Turismo. La solita vecchia, nuova occasione.
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Un intervento strutturato, profondo, lungimirante e soprattutto incisivo sul nostro territorio è ormai improcrastinabile. Non sembri azzardato o fuori luogo quanto si afferma, ma è proprio il perdurare delle difficoltà socio-economiche a decretarne l’indiscutibile bisogno.
In un momento in cui il lavoro, generalmente, si perde è giunta l’ora di “inventarselo”.
Come? Cambiando “vocazione”!
Un processo che ha consentito e sta consentendo a varie città, come la vicina Catania, per esempio, di affrontare alla meno peggio questa difficile situazione internazionale che sta costringendo parecchi isolani ad abbandonare la propria terra per emigrare al Nord, se non all’estero.
Torniamo all’inizio: perché intervenire sul territorio?
Torniamo a Catania.
Da quando sono stati attuati (ultimi anni del XIX secolo) i piani Pto e Pua (legati alla riqualificazione del territorio, il primo e della tessitura urbanistico-architettonica il secondo) la crescita di strutture ricettive, ricreative e ristorative ha subito un’accelerazione che proprio nell’ultimo decennio non ha potuto neanche tenere il passo alla crescita esponenziale ai flussi turistico-commerciali in entrata. Certo, c’è tanto da fare per ottimizzare e migliorare servizi e strutture; ancora di più per creare un polo organico in cui il variegato mondo imprenditoriale coinvolto collabori produttivamente e abbia delle ricadute assai più positive. Ma le premesse ci sono: carta canta e i numeri parlano chiaro!
Andamenti arrivi e sbarchi nel porto di Catania (2000-2010)
Navi 2.073 (2000) – 3.269 (2010)
Passeggeri da traghetti 3.756 (2000) – 91.798 (2010)
Croceristi 80.009 (2000) – 233.158 (2010)
Sarà interessante vedere il dato del decennio successivo, quando e se sarà pubblicato, per fare un confronto e vedere come e se il perdurare della crisi avrà inciso sui risultati.
Ma considerando anche un calo del 20% (dato assai pessimistico), le presenze di passaggio dovrebbero comunque superare le 250.000 unità.
Consideriamo adesso il dato dell’aeroporto di Catania.
Passeggeri in arrivo 3.957.561 (2000) – 6.301.832 (2010)
Volendo considerare (per difetto) una percentuale del 30% per motivi turistici e un’ulteriore contrazione del 20% per effetto della crisi otteniamo un risultato che supera tranquillamente le 1.500.000 unità!
A questo non possiamo, per ovvi motivi, aggiungere il dato dei passeggeri in arrivo coi mezzi su ruote e rotaie, quindi calcoliamo prudenzialmente una media di 30.000 visitatori annui che, in un decennio, ammonterebbero a 300.000 unità.
Potenzialmente, quindi, il bacino ricreativo della Sicilia orientale (e aspettiamo di vedere i risultati dell’appena inaugurato aeroporto di Comiso) potrebbe contare su una media di oltre due milioni di unità in dieci anni che fanno oltre 200.000 unità annue.
La domanda è: possibile che di queste presenze il nostro comprensorio non riesca ad intercettarne nemmeno un misero 3-4%? Sarebbero 6-8.000 unità ogni anno (e stiamo sempre ragionando per difetto) che, per quanto misero possa apparire, costituirebbe l’intera popolazione di un paese di medie dimensioni. Del resto un paesino come Monterosso Almo (Rg) nel solo periodo natalizio, grazie al suo presepe vivente, riesce a calamitare oltre 10.000 visitatori, come dire ben più del triplo della propria popolazione!
Segno che quando un’idea è buona ed è ben curata, nonostante le infrastrutture sfavorevoli (il paese è ancora più addentrato e inerpicato di Scordia e Militello), riesce persino a creare ricchezza.
La risposta è …un’altra domanda: come fare?
Semplice (ironicamente parlando): creando il bisogno di recarsi a visitare questi luoghi!
Questo, esemplificando al massimo, potrebbe ottenersi facendo proprio leva sugli appetiti culturali, naturalistici e gastronomici dei potenziali visitatori.
Ecco, quindi, che ritorniamo al punto di partenza: la riqualificazione territoriale. La giusta valorizzazione del patrimonio che la natura e i nostri avi ci hanno lasciato.
Bisogna assolutamente che la classe politico-dirigenziale colga le opportunità offerte dalla legislazione europea, in ambito della progettazione volta a questi fini, magari collaborando strettamente con le comunità vicine fisicamente e culturalmente (si pensi a Militello, che offre un patrimonio storico, artistico e naturale di assoluto interesse). Non possiamo più permetterci di presentare un potenziale polo d’interesse come il Parco Cava devastato dai rifiuti e dagli scarichi fognari mal funzionanti. Così come bisogna assicurare il decoro e la fruibilità ai vari siti d’interesse culturale, archeologico e naturalistico che costellano il circondario e sono giornalmente offesi da immondi atti di ordinaria inciviltà. E’ altresì necessario che si formino figure professionali giovani, agili e preparate per accogliere al meglio questi flussi, promuovendo le nostre risorse e le dotazioni ricreative, turistiche, culturali che non sono assolutamente deficitarie nel comprensorio e stanno aspettando da tempo immemore la giusta opportunità di riscatto. Imprescindibile risulta, quindi, la promozione dei prodotti d’eccellenza della nostra agronomia, rilanciando con forza e convinzione l’arancia a polpa rossa e la preziosa arte gastronomica locale.
Deve, insomma, partire un intenso, faticoso e creativo lavoro di intesa, progettazione, promozione e formazione che coinvolga tanti potenziali protagonisti a vario titolo, pubblici e privati, coesi in uno sforzo importante per raggiungere un traguardo condiviso che possa finalmente impedire ai nostri giovani di cercare gloria altrove, svuotando di presenza e di futuro questa collettività!
La Politica, quella vera, qui non può e non deve fallire.
GINO CALLERI