Europee 2014. Storia di un successo elettorale pianificato. L’editoriale di F.Gherardi
0In questa campagna elettorale per le europee ha tenuto banco a livello nazionale la questione degli 80 euro in busta paga. Negli ultimi 2 mesi si è parlato del bonus e della bontà delle relative coperture, perfino gli uffici del Senato avevano avanzato dubbi alimentando ulteriormente la discussione. Quanto hanno inciso e hanno condizionato le elezioni. Lo stesso Presidente del Consiglio Renzi annunciando il provvedimento con le slide e il carrellino della spesa, aveva lasciato intendere senza riserve mentali che avrebbe voluto darli in busta prima delle elezioni, ma non era riuscito nel proposito. Pazienza aveva detto arriveranno due giorni dopo le elezioni. Già dalla prima decade di maggio le buste paga circolavano con evidenziatore su molti mezzi di comunicazione. Tolti gli 80 euro (e relative coperture), tolti gli insulti, di Europa si è parlato poco. Il voto si è trasformato in referendum pro o contro Renzi con alta valenza politica. Inevitabile allora dire che il voto sia stato in parte influenzato dal bonus. Altrettanto inevitabile che l’analisi del voto sia focalizzata sul tema degli 80 euro. In fondo anche i commenti all’articolo di cronaca sulle elezioni rispecchiano questa tendenza. Premesso che tutto ciò che va verso la diminuzione del carico fiscale a favore del lavoro è sempre positivo andando nella direzione corretta, ci permettiamo di fare qualche osservazione.
Quale priorità nella scelta della platea dei beneficiari. Essendo una maggiore detrazione per redditi da lavoro dipendente è un provvedimento che esclude una platea consistente di contribuenti e cittadini non più contribuenti. E’ pur vero che essendo la coperta molto corta da qualche parte si doveva iniziare escludendo altri, ma si è cominciato dalla parte giusta? Si è iniziati da chi soffre più degli altri?
a) Disoccupati e inoccupati. Chi ha perso il lavoro in questi 5 anni di crisi non avendo una busta paga non è raggiunto dagli 80 euro del bonus.
b) Incapienti. Com’è stato detto dal bonus rimangono fuori i disoccupati, ma restano fuori gli incapienti (chi ha un reddito inferiore agli 8.000 euro). Sono coloro che guadagnano talmente poco che non riescono a pagare un solo euro di tasse.
c) Pensionati. In questo periodo quando si parla di pensionati, probabilmente si pensa ai pensionati d’oro, ma come tutti sappiamo la stragrande maggioranza dei pensionati ha un assegno sotto i mille euro, in definitiva qualcosa molto lontano dall’oro. Considerato che da moltissimi anni non si recupera il drenaggio fiscale, il potere di acquisto di questi assegni si è ulteriormente depauperato negli anni. Dal bonus tutti i pensionati, anche quelli che sono sotto la soglia dei mille euro non ne hanno beneficiato.
d) Partite Iva. Quando si parla di partite Iva, si pensa al lavoratore autonomo. Il professionista, il notaio, il grande avvocato. Premesso che non tutti i liberi professionisti sono molto ricchi (molti sotto la soglia dei 24 mila euro), va ormai posto l’accento che esistono le cosiddette pseudo partite IVA. Soggetti formalmente autonomi, ma sostanzialmente dipendenti che lavorano fatturando la loro prestazione a progetto. Questi soggetti autonomi solo virtualmente, sono fuori dalla copertura del bonus.
Gli annunci e i titoli. Nelle slide e nel carrellino della spesa si annunciavano 1000 euro netti l’anno per 10 milioni di lavoratori per un totale di 10 miliardi di euro. In realtà sono 80 euro mensili spalmati su 8 mesi (dal mese di maggio al mese di dicembre) pari a 640 euro annui per 10 milioni di lavoratori per un totale di circa 6,5 miliardi di euro. Per il momento i titoli non corrispondono al contenuto reale. E’ vero che andando a regime dal prossimo anno (2015) saranno 960 euro (da gennaio a dicembre), ma al momento è solo una buona intenzione. Non lo dice chi scrive, riporto uno stralcio dell’art. 1 decreto legge 66/2014 e precisamente il comma 3°…….” 3. Le disposizioni di cui al comma 1 si applicano per il solo periodo d’imposta 2014”. L’auspicio è che il provvedimento divenga strutturale, magari ampliato ad altre platee, che oggi sono esclusi. Non va parimenti dimenticato che con la legge di stabilità il governo deciderà sulla cosiddetta armonizzazione delle detrazioni per coniuge a carico. Il termine “armonizzazione” lascia spazio a qualsiasi soluzione (modifica o riduzione parziale). Il dubbio nasce dalla circostanza che nella versione originaria del testo si citava la parola “abrogazione” della detrazione per coniuge a carico, poi corretta in “armonizzazione”. Negli ultimi anni abbiamo visto spesse volte il gioco delle tre carte: in ordine di tempo la cancellazione dell’IMU prima casa che ritorna come Tasi. Quando le attese sull’andamento dei conti pubblici non hanno trovato riscontro o quando le ottimistiche previsioni dei tagli di spesa non hanno avuto successo, sono scattate le clausole di salvaguardia. L’auspicio è che il tutto non si trasformi nella solita partita di giro, poiché in questo caso gli Italiani così come danno, tolgono. Il 40,8% è una grande apertura di credito non solo sul bonus, se la fiducia viene tradita quel numero può scendere al 30,8%. Il tasso di volatilità del voto cambia anche nell’arco di un solo anno come ci insegnano le elezioni dal 2010 in poi. Inutile dire che la magica “spending review” dovrà moltiplicare il pane e i pesci. Con le aspettative che si sono create la falce e la scure dovrà essere ben tagliente.
Il nesso di causalità tra gli 80 euro e il risultato elettorale. Dare come unica spiegazione il bonus nella vittoria di Renzi è riduttivo e limitato. Dire che il bonus non ha inciso per nulla o non è stato fatto di proposito è altrettanto banale. Esiste una terza nel sostenere che il bonus ha inciso in una buona parte di elettorato contribuendo al successo. Ed è quello che proverò a fare in questo punto. Non abbiamo un dato scientifico per affermare con certezza matematica che ci sia stato un nesso di causalità tra gli 80 euro e almeno un 7/8% di premialità elettorale a favore del PD. Tuttavia osservando i dati disaggregati per circoscrizione appare evidente come il PD al Nord e al centro abbia straripato. Nel nord est (fino a qualche tempo fa territorio del centrodestra) ha raggiunto percentuali del 46%. Mentre al sud e nelle isole il successo, pur sempre straordinario, si ferma al 35% circa. Il ceto medio beneficiario del bonus si concentra maggiormente al nord, mentre il tasso di disoccupazione è più concentrato al sud. I redditi medi dei lavoratori dipendenti sono più alti al nord rispetto al mezzogiorno, dove probabilmente si collocano anche molti più incapienti esclusi dal bonus. Altro spunto interessante è quello concernente l’affluenza alle urne. Se il dato viene disaggregato per aree geografiche a fronte di una media nazionale del 58% di votanti, nelle circoscrizioni insulare e meridionale è rispettivamente al 42% e 51%. Al centro/nord si è sempre votato di più rispetto al meridione e alle isole, non è una novità. Tuttavia questa volta la forbice si è ulteriormente allungata di oltre 15 punti medi. Può essere affermato che la proposta di Renzi sia riuscita ad attecchire meglio tra sfiduciati del nord rispetto al sud. Mi pare che la volontà di Renzi sia stata chiara, premiare il ceto medio piuttosto che il ceto medio/basso (disoccupati, incapienti, pensionati). Guardare al ceto medio lanciando un Opa sul centro politico. Anche in questo caso il dato elettorale appare dare questa risposta e lettura laddove il centro è totalmente sparito. Scelta civica è stata ridotta a prefisso telefonico incorporata dal PD, lo stesso NCD che canta vittoria ha superato il quorum per un soffio e grazie all’UDC e ai popolari per l’Italia che mi pare abbiano più deputati che voti. Questo target di elettori ha preferito votare direttamente l’originale piuttosto che il nuovo centro. Nuovo ma con le facce vecchie.
Il voto su Scordia. Detto che sull’affluenza alle urne con il 38% siamo riusciti a fare peggio della media meridionale, siciliana e provinciale, può essere registrato un dato che risalta maggiormente. La considerazione politica su queste elezioni a livello locale è già stata fatta nei commenti a margine dell’articolo di cronaca: la marea di Renzi non ha attraversato il Comune di Scordia. In quasi tutta Italia il PD ha doppiato il secondo partito: il M5S, quasi triplicato i voti di Forza Italia (versione 2014). A Scordia limitandoci ai dati ufficiali c’è un sostanziale pareggio tra i primi due partiti. Tuttavia com’è stato fatto notare, se togliessimo il dato di un singolo candidato che si è autodefinita ospite nella lista del PD, un mezzo raddoppio si sarebbe avuto ma nel senso contrario. Mi pare che sui 555 voti della candidata Giuffrida si siano “spinti” e “mossi” soggetti politici del centrodestra locale. Quantomeno il centrodestra degli ultimi 20 anni. Del resto lo stesso deputato regionale che ha fatto ospitare la candidata eletta nelle liste del PD, negli ultimi 20 anni ha sempre militato nel centrodestra siciliano. Non va parimenti dimenticato che il deputato Leanza era braccio destro dell’onorevole Lombardo e segretario del MpA, nonché vicepresidente della Regione Siciliana sotto la presidenza di Salvatore Cuffaro. A Scordia e in provincia di Catania più che il bonus ha funzionato l’articolo della costituzione. Se poi si asserisce la tesi o si vuole far credere che sono voti di opinione dati alla giornalista, ………….può anche darsi. Si può essere che sono voti di opinione alla giornalista ed io sono il mago Silvan.