Archeoclub di Militello chiede di riprendere gli scavi a S.Maria La Vetere
0«Devono essere effettuati ulteriori scavi archeologici nelle aree della torre normanna e della cripta dello Spirito santo. Altre strutture, terreni e opere meritano un supplemento di indagini e una migliore conoscenza dell’antico complesso di Santa Maria la Vetere».
Lo hanno detto i responsabili della sezione di Militello dell’Archeoclub d’Italia, il movimento di opinione pubblica che opera al servizio dei beni ambientali e culturali della città. Secondo il presidente dell’organismo, prof. Orazio Di Natale, che ha trasmesso una missiva alla Soprintendenza di Catania, il sito architettonico di culto mariano e il vecchio insediamento meritano una “lettura” più attenta, ricorrendo a una nuova campagna di scavi in zone paesaggistiche e archeologiche non ancora esplorate.
«Le ultime ricerche hanno riportato alla luce del sole – ha dichiarato il massimo esponente di Archeoclub d’Italia – testimonianze del XII secolo. L’azione, dopo il sostegno finanziario del Por 2000-2006, che ha accertato il valore artistico e storico di Santa Maria la Vetere, potrebbe essere proseguita da nostri consulenti, maestranze e tecnici».
Il prof. Di Natale non ha escluso l’attuazione di un progetto di volontariato che, nell’ambito di una convenzione, con la supervisione e l’avallo della Soprintendenza, avrebbe specifiche finalità di salvaguardia e recupero. Interventi di scavo in alcune grotte, con il conseguente inventario dei materiali e delle opere rinvenute, sarebbero effettuati da lavoratori qualificati e di comprovata esperienza.
L’eventuale intesa avrebbe anche il sostegno dell’amministrazione comunale, che ha recentemente stipulato, dopo un complesso iter burocratico e tecnico, una convenzione con i competenti organi regionali, che si propone di favorire la valorizzazione del complesso archeologico e la sua fruizione turistica.
Il sito di Santa Maria la Vetere conserva le tracce del sisma del 1693 e i resti dell’omonima chiesa, che la Regione siciliana ha ufficialmente riconosciuto quale monumento avente dignità e pregio di rilievo nazionale.
Dovrebbe risalire a un impianto del Quattrocento, infatti, la piccola cappella quadrangolare (adibita a sagrestia) che sorge dietro l’altare maggiore, che schiude poi le porte a primitivi luoghi di sepoltura. L’intero portale, con il suo portico e due leoni stilofori, resta il capolavoro e il simbolo del tempio di culto, che ha ospitato anche i resti mortali delle nobili famiglie dell’epoca.
Al centro della composizione emerge, nella lunetta, la Madonna con il Bambino, adorata da due angeli e sormontata da una stella. Negli stipiti dell’opera, che ricercatori e studiosi attribuiscono all’ingegno di Antonello Gagini, emergono schiere di profeti e sibille, in un delicato e sapiente intreccio artistico che pone nella cuspide l’incoronazione della Vergine.
LUCIO GAMBERA