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Vicenda consigliere a giudizio. Che rappresentazione dà di se stessa la politica?

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  • di Scordia.info
  • in Cronaca
  • — 21 Lug, 2014

La vicenda del consigliere a giudizio per la nomina a scrutatrice della moglie può essere oggetto di legittima contesa politica tra gli attori in campo. Allo stesso tempo può essere presa a pretesto per analizzare la patologia sistemica partendo dal fatto concreto per considerarne gli effetti generali. Questo secondo profilo è quello che cercherò di trattare in questo pensiero. Il corto circuito in base al quale più consenso = più potere = più consenso in una spirale all’infinito ha portato, specie nelle regioni meridionali, alla pratica diffusa del clientelismo politico, laddove una corrente politica non è tale in virtù di un posizionamento politico su determinate questioni, quanto piuttosto sulla clientela politica. Le nomine dalle più banali (gli scrutatori), alle più importanti (manager di Enti pubblici e partecipate) sono state spesso il frutto di correntizia politica di appartenenza. Per rimanere al fatto concreto, lo stesso consigliere lo palesa quando afferma che in precedenza si sono nominate le solite persone della stessa area politica. Come dire se la politica doveva nominare all’interno degli aventi i requisiti, ha sempre scelto tra soggetti d’area che potremmo definire “potenziali elettori” di chi gestiva le nomine. Tuttavia è evidente che nel presente caso si sia andato ben oltre, passando dalle “nomine di area” alle “nomine parentali” nel solco del tanto paggio tanto meglio. Non può sfuggire che un potenziale elettore è tutto da dimostrare, mentre sulle “nomine parentali” (quantomeno quelle dirette), la normativa mi pare talmente chiara che lascia poco spazio all’interpretazione: …..< Gli amministratori devono astenersi dal prendere parte alla discussione ed alla votazione di delibere riguardanti interessi propri o di loro parenti o affini sino al quarto grado >. Premesso che gli aspetti penali della vicenda in questa sede non ci interessano, soffermiamoci sui profili dell’opportunità politica. Indipendentemente dal fatto che si possano o meno nominare parenti, che il fatto sia o no lecito; è opportuno che un politico nomini (direttamente) o si adoperi (indirettamente) per fare nominare un proprio congiunto? A prescindere dalla sensibilità dei singoli soggetti, la risposta dovrebbe essere assolutamente No, ma la formula dubitativa mai come in questo caso ci appare d’obbligo.

Quando la politica perde di credibilità. Le conseguenze di questi e altri comportamenti hanno come effetto il distacco delle persone dalla politica, causa la mancanza di affidabilità della politica stessa. Dopo qualsiasi elezione la prima cosa che si osserva, prima ancora dei risultati è l’affluenza alle urne. Credo che sia un dato parecchio interessante perché misura l’indice di gradimento alla politica. Inutile dire che negli ultimi anni tra un’elezione e l’altra, nonostante la superinflazione di offerta politica, un buon contingente di elettori sempre più ampio non trova nessuno che possa rappresentarlo degnamente. Le giustificazioni possono essere tutte sintetizzate nel solco dell’espressione dialettale:……“A vutari nun ci vaiu, tantu su tutti i stissi pensunu sulu pi iddi e pa sa famignia”. Espressione dialettale volutamente non tradotta perché perderebbe parte delsenso di rabbia con cui è pronunciata. Credo che buona parte di chi fa politica, specie a livello locale lo faccia per passione, perchè vuole contribuire alle scelte della propria comunità per non subirle. Ma onestamente quando si leggono fatti di cronaca come questo o come tanti altri dello stesso tenore, diventa difficile perorare questa buona tesi. Diventa soprattutto difficile convincere del contrario chi preferisce non votare, convinto che chiunque eletto penserà agli interessi propri. Solo per rimanere alle elezioni comunali le persone che si recano al seggio sono sempre in flessione, nonostante sia la tornata più sentita spinta dai candidati locali. A Scordia nel 2013 anche togliendo gli iscritti all’AIRE, 5.500 elettori su 14.000 sono rimasti a casa (affluenza 65%). Nelle altre tipologie di elezioni a votare si reca solo un elettore su due. Non è antipolitica, ma onestamente chi fa politica dall’alto al basso si adopera sempre per fare crescere il partito dell’astensione dando delle buone argomentazioni. Lo stesso fenomeno delle “nomine parentali indirette” è solo una branca dell’ampio panorama della cattiva politica narrata dalle cronache nazionali.

Sbagliare è umano perseverare è diabolico. Credo che si possa anche condividere il detto: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”, ma qui il problema è il dopo. Se non si ammette il peccato e si considera normale piazzare propri congiunti anzi “ci si meraviglia della meraviglia” siamo all’anno zero. A mio modesto giudizio è più grave il non ammettere l’errore e la leggerezza. E’ la giustificazione data dal consigliere, è l’autoassoluzione che considero peggio del fatto stesso. Sbagliare è umano, perseverare è diabolico. Sicuramente sarà successo in passato come ho letto, ma probabilmente mai con una nomina diretta ed è probabile che altri siano stati più furbi non esponendosi direttamente. In ogni caso un comportamento sconveniente anche se reiterato in precedenza da altri, non ne attenua il tenore. La giustificazione dei diretti interessati (consigliere e assessore) nell’onda del ……“Non vedo cosa ci sia di male nel nominare una persona che ha tutti i requisiti”…..è un ragionamento che regge solo se i coniugi di entrambi erano le uniche disoccupate disponibili dell’albo scrutatore, oltre che alla prima nomina. Tra tante in condizioni di disagio perché proprio loro! Naturalmente parliamo della nomina di un semplice scrutatore, in fondo poca cosa ma la percezione è quella in base alla quale se per queste nomine marginali (120 euro), la politica arriva a tanto, cosa può essere in grado di fare per cose ben più importanti?

Il cattivo esempio viene dall’alto. Se il tenore della politica ai più alti livelli (Parlamento nazionale) fino ad arrivare ai livelli comunali è questo non c’è da restare meravigliati se poi le persone pensano che il fare politica in prima persona serva per sistemare cose personali. I maestri della politica vengono dall’alto ed è indubbio che negli ultimi 20 anni chi è stato al governo ha fatto della politica uno strumento per varare leggi e provvedimenti “Cicero pro domo sua”, come non citare le tante leggi ad personam dell’ex Presidentedel Consiglio. E su questo solco la politica a cascata, sembra essersi indirizzata a tutti i livelli di governo, evidentemente con tenore di gravità differente proporzionata al potere gestito. A livello regionale solo per fermarci nella nostra Regione il caso del deputato nazionale del PD Francantonio Genovese. Il deputato Genovese (messinese di residenza) è balzato alla cronaca qualche mese addietro, indagato per truffa ai danni della Regione Sicilia sulla vicenda dei corsi formazione. Tralasciando anche in questo caso i profili penali atteniamoci all’aspetto familiare della vicenda (la contestazione meno grave). Circa 3 anni addietro il Genovese già deputato all’ARS e segretario regionale del PD, era divenuto famoso perchè nelle tante società a lui riconducibili accreditate per la formazione da parte della Regione Siciliana, aveva piazzato la cognata e la moglie ai vertici degli Enti che gestivano i lucrosi corsi di formazione. Colpiva dell’uomo politico la “normalità nel commentare il fatto, intervistato dalla trasmissione Report alle obiezioni della giornalista che gli chiedeva se fosse normale che al vertice di quelle società e dei vari Enti di formazione tutte accreditate con la Regione, ci fosse la cognata, rispondeva con la molta tranquillità:…. “scusi dov’è il problema mia cognata ha i requisiti”. Ecco appunto il problema sono sempre i soliti requisiti. Chissà in Sicilia quanti uomini e donne avevano i famosi requisiti!

Il vero spread con i tedeschi. I politici tedeschi si dimettono per fatti che non sono nemmeno di rilevanza penale. Errori, leggerezze peccatucci veniali. In Italia nemmeno dopo che arriva la magistratura per cose ben più gravi, si rimane arroccati alla poltrona trincerandosi nell’attesa della sentenza definitiva. Per rimanere a tema il buon Genovese agli arresti domiciliari, continua a percepire l’indennità di parlamentare pur non recandosi a lavorare in Parlamento stante la sua condizione restrittiva della libertà personale. Genovese Re delle preferenze e grande sostenitore di Renzi alle primarie 2013, non sappiamo se sarà rottamato. Certamente da rottamare sono i suoi metodi di fare politica nel piazzare parenti e cognate e cosa ben più grave trovare il tutto normale. Sempre per rimanere nel PD ma con sensibilità opposta, Josefa Idem ministro dello sport del Governo Letta era scivolata su una vicenda concernente l’ICI. Una dichiarazione prima casa di un immobile che era stato in seguito trasformato e adibito a palestra. Sostanzialmente un’esenzione ICI non spettante. Il fatto non aveva nemmeno rilevanza penale, probabilmente elusione fiscale. La Idem che evidentemente aveva sbagliato e aveva commesso una leggerezza a mantenere la residenza in quell’immobile, si è dimessa da Ministro. Il PD sottolineava la differenza di stile della Idem rispetto a soggetti politici di altri schieramenti. In realtà la Idem prima ancora di essere del PD è una tedesca e il discrimine ci appare questo. I tedeschi che non sono certo Santi, commettono anche loro delle leggerezze e peccatucci veniali. Pur tuttavia quando vengono smascherati, per cose molto meno gravi degli Italiani, praticano lo sport delle dimissioni. Gli Italiani quando invece scivolano sulla buccia di banane, oltre che sconoscere l’arte delle dimissioni, riescono sempre a giustificarsi e autoassolversi. Il “meravigliarsi della meraviglia”, accampare scuse che rasentano l’arte dell’arrampicamento sugli specchi. Non è dunque la leggerezza commessa (che ci può stare), a fare la differenza con i tedeschi, quanto l’atteggiamento successivo al fatto compiuto. Le dimissioni, l’ammettere candidamente di avere sbagliato, dare atto che quanto fatto non è eticamente corretto per chi fa politica e dovrebbe dare l’esempio. Con la Germania abbiamo uno spread difficilmente recuperabile, differenziale che non è quello famoso tra il bund tedesco e il nostro BTP decennale, quanto uno spread di etica e opportunità.
FRANCESCO GHERARDI

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