“Come pregare in Parrocchia” – Incontro di catechesi del Vescovo a S. Maria
0Nella serata del 5 gennaio 2012, il Vescovo Mons. Calogero Peri è stato invitato nella parrocchia S. Maria Maggiore per tenere un incontro di catechesi in occasione del 70° anniversario di fondazione della parrocchia, avvenuta il 1° gennaio 1942.
Il Vescovo ha illustrato ai numerosi fedeli presenti cosa vuol dire pregare e come bisogna fare per pregare. E lo ha spiegato in un linguaggio chiaro e semplice, come suo solito. Infatti, ha intrattenuto per circa mezz’ora tutti i numerosi interessati presenti. Un’interessante catechesi incentrata sulla preghiera in Parrocchia, tratta dal libro da lui scritto: La preghiera cristiana.
Ha innanzitutto premesso: “Nessuno può dire ‹‹Io prego!››: il soggetto del verbo pregare non può essere mai singolare, ma è sempre plurare. Quando si prega bisogna sempre pregare per qualcuno, ed in comunione con qualcuno, ma sempre nella volontà del Signore. Spesso, nella vita, ci ritroviamo ad isolare, ad odiare tanti nostri parenti, amici, conoscenti; ma, almeno nella preghiera, dobbiamo fare memoria di loro, dobbiamo ricordarcene, affinché la volontà del Signore si compia anche in loro”. E’ sempre così, la preghiera è per tutti, non solo per un singolo. Gesù stesso, invocando che si compia la volontà del Padre, ha pregato per l’intera umanità, e ha innalzato le braccia su una croce, è morto, si è fatto crocifiggere per noi, per ciascun uomo. “E’ per questo – ha spiegato il Vescovo – che, quando a Messa preghiamo il Padre nostro, innalziamo le braccia, per simboleggiare le braccia innalzate di Cristo crocifisso che invoca la volontà del Padre.” Sempre riguardo a questa preghiera, che ci è stata insegnata da Gesù stesso nel Vangelo, Mons. Peri ha detto: “E’ sempre preferibile pregare il Padre nostro recitandolo, non cantandolo. Una persona, infatti, canta una cosa che già conosce, che già ha imparato; questa preghiera, invece, deve nascere, ogni volta che la preghiamo, in tutti noi, nei cuori di ciascuno. Spesso però non è così: diciamo ‹‹Padre nostro››, ma non consideriamo fratello quello che è seduto a canto a noi; diciamo ‹‹sia fatta la tua volontà››, ma preghiamo per i nostri bisogni”. Infine, il Vescovo ha concluso: “La preghiera, però, deve essere fatta sempre con l’aiuto dello Spirito Santo: senza quello, la nostra preghiera può essere perfetta strutturalmente, ma sicuramente non funzionerà” e per farsi capire meglio, ha detto metaforicamente: “E’ come un cellulare: è perfetto esteticamente, non gli manca niente, ma se la batteria è scarica, non funziona e non ne possiamo fare uso. E’ questo lo Spirito Santo nella preghiera, è la corrente elettrica che muove il tutto”.
Ed è proprio con questa preghiera che il Vescovo ha concluso questo incontro, prima di impartire su tutti i presenti la Benedizione.
FRANCESCO AMATO