Una donna e il figlio di 17 anni i responsabili dell’aggressione contro un 31enne
0I Carabinieri della locale stazione hanno chiuso il cerchio delle indagini che riguardano il gravissimo episodio verificatosi la sera del 28 febbraio nell’area antistante il chiosco di piazza Agnone e che ha visto, vittima di inaudita violenza, un uomo di 31 anni che quella sera, mentre era in compagnia di alcuni amici a sorseggiare una bevanda, all’improvviso è stato aggredito alle spalle. Una donna di 40 anni ed il figlio di 17 sono stati indicati come i responsabili della vile aggressione e per questo sono stati denunciati per lesioni personali aggravate. Fondamentali per le indagini si sono rivelate le immagini registrate da un sistema di videosorveglianza della zona la cui visione ha consentito ai Carabinieri di individuare i due aggressori grazie anche alla diretta conoscenza. Dalle indagini è anche emerso che l’uomo è stato vittima di uno scambio di persona. Qualche ora prima, infatti, del grave episodio, il 17enne denunciato avrebbe avuto una lite con alcune persone nella stessa piazza e sarebbe tornato sul posto “armato” di un martello ed in compagnia della madre. La vittima avrebbe avuto la sfortuna di indossare un abbigliamento simile all’obiettivo mancato. Inequivocabili le immagini che hanno documentato la violenta aggressione con pugni e calci al volto scagliati anche dalla madre mentre la vittima era stramazzata al suolo inerme. Pesante il referto stilato dai medici che lo hanno preso in cura. I traumi hanno interessato in massima parte la faccia con frattura a più frammenti della parete anteriore e posteriore di entrambi i seni mascellari, frattura del setto nasale, frattura bilaterale del pavimento dell’orbita, frattura composta delle ossa proprie del naso, ematoma dei tessuti molli preorbitali e della regione zigomatica e mascellare bilateralmente. Una condizione drammatica che ha tenuto impegnata per circa 8 ore ore l’equipe operatoria dell’unità Maxillo-Facciale dell’ospedale San Marco di Catania che è intervenuta per ricomporre le fratture applicando anche una sessantina di placche in titanio. L’uomo è rimasto ricoverato per 10 giorni e si trova a casa per la convalescenza che si presenta difficile anche a causa delle implicazioni psicologiche.
Solidarietà all’uomo e ai familiari è stata espressa dall’Asaes, l’associazione antiracket “Nicola D’Antrassi” la cui presidente Daniela Di Stefano ha preannunciato di volersi costituire parte civile in caso dell’avvio di un processo: “Faremo di tutto per non lasciare solo chi è stato vittime di una violenza senza motivo e che macchia l’immagine della nostra città”.
LORENZO GUGLIARA (La Sicilia)