema che esiste nei paesi dell’est. In questi paesi, chi vince un appalto pubblico e ottiene il via libera entro 20 giorni dai Giudici, certamente eseguirà il lavoro. In seguito dopo anni e vari gradi di giudizio di merito, se il ricorrente dovesse avere riconosciute le proprie ragioni in via definitiva, sarà risarcito da un ristoro economico. In siffatta situazione avremmo certo lavori spediti, ma con quale garanzia di legittimità e soprattutto a quale prezzo! Non è facile coniugare due esigenze differenti tra loro (l’inizio spedito dei lavori e il filtro del controllo di legittimità), ma insito l’optimum sarebbe quello di avere almeno una pronuncia di merito entro 120 giorni. Coniugherebbe almeno un controllo di legittimità e tempi di attesa ragionevoli. E’ evidente che “a cose” fatte la giurisprudenza tende a dare un ristoro economico a chi ha subito un presunto torto. E del resto non potrebbe essere altrimenti, ma il problema qui è un altro. Se la sentenza sarà confermata anche dal CGA di Palermo sulle spalle di chi ricadranno le somme del 5% (mancato utile) e 3% (danno curriculare). Anche in questo caso non vorremmo che alla fine siano sempre i soliti azionisti (i cittadini) a ripianare le perdite della società. Anche la sostanza della sentenza:…… “Va annullata l’aggiudicazione a favore della controinteressata, mentre va confermata l’efficacia del contratto”… crediamo che risenta della situazione oggettiva che già alla data del 16 gennaio erano stati eseguiti 2/3 dei lavori. Ma anche in questo caso è stata fatta giustizia? Forse certamente SI per gli interessi legittimi e il diritto soggettivo del ricorrente. E del cittadino? Ciascuno come sempre si dia la risposta che vuole.
FRANCESCO GHERARDI