Una favola dei nostri giorni. C’era una volta Scordia.
0C’era una volta un paese lontano, distante anni luce dalla civiltà in cui, in un tempo incerto e remoto, il sole splendeva sfavillante nel cielo.
Scordia, questo il suo nome, era un regno governato dalla regina Noncuranza, sciatta donna che accoglieva, sovente, il suo amico prediletto Lord Degrado.
Scordia, antico borgo ricco di storia tra cave trogloditiche, splendide chiese, le statue quella dedicata al patrono San Rocco e quella della Colonna, che rappresenta la Madonna col Bambino, il convento dei frati riformati, la fontana della cava tristemente vandalizzata e i diversi palazzi borghesi, nonché vicoli che profumano di storia e narrano storie di un popolo solerte e dignitoso.
Come eremita che ha perso la bussola, Scordia aveva perso il controllo della propria identità culturale, della dignità di ogni singolo cittadino che le ha dato una parte della propria vita. Come chi annaspa nell’acqua, così la coscienza dei cittadini si agitava dimenandosi tra la voglia di emergere e la trascuratezza di chi, in preda allo sconforto e alla diffidenza, tende a sotterrarsi.
Il re Operoso si era ammalato a forza di osservare la moglie Noncuranza, e l’amico Lord Degrado, commettere scempi su scempi e non aveva più le forze per ribellarsi al loro volere.
Noncuranza si alzava con fatica la mattina e solo quando arrivava Lord Degrado riusciva a mettersi in piedi, affacciarsi al balcone e guardare, quasi soddisfatta, le sue malefatte.
La regina Noncuranza era una donna, cupa e depressa e, sebbene ricordasse i bei tempi di quelle poche stagioni in cui il sole copriva gioioso la sua Scordia, era ormai talmente sopraffatta da Lord Degrado che non le importava più nulla e nemmeno riusciva a capire quanto male stesse facendo a se stessa e ai suoi sudditi.
Lord Degrado distruggeva ogni cosa, sporcava le strade gettando per terra ogni tipo di sudiceria, scoperchiava le fognature, spazzava via ogni filo d’erba, calpestava ogni fiore, nato faticosamente, demoliva le strade creando enormi crateri nei quali si divertiva a far cadere i poveri passanti. Lord Degrado avvelenava cani randagi e spargeva i loro escrementi per le strade, demoliva alberi e uccideva gli uccellini, imbrattava muri, rompendo ogni cosa che gli capitasse davanti e che il re aveva curato con attenzione.
Noncuranza, in fondo al cuore era tormentata dalle bellezze altrui e guardava con invidia i regni delle altre regine senza, però, muovere un dito. Si era abbandonata a se stessa affidando tutto il suo regno nelle mani di Lord Degrado, l’unico a cui ormai si affidava.
Noncuranza si era sposata con il re Operoso ma non erano mai andati molto d’accordo, avevano sempre avuto vedute diametralmente opposte e litigavano in continuazione. Il re aveva sempre voglia di migliorare e mettere su opere splendide per la sua Scordia, ma la tendenza, ad incupirsi, della regina e la sua insana abitudine di affidare agli altri i compiti che le spettavano, lo aveva stancato fino a farlo ammalare, allorquando Lord Degrado diventò l’amico prediletto della moglie.
Il re Operoso, che mai perdeva la fiducia, un giorno pensò di recarsi dalla tanto temuta strega Indecenza che, dopo averlo ascoltato, decise di fare qualcosa. Serviva una magia con tanto di pozione magica da far bollire in una grossa “quadara”, un grade tegame molto utilizzato in quelle zone.
Mi servono degli elementi del tuo regno – disse la strega al re
E cosa devo portarti? rispose il re con apprensione, posso portarti il cuore di Scordia, fiori, un raggio di sole e tanta volontà
No! Questo non è il tuo regno! Almeno non più – rispose la strega che, dopo aver raccomandato al re cosa portare, sparì spargendo una nube di fumo puzzolente che rimase nell’aria per diversi giorni.
Dopo due settimane, il re Operoso portò alla strega gli elementi che aveva richiesto e così iniziò il rito.
Indecenza gettò la legna per terra, appiccò il fuoco e vi posò sopra la “quadara” piena di acqua putrida che pullulava di squallidi batteri. Quando l’acqua iniziò a bollire, la strega iniziò il suo rito buttandovi dentro gli elementi ed enunciando una macabra formula magica:
Rami secchi mascherati da alberi di natale, uncini di ferro penzolanti dai balconi, sacchi di immondizia buttati sui marciapiedi, cadaveri di topo schiacciati dai passanti, strade bucate, cestini presi a calci, cani randagi maltrattati e avvelenati, escrementi di cane, spazzatura sparsa a mo’ di tappeto davanti a tutti gli ingressi del regno, aiuole senza siepi, alberi tagliati senza ritegno, verde pubblico devastato, ora unitevi per formare una gr…
Fermati Indecenza! – Urlò il re, che, all’udire quelle oscenità in cui versava il suo regno si rattristò. Tuttavia egli ebbe la forza di reagire ed evitare di dover essere per sempre in debito con la strega Indecenza.
– Scordia non può piegarsi al male dell’indecenza – disse fiducioso – tu sei della stessa pasta di Lord Degrado, e di mia moglie, ed io non posso dare in pasto a voi il buon seme che io voglio far nascere e vedo nel cuore del mio regno. Lotterò e mi batterò come ho sempre fatto, annaffierò questo seme da cui nascerà una pianta con le radici profonde di chi ha già sofferto.
E mentre il re Operoso voltò e spalle, i tre amici Noncuranza, Lord Degrado e la strega Indecenza, iniziarono a deriderlo inconsapevoli della loro bassezza d’animo.
TANIA CATALANO
* Grazie per la foto ad Antonino Trimarchi