Buon Natale, tutto l’anno
0In questi giorni, come ogni anno, sentiamo spesso frasi di circostanza che esortano ad essere più buoni, a mettere da parte l’odio e il rancore, a fare pace, a perdonare.
Eh si, perché il periodo natalizio è intriso di un’atmosfera magica che per qualche attimo tra omelie, novene, luci, presepi, alberi, decorazioni e canti tematici, ti fa dimenticare la cattiveria subita. Ed è proprio questo il punto. Ogni persona pensa per sé, ricorda la cattiveria subita e, se riesce a perdonare, si sente fiero e buono. Ma il male non si subisce e basta. Il male, quello che crea ferite indelebili nell’anima, lo si fa e ne facciamo anche tanto. C’è chi fa male con le percosse e chi ferisce con le parole. C’è chi fa male alle persone vicine e chi, invece, a quelle lontane che nemmeno conosce.
Rifiutiamo e insultiamo chi scappa per disperazione, “perché qui siamo troppi” e se, senza dubbio, la situazione non è gestita nel migliore dei modi, è anche vero che la colpa non è certamente di chi è costretto a fuggire da casa sua. La colpa è di chi, dall’alto di una sedia di velluto, magari tra champagne, caviale e tende di lusso, decide per la vita di un popolo che non ha più nulla, o peggio, del mondo intero.
Chi percuote giorno per giorno, chi uccide la moglie, la fidanzata, il vicino di casa, il figlio.
Preti pedofili, stupratori di donne, c’è chi sevizia e uccide gli animali per sfogare le proprie frustrazioni, chi giudica le scelte altrui, chi offende gratuitamente e chi litiga con i familiari.
Chi, in nome del suo Dio, taglia la gola ad un innocente o prende un camion, o si riempie di esplosivo e si butta tra folla uccidendo decine di persone senza colpa, seminando il terrore tra umani sempre più cosmopoliti.
C’è chi guadagna talmente tanto da poter sfamare la popolazione mondiale e, invece, sperpera il proprio denaro mentre bambini nel mondo muoiono di fame, di sete o a causa di un’infezione per mancanza dei vaccini che, dopo anni di studi e vittorie nel campo della ricerca adesso stiamo demonizzando, o di quegli stessi antibiotici di cui il mondo occidentale ha fatto uso e abuso portando all’antibiotico resistenza.
Quante contraddizioni e ingiustizie nella vita di tutti i giorni, si piange e si ride mentre i sentimenti e le emozioni pervadono, nella stessa maniera, il cuore di persone diverse in tutto il mondo. Chi cerca la felicità in un tozzo di pane, chi in un marcatore tumorale negativizzatosi dopo mesi di terapia, chi in un risveglio dal coma, chi gioisce per aver fatto pace con il figlio, chi perché è riuscito a dimagrire, chi perché va in vacanza alle Maldive, chi perché ha trovato un lavoro part time, chi perché torna a casa dopo una lunga assenza, chi perché scende vivo da un gommone, chi perché ha salvato la vita di un bambino innocente.
Ma che cos’è questa tanto agognata felicità? Nessuno in realtà cerca qualcosa di utopistico, la felicità la si desidera per le quotidianità. Credo sia solo la ricerca spasmodica della “serenità”, perché tutti vorrebbero vivere serenamente.
In un clima di guerre e di paura, di fame e di disperazione, sicuramente non diversi da quello che è sempre stato, suona stonata la melodia di chi chiede la pace solo perché è Natale.
E il resto dell’anno che si fa? Certo è che, nel nostro piccolo, possiamo fare davvero poco se non affrontare le sfide quotidiane con la forza che ogni situazione ci costringe ad avere, a gioire per le nostre piccole vittorie, a seguire le nostre pulsioni, a sperare che domani vada meglio, a guardare il nostro operato prima di giudicare quello altrui, ad accettare le diversità in ogni loro aspetto, a salvare un cucciolo, a donare un pezzetto del nostro cuore a qualcuno, perché non c’è nulla che ripaghi di più che veder sorridere gli altri dopo aver fatto qualcosa per loro.
Fa piacere sentirsi dire “ti auguro un anno di successi e di sogni realizzati” e farebbe ancor più piacere che questo augurio si avverasse, ma bisogna essere realisti e questo lo sappiamo tutti, nostro malgrado. Augurare qualcosa di concreto sembra essere, dunque, più pertinente e realizzabile.
E’ con queste riflessioni personali, condivisibili o meno, che vi auguro di raggiungere gli obiettivi che vi siete posti, di sorridere un po’ di più, di avere la forza di andare avanti nonostante tutto, di essere più tolleranti e di affrontare con determinazione anche le sfide più dure. Chiudo augurandovi Buon Natale, ma che sia buono tutto l’anno.
Tania Catalano