Cambiano gli scenari politici all’indomani del voto della mozione di sfiducia
0“Attendo la fine delle festività – ha dichiarato il sindaco – quindi ci confronteremo con la maggioranza per stabilire il da farsi”.
Il primo duro scoglio è stato superato ma l’approdo del 2017 rimane ancora lontano per il sindaco Franco Tambone che, così come era già accaduto ai suoi predecessori, Salvatore Milluzzo, Salvina Gambera e Salvatore Agnello, espressione di coalizione di centro sinistra, ha dovuto affrontare la mozione di sfiducia. I numeri gli hanno dato ragione ma il sindaco sa bene che non potrà più dormire sonni tranquilli.
Dopo un inizio di rodaggio i primi segnali di “disagio” per la tenuta della coalizione Pd-Megafono erano già arrivati con un documento del Megafono che aveva chiesto un’azione incisiva a partire dall’impiantistica sportiva dove permanevano alcune “irregolarità”. Argomento ripreso nel suo intervento nella seduta consiliare sulla mozione da parte del consigliere Giuseppe Calandra che in una nota afferma: “L’intervento fatto nello scorso Consiglio Comunale, anche, sull’impiantistica sportiva è mirato ad evidenziare alcune criticità nell’utilizzo di due impianti il “Campo Sportivo Aldo Binanti” e la “Tensostruttura di Via Aldo Moro” in aggiunta a quelle già fatte dal Megafono nell’Ottobre 2014 sugli impianti di “Ponticello”, “Peppino Impastato” e “Teatro Comunale”. Ma non per dividere, come detto da un autorevole Consigliere del Megafono, ma per il rispetto della legalità e della verità. Invito i consiglieri del Megafono a sottoscrivere le due diverse interpellanze presentate stamane al Comune dal sottoscritto sui due impianti sportivi citati. Inoltre mi appello a tutti i consiglieri comunali per formare una Commissione speciale di studio sulla gestione di tutti gli impianti sportivi comunali”.
Un chiaro input per il sindaco Tambone che ha dovuto fare i conti anche con il suo stesso partito che paradossalmente, invece di ritrovare l’unità all’indomani della sua elezione a sindaco, si è trovato smembrato con frequenti diserzioni sino a quella più clamorosa del “vecio” Carmelo Bellò, uno che di politica ne mastica tanta e che non ha mai accettato di buon grado alcune scelte amministrative sino a diventare opposizione in consiglio e votare anche la mozione di sfiducia, sfidando l’anatema del suo segretario, Paolo Calcò.
In chiusura della seduta sulla sfiducia il presidente del Consiglio Francesco Cacciola, del Megafono è stato estremamente realista: “Ritengo che le mozioni di sfiducia, aldilà dell’esito, non siano inutili perchè hanno anche lo scopo di animare il dibattito politico ed evidenziare eventuali falle nell’attività amministrativa. Nel caso della nostra città, ribadisco che l’Amministrazione comunale ha fatto tanto in molti settori, come ha ben spiegato il sindaco durante la replica nella seduta del consiglio comunale, purtuttavia, si rende necessario un cambio di rotta su alcune questioni di fondamentale importanza per la nostra comunità per i quali in questi anni non vi è stata alcuna progettualità, come il problema idrico ed il depuratore.
Dal punto di vista prettamente politico, dalla seduta di ieri è emerso che il Sindaco non ha più una maggioranza stabile in consiglio comunale; tale situazione mi preoccupa fortemente per il futuro della città, pertanto, auspico un veloce chiarimento per verificare le condizioni per poter proseguire evitando danni al comune. In caso contrario l’unica via che rimane è quella di prendere atto della situazione, comunicarlo alla città e tornare alle urne.
A margine di questa dichiarazione voglio ribadire la mia fiducia nella serietà del consiglio comunale che in questi anni ha approvato numerosi atti fondamentali per la comunità “.
Hanno il sapore della sfiducia le astensioni di Josè D’Amico, Jessica Mari e Salvatore Barresi che alle parole messe nero su bianco in un documento in cui si definiva il sindaco un uomo solo al comando, hanno fatto seguire un’astensione che contribuisce a rendere debole una maggioranza che sarà difficile a questo punto tenere ben salda. Non è un mistero che i tre consiglieri abbiano chiesto al sindaco un chiaro segnale di cambiamento e un rimpasto di giunta finalizzato a mettere fuori da giochi gli assessori di riferimento in particolare il vice sindaco e assessore ai Lavori Pubblici, Pippo Lo Castro e quello all’Ecologia ed Ambiente, Aurelio Corbino. “Votare contro la sfiducia – afferma il capo gruppo del Pd – significava confermare la fiducia a questa amministrazione. Astenendoci dal voto abbiamo evidenziato come sia necessario cambiare passo nella qualità e nel metodo, legittimando le idee dei cittadini e interpretando attraverso la rappresentatività politica i bisogni della città”.
Centro destra e sinistra, per una volta insieme hanno tenuto dritta la barra, consapevoli che il miracolo non si sarebbe potuto avverare ma con la prima mozione di sfiducia hanno creato una profonda falla nella nave della maggioranza che rischia così di affondare inesorabilmente anche perché, lo hanno ribadito all’unisono, non si fermeranno qui e ne presenteranno un’altra a breve.
Per Nicolò Ferro “Quanto successo in consiglio rappresenta, come qualcuno dice, una vittoria per le opposizioni poiché raccolgono più voti rispetto alla maggioranza io invece ritengo – dichiara il consigliere Ferro, primo firmatario della mozione di sfiducia – si debba dare merito ai firmatari di questa mozione di non essersi resi complici silenti e aver avuto il coraggio di dire quanto è sotto gli occhi di tutti”
Secondo quanto dichiarato da Gabriele La Magna, “la minaccia del segretario del PD di mettere alla porta chi avrebbe votato la sfiducia, ha modificato gli equilibri del Consiglio più di quanto Calcó stesso volesse evitare. Spero sia lui ad indicare la strada da percorrere alla Giunta, adesso che governa senza una maggioranza politica, fatto di inaudita gravità. La città ha bisogno di governanti. I mestieranti della politica fanno altri interessi, e non affascinano nessuno.”
Per Biagio Caniglia “è stato palese come le dichiarazioni dei consiglieri di maggioranza siano state molte confusionarie, tutti a lamentare l’immobilismo amministrativo ma contrari alla sfiducia. Altra pagina negativa è stata registrata a mio avviso dai tre consiglieri del Pd, D’Amico, Mari e Barresi che da diversi mesi hanno contribuito alla bocciatura di diverse proposte dell’amministrazione, e poi si sono astenuti sul voto della mozione, una palese contraddizione che conferma quanto detto in giro, cioè che si amministra per attaccamento alle poltrone e non per l’interesse della cittadinanza. Credo – continua Caniglia – che in questo momento storico occorre dare il meglio, e la politica deve fare la sua parte, non ci possiamo permettere immobilismo amministrativo, per problemi interni ai Partiti o per incapacità. La mia speranza e che si ricompattino attorno ad un programma utile per la Città, o in caso contrario si ritorni a votare”.
Per Guido Rizzo “La mozione di sfiducia non ha sortito gli esiti sperati della fine dell’era Pd-Megafono, ma in compenso ha dimostrato i veri obiettivi di ognuno dei protagonisti presenti in aula. Le motivazioni più tangibili per ritornare al voto sono soprattutto di natura economica, vedi un milione di euro perso dal finanziamento del Cipe per il completamento del depuratore, la sentenza del Cga che condanna il Comune a risarcire la ditta ricorrente sull’appalto dell’ex mercato, un milione e mezzo di finanziamenti persi per l’edilizia scolastica, la questione dei pannelli fotovoltaici, la mancata apertura dei cantieri di servizio che avrebbero rappresentato un’imperdibile occasione di reddito per le fasce meno abbienti.
Il quadro che si prospetta è quello di uomini soli al comando, un sindaco e un presidente del consiglio che da soli provano a guidare un paese ormai allo sbando”.
Il consigliere Carmelo Bellò che ha deciso di sospendersi dal Partito e di votare per la sfiducia si affida ad un’attenta ricostruzione storica a proposito di corsi e ricorsi: “Non entro nel merito della scelta operata dal gruppo consiliare del PD astenutosi nel voto sulla sfiducia al sindaco Tambone. Rispetto le scelte degli altri.Tengo a ricordare che lo stesso atteggiamento astensionista venne tenuto dal consigliere comunale Costantino Rizzotto in occasione di una precedente mozione di sfiducia ad altro sindaco: quella operata nei confronti di Salvatore Agnello. Ebbene, in quel momento storico era segretario della locale sezione dei Democratici di Sinistra, Franco Tambone. Dopo il voto di astensione di Rizzotto, la segreteria retta da Tambone, a maggioranza, escluse dalla lista elettorale dei DS per le nuove elezioni amministrative di Scordia l’ex consigliere astensionista Rizzotto per indignità politica. Non mi auguro lo stesso, coerente atteggiamento del locale circolo del PD nei confronti del citato gruppo astensionista. Ricordo, altresì, che per pochi voti la signora Centamore Mariella, sostenuta, tra l’altro, dai DS non partecipò al ballottaggio per la sindacatura”.