Un anno fa tornava alla casa del Padre don Sebastiano Fagone La Zita
0Don Sebastiano nacque a Militello in Val di Catania il 4 settembre 1927.
All’età di 24 anni venne ordinato presbitero nella Matrice di Militello da S.E. mons. Pietro Capizzi.
Il 2 agosto 1959 divenne parroco della Parrocchia di San Giuseppe di Scordia.
In data 16 luglio 1994 ricevette anche la nomina di amministratore parrocchiale delle Parrocchie di Santa Maria della Stella e San Nicolò di Militello.
Per il quinquennio 1994-1999, a far data dal 1° febbraio 1995 fu membro del Collegio dei Consultori.
Nel giugno dello stesso anno divenne vicario foraneo per il Terzo Vicariato e delegato generale per i matrimoni nelle Parrocchie San Pietro, Immacolata e Madonna di Trapani di Palagonia.
Il 14 gennaio 2006, per raggiunti limiti di età e per malattia invalidante, lasciò la guida della Parrocchia.
Il presbitero da quel momento non si allontanò mai dalla canonica, eccetto per qualche ricovero in ospedale e per una breve permanenza in una casa di riposo per sacerdoti. Preferì, infatti, rimanere nella casa canonica della Parrocchia che, per lunghi anni, era stata la sua famiglia fino a quando il 12 gennaio 2013 spirò abbandonandosi tra le braccia del SS. Salvatore a cui aveva donato la sua vita. Era, infatti, originario della Parrocchia matrice San Nicolò, ove è custodito il prezioso, e antico, simulacro del S.S.Salvatore. Dinanzi a questa statua il piccolo Sebastiano aveva maturato la sua vocazione sacerdotale e fino ai suoi ultimi giorni terreni osservava con fede e devozione un quadro collocato vicino il suo letto della già citata statua, e lo indicava alzando con fatica la mano gracile come atto di affidamento. Affidamento, era questo l’atteggiamento con cui il presbitero ha accolto e accettato la sofferenza e la malattia che negli ultimi anni lo hanno costretto a rimanere paralizzato a casa. «Nei giorni nei quali sono andato a far visita a padre Sebastiano – dichiarò mons. Peri, in occasione della dipartita del presbitero – ho avuto modo di notare la sua serenità e il suo affidamento alla volontà di Dio».
Molti, con fatica, associavano al quel corpo minuto il grande Parroco Fagone, il quale era amato dagli scordiensi proprio per la sua dinamicità. Ma lui ha continuato a servire il Signore anche durante la prova.
Mons. Umberto Pedi nel giorno del sessantesimo anniversario di ordinazione presbiterale di don Sebastiano ha sottolineato l’importanza e la profondità della sofferenza, infatti, diceva: «Il vostro parroco continua ogni giorno a celebrare l’eucarestia, il suo altare è il letto da cui innalza un sacrificio gradito a Dio in comunione con la Chiesa». Per la città di Scordia, Padre Fagone è stato un uomo importante. Con il suo impegno e la sua determinazione ha contribuito a scrivere la storia degli ultimi decenni. Ancora in molti è nitido in mente il ricordo dell’arrivo del novello sacerdote a Scordia per recarsi nella Chiesa Madre San Rocco, di cui era stato nominato parroco coadiutore. Ben presto fu trasferito nella giovane Parrocchia San Giuseppe, in cui restò fino al momento in cui dovette dare le dimissioni.
La storia della Parrocchia di San Giuseppe coincide con quella del parroco Fagone perché insieme sono cresciuti. La Chiesa era stata eretta, infatti, a parrocchia da pochissimo tempo, grazie allo zelo, all’amore e all’impegno del Parroco Francesco Marroncello, così il novello sacerdote don Sebastiano mosse i suoi primi passi pastorali insieme alla comunità, anche se quest’ultima già, come rettoria, godeva di un ottima organizzazione ed era ricca di gruppi e realtà.
Ad un anno dalla morte, i cittadini di Scordia rimpiangono il Parroco Fagone, ricordando tutto ciò che ha operato a Scordia e per Scordia. Molti rimpiangono le sue prediche, e in particolare quelle del Venerdì Santo ai piedi del Cristo crocifisso. Altri ricordano la sua presenza attiva all’interno della società, diversi non dimenticano i suoi gesti di carità.
La comunità di San Giuseppe lo ricorda oggi alle 19 con una messa in suffragio presieduta dal Parroco attuale don Gaetano Tomagra, presbitero originario della parrocchia San Giuseppe e che conobbe e apprezzò il Sacerdote defunto.
Non posso, nella stesura di questo articolo in sua memoria, non ringraziarlo per l’esempio che mi ha donato negli anni in cui, ancora fanciullo, lo ammiravo per il suo instancabile impegno e per la sua profonda fede. Ricordo, con gioia e commozione, il momento in cui mia madre gli disse che, a causa di motivi familiari, non avrei potuto partecipare agli incontri in preparazione al sacramento dell’eucarestia. Per noi era scontata la sua risposta, alla luce della sua visione di catechesi e per il suo carattere preciso, ma con dolcezza ci disse che potevo ricevere ugualmente il Sacramento, poiché aveva notato in me, durante gli anni precedenti, una costanza nel partecipare agli incontri di catechesi, la preparazione dimostrata ai così detti esami che faceva a chiusura di ogni anno pastorale ecc. In quel momento vidi in lui un padre che si presentava con severità e ma che possedeva dentro di sé un grande cuore, che non era altro che un canale attraverso il quale passava l’amore del Padre.
SEBASTIANO CRISTAUDO